100 senza lode alla maturità, per la commissione manca “brillantezza culturale”. I genitori fanno ricorso, ecco cosa hanno detto i giudici
Va rigettato il ricorso contro la mancata assegnazione della lode all’esame di maturità se nella specie è stata ritenuta mancante la “brillantezza culturale”, elemento introdotto dalla Commissione oltre i criteri legali: non solo una conoscenza delle materie scolastiche, ma l’acquisizione di ulteriori elementi, l’interesse e la curiosità per la cultura, elementi che dimostrano una “brillantezza culturale” non comune a tutti gli studenti. Lo ha stabilito il TAR Lombardia (Sez. V, n. 1694/2024)
100/100 senza lode
Una ragazza ha conseguito il diploma di maturità scientifica col voto finale di 100/100, impugnato al TAR Lombardia, unitamente agli atti di approvazione degli esami, dolendosi della mancata attribuzione della lode.
Normativa
L’art.18, c. 6, d.lgs. n. 62/2017, prevede che “La commissione all’unanimità può motivatamente attribuire la lode a coloro che conseguono il punteggio massimo di cento punti senza fruire della predetta integrazione del punteggio, a condizione che:
a) abbiano conseguito il credito scolastico massimo con voto unanime del consiglio di classe;
b) abbiano conseguito il punteggio massimo previsto per ogni prova d’esame.”.
L’art. 26 della O.M. n. 45/2023 prescrive che “La Commissione all’unanimità può motivatamente attribuire la lode”.
Criterio introdotto dalla Commissione
La Commissione aveva introdotto un ulteriore criterio, stabilendo di riconoscere la lode a chi dimostra “in occasione delle prove di possedere riferimenti culturali extra-scolastici che denotino un atteggiamento di vivace e attenta curiosità, nonché il desiderio di approfondimento e un’ottima capacità critica”. Con tale criterio la Commissione ha richiesto, al fine del riconoscimento della lode, un quid pluris rispetto alla preparazione necessaria per ottenere il massimo dei voti: non solamente una conoscenza frutto di studio delle materie scolastiche, bensì l’acquisizione di ulteriori elementi, l’interesse e la curiosità per la cultura, elementi che dimostrano una “brillantezza culturale” non comune a tutti gli studenti.
Non unanimità espressa sul verbale
Nel caso di specie la Commissione col giudizio finale, riportando le motivazioni sul verbale, dà atto della differente posizione dei componenti e rappresenta le ragioni della mancata assegnazione della lode: non essendo rispettato il requisito dell’unanimità nell’attribuzione della lode, come previsto dall’art. 28 comma 5 dell’o.m., la lode non è stata attribuita.
Motivazione
La Commissione ha quindi dato atto che la candidata non aveva dimostrato quelle capacità ulteriori, previste per il conferimento della lode. Per giustificare la scelta di non assegnare la lode non era richiesta alcuna ulteriore motivazione, stante la lettera delle norme che impongono la motivazione solo per l’assegnazione della lode.
Nessun obbligo di motivazione e discrezionalità
Discende, per un verso, che la decisione di non assegnare la lode non deve essere motivata e, per altro verso, che la determinazione della commissione è caratterizzata da ampia discrezionalità e non è suscettibile di sindacato intrinseco da parte del giudice e può quindi essere censurata solo nei limiti della possibile emersione di una manifesta illogicità o di un travisamento dei fatti posti a base della determinazione contestata.
Brillantezza culturale
Il Tar ha osservato, inoltre, che la ricorrente parte dall’assunto che la presenza di numerose certificazioni ottenute in differenti campi e le attività extra scolastiche, prevalentemente in ambito sportivo, sarebbero la prova della sussistenza del criterio integrativo. La Commissione ha tenuto conto del curriculum della studentessa, ai fini dei crediti, ma il requisito aggiuntivo è riferito alle prove d’esame, dove invece la Commissione, pur riconoscendo un’ottima preparazione, non ha riscontrato quel quid pluris richiesto e rappresentato dalla “brillantezza culturale”. Pertanto
non è stata ravvisata illogicità, né irragionevolezza, né contraddittorietà della scelta di non assegnare la lode.