UDU: il numero di borse rimanga invariato e tutti abbiano le stesse possibilità di accesso

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UDU – In queste ore, a mezzo stampa, stanno uscendo una serie di indiscrezioni sul prossimo test di accesso alle scuole di specializzazione di area sanitaria, che da quest’anno per volontà del MIUR ha subito una serie di revisioni.

Ad oggi manca, però, ancora il bando definitivo e quindi una data certa per lo svolgimento del test stesso.

Elisa Marchetti, coordinatrice nazionale dell’Unione degli Universitari, dichiara: “Quello che doveva essere un percorso volto a rivedere e correggere tutte le lacune del precedente sistema di accesso e inserire delle novità per migliorare seppure parzialmente le modalità di selezione, evitando le gravi irregolarità che negli anni abbiamo segnalato e contrastato anche con la nostra azione sindacale, sta producendo un effetto boomerang. Riteniamo, infatti, surreale e inaccettabile continuare a giocare con il futuro di tutti quei giovani medici laureati e abilitati che non solo dovranno sottoporsi nuovamente ad una folle lotteria per l’accesso alle specializzazioni, ma ancor di più ad oggi 22 agosto non sanno ancora nulla di certo su come, dove e quando questo test si svolgerà e sono costretti ad inseguire le indiscrezioni dei giornali. Ora basta, è necessario che il MIUR si impegni a far uscire immediatamente il bando di concorso.”

Continua la coordinatrice dell’UDU: “Secondo un recente articolo del Corriere della Sera, l’Osservatorio nazionale della formazione medica specialistica, che era chiamato a dare un parere, alla luce dei nuovi parametri, sull’accreditamento delle sedi universitarie che hanno al proprio interno scuole di specializzazione, ha dato parere negativo all’accreditamento di una sede su dieci. Sebbene quello dell’Osservatorio non sia un parere vincolante, si rischia un vero e proprio terremoto nel mondo delle specializzazioni e nel sistema sanitario tutto. Alla luce della sempre crescente importanza che le scuole di specializzazione ricoprono nel sistema sanitario nazionale, dove gli specializzandi troppo spesso sono costretti ad un ruolo sostitutivo del personale assunto, sempre più sotto organico, si dovrebbe aprire una seria e profonda riflessione sulle condizioni in cui versano il sistema sanitario e il sistema di istruzione in Italia, dopo anni di tagli costanti che hanno prodotto danni catastrofici e che ora come nodi rischiano di venire al pettine. Lo diciamo da anni: sanità e istruzione, e a maggior ragione tutto quel mondo che è a cavallo tra i due, devono rappresentare priorità di investimento. Ora non si aggiunga oltre al danno la beffa: non si facciano ricadere tutte le responsabilità sull’anello debole, ossia gli studenti laureati. Chiediamo che sia garantito lo stesso numero di borse previsto in precedenza, a prescindere dal numero di sedi che verranno accreditare. Allo stesso modo dovrà essere garantito a tutti gli studenti eguale possibilità di accesso alle scuole a prescindere dalla propria terra di origine: non sono ammissibili disparità di trattamento, come avevamo denunciato ai tempi delle indiscrezioni sulle sedi di esame che dimenticano colpevolmente Sardegna e fascia adriatica.”

Conclude Elisa Marchetti: “I ritardi e le incertezze di questi mesi sono la dimostrazione pratica delle nostre paure e delle nostre denunce: non è pensabile riformare un sistema malato e fallace come quello dell’accesso alla specializzazioni in un solo anno, queste sono le disfunzione che si producono. La riflessione deve essere molto più ampia e deve partire dall’accesso all’università. Continuiamo a ripetere come sia impensabile un doppio imbuto all’accesso sia dell’università che delle scuole di specializzazione poi, continuiamo a ripetere come sia impensabile avere meno borse di studio di quanti sono i laureati ogni anno, continuiamo a ripetere come debba essere ripensato tutto il percorso di studio e accesso al mondo del lavoro in ambito sanitario. Nulla è più rinviabile: il MIUR intervenga subito per risolvere le criticità che ha generato su quest’anno e da subito convochi un tavolo con tutte le rappresentanze coinvolte per aprire una seria discussione e riforma sul tema. Non c’è tempo da perdere.”

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