100 anni dalla nascita di Danilo Dolci: fondatore del “Borgo di Dio”, un centro per accogliere i bambini poveri

Danilo Dolci nacque il 28 giugno 1924 a Sesana, allora in provincia di Trieste, oggi parte della Slovenia. Poeta, architetto, sociologo, attivista ed educatore, dedicò la sua vita alla giustizia sociale e ai diritti umani. Conosciuto come il Gandhi di Sicilia, scelse di vivere sull’Isola per combattere la povertà con metodi di protesta nonviolenti. Si stabilì nei dintorni di Trappeto e Partinico, in provincia di Palermo, dove fondò il “Borgo di Dio”, un centro per accogliere i bambini poveri.
Le battaglie sociali
Dolci utilizzò metodi come digiuni collettivi e scioperi alla rovescia, in cui i disoccupati lavoravano per protesta. Queste iniziative furono fondamentali per la rinascita del Meridione. Le sue denunce contro la mafia e il potere politico gli valsero arresti e imprigionamenti. Nonostante ciò, vinse il premio Lenin per la pace nel 1957 e fu candidato sette volte al Nobel. Tra i suoi sostenitori figuravano Norberto Bobbio, Alberto Moravia, Erich Fromm, e Jean-Paul Sartre. Tuttavia, la sua storia è ancora poco conosciuta, come sottolinea il figlio Amico Dolci.
La famiglia di Dolci
Amico Dolci, nato a Partinico nel 1957, continua l’opera del padre attraverso il “Centro Sviluppo Creativo”. Danilo Dolci aveva undici figli, tra cui cinque avuti dalla prima moglie Vincenzina, vedova con cinque figli. Dopo il loro matrimonio, ebbero altri cinque figli. Successivamente, Dolci ebbe due figli con la seconda moglie, Elena, una pittrice svedese. Amico ricorda il padre come un uomo affettuoso e giocoso, ma anche severo e rispettoso.
La dedizione alla lettura e allo studio
Fin da giovane, Dolci era appassionato di sport, musica e lettura. Pubblicò le sue prime poesie a 18 anni. Si svegliava presto per leggere, abitudine che mantenne anche in età adulta. Iniziò gli studi di architettura, ma li abbandonò per dedicarsi ai poveri, trasferendosi nel 1952 a Nomadelfia e poi in Sicilia.
L’impegno in Sicilia
La Sicilia degli anni ’50 era caratterizzata da povertà estrema e mancanza di infrastrutture. Dolci documentò queste condizioni nel libro “Fare presto (e bene) perché si muore”. Il 14 ottobre 1952, iniziò il suo primo digiuno collettivo dopo la morte per fame di un bambino di nome Benedetto Barretta. Dolci vedeva questo gesto come un istinto di sensibilità verso la sofferenza altrui.
Il rapporto con i figli
Nonostante l’intensa attività sociale, Dolci dedicava tempo alla famiglia. Amico ricorda le passeggiate in barca come momenti di disciplina e impegno collettivo. I figli partecipavano alle marce e alle proteste, contribuendo attivamente al lavoro del padre e condividendo il suo impegno per il cambiamento sociale.