2-3 ore a preparare lezioni, correggere compiti e burocrazia. Anief: il lavoro sommerso dei docenti merita considerazione a partire dagli stipendi

Il lavoro sommerso dei docenti italiani è elevato: ogni giorno, festivi compresi, un insegnante passa tra le due e le tre ore ad espletare compiti di carattere scolastico, dalla preparazione e correzione compiti, sempre più personalizzati, passando per l’espletamento della burocrazia, attività funzionali, come la partecipazione ad incontri, con colleghi e famiglie, l’aggiornamento professionale ed incombenze di vario genere. Il tempo aggiuntivo si aggiunge alle lezioni in classe, che vanno dalle 18 alle 25 settimanali, a seconda del grado scolastico.
Tutto ciò non è percepito a livello di opinione pubblica che continua ad avere una considerazione dell’insegnane italiano “distante dalla realtà professionale”: ad evidenziarlo è la rivista Orizzonte Scuola, che ha riportato un recente studio commissionato dalla giunta provinciale dell’Alto Adige per quantificare il carico lavorativo effettivo degli insegnanti. La quantità enorme di tempo extra didattica frontale è un dato rilevante che completa l’analisi comparativa dei dati OCSE, in base ai quali emerge che l’orario contrattuale degli insegnanti italiani risulti inferiore rispetto a quello di altri Paesi europei: nella scuola primaria, ad esempio, in Francia gli insegnanti rimangono in classe circa il 20% di tempo in più rispetto ai colleghi italiani. Al di fuori dell’aula, però, il confronto penalizza, anche molto, chi insegna in Italia.
Secondo Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, “la considerazione per l’operato degli insegnanti è ormai ai minimi storici ed è bene rimarcare che si tratta di un giudizio del tutto ingiustificato. L’impegno quotidiano di un insegnante va ben oltre l’orario in classe ed è cosa nota: con gli impegni extra didattica incrementati in modo esponenziale negli ultimi anni, tra l’altro, quella che molti reputano una professione da invidiare, perché concederebbe più tempo libero, si è rivelata tutt’altra cosa: un insegnante, di fatto, non ‘stacca’ mai la spina. E a fine mese si ritrova lo stipendio più basso della pubblica amministrazione e dell’area dei Paesi europei più avanzati. Per questi motivi – conclude Pacifico – riteniamo doveroso un maggiore impegno finanziario del Governo, che vada ben oltre il 6 per cento prodotto con le ultime Leggi di Bilancio e che adesso ci troviamo, come sindacati rappresentativi, a definire all’Aran”.
LO STUDIO
L’indagine in Alto Adige, condotta su 5.200 docenti della provincia, ha rilevato che complessivamente i docenti di ruolo lavorano, oltre il tempo passato in aula, 1.660 ore annue, mentre i supplenti totalizzano circa 1.580 ore. Il lavoro del docente equivale a circa 36 ore settimanali per 45 settimane l’anno. Oltre alle 18 ore settimanali di insegnamento frontale con gli alunni, il lavoro sommerso include numerose attività, tra cui stesura delle programmazioni didattiche di inizio e fine anno; elaborazione di PEI e PDF; attività di coordinamento, spesso retribuite in modo marginale; organizzazione e partecipazione a uscite didattiche e viaggi d’istruzione; compilazione dei registri scolastici; stesura di progetti educativi; formazione continua; correzione delle verifiche scritte; preparazione delle lezioni; allestimento degli ambienti di lavoro; colloqui con i genitori; partecipazione a riunioni scolastiche. E negli ultimi anni, con lo sviluppo della scuola autonoma, si sono aggiunte incombenze relative ai BES, alle prove INVALSI e alla necessità di adattarsi a nuovi strumenti informatici richiesti dalla gestione didattica e amministrativa.
Anche durante i periodi di vacanza, come Natale o Pasqua, il lavoro non si interrompe: i docenti impiegano ore nella correzione di compiti, nella preparazione di materiali didattici e nella gestione delle scadenze scolastiche. In alcune fasi dell’anno, il carico di lavoro extra può superare le 50 ore. Lo studio del territorio a statuto speciale ha anche calcolato che “considerando una tariffa oraria di 17,50 euro, il valore del lavoro sommerso si aggira intorno ai 14.000 euro annui per docente. Questa cifra rappresenta una stima generale, non differenziata per ordini di scuola o discipline insegnate”.
Il confronto con l’opinione pubblica è quindi decisamente ingiusto. Tra i commenti raccolti dagli stessi docenti, nella community della rivista specializzata, emergono alcune considerazioni che confermano come non via sia coscienza del carico di lavoro extra-classe degli insegnanti italiani. Alcuni esempi: “Ma tanto per l’opinione pubblica siamo solo una categoria di privilegiati con 3 mesi di ferie e 18 ore settimanali”; “Preparazione delle verifiche. Nessun insegnante degno di questo nome usa le verifiche già pronte del libro dell’insegnante!”; “Le 18 ore di cattedra sono le più belle… tutto il resto è un sommerso…”; “Mi basterebbe non dover svolgere così tanto lavoro a casa dopo essere uscita da scuola. Anche noi docenti abbiamo una vita e dei figli”; “Preparazione delle verifiche, adattate a ogni alunno. Ormai si preparano 5 tipi diversi di compito su una classe da 20”.