Tempo ferie docenti, il lavoro educativo non è mai part time

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“I 3 mesi di ferie dei docenti” sono stati ancora una volta il leit motiv che ha accompagnato la conclusione delle lezioni a scuola, ma di certo non è ancora concluso il lavoro degli insegnanti.

Una polemica suscitata anche dal provvedimento annunciato dal Ministro Fedeli di scuole aperte anche d’estate (lo stesso Ministro ha poi chiarito che le attività non prevederanno la presenza degli insegnanti). Tanto è bastato per riaccendere una sterile polemica sui presunti privilegi della categoria.

Nella rubrica Lettere in redazione abbiamo dedicato ampio spazio ai commenti e ai vari punti di vista. Segnaliamo in particolare l’intervento qui riportato per indurre tutti a riflettere sul vero ruolo degli insegnanti, e su ciò che realmente la scuola rappresenta, al di là del punto di vista di ciascuno.

Fernando Mazzeo – La scuola italiana, nonostante il suo glorioso passato e le meraviglie che tra tante difficoltà riesce ancora ad offrire, continua ad essere interessata da tutta una serie di interventi polemici, provenienti dai diversi ambiti della vita politica e sociale, che non pongono attenzione alle dinamiche socio-culturali che caratterizzano l’azione educativa e didattica e stanno mettendo in discussione il più grande e il più importante servizio che la storia democratica, attraverso il sacrificio di molti, sia riuscita a realizzare.

In molti dimenticano che gli sforzi educativi delle istituzioni scolastiche sono orientate, soprattutto, a restituire dignità a chi da solo non ce la potrebbe mai fare, a far sì che ciascuno ritrovi se stesso, incontri se stesso, scopra se stesso, in relazione alle responsabilità sociali e civili che un cittadino consapevole deve ben conoscere e mettere in pratica.

Un lavoro delicato che richiede passione, impegno, sacrificio, che necessita della collaborazione tra le diverse agenzie educative e investe quei diritti e quei doveri di cui parla, appunto, la nostra Carta Costituzionale. In tanti ignorano quanto sia, oggi, difficile educare, quanto sia
urgente e avvincente coinvolgere positivamente nel dialogo educativo le diverse anime della nostra società, quanto sia importante continuare a difendere il principio democratico della scuola di tutti e per tutti che anima e ispira le menti più illuminate, che permette di vincere le tante sfide, che consente di educare ad una visione sociale della vita e di raggiungere l’importante traguardo del benessere e della democrazia sociale.

Moltissimi interventi, spesso inopportuni, sull’educazione, maturano e si diffondono in contesti dove regna non l’incontro, ma lo scontro. È evidente che tutto ciò è contrario ad un’ idea di scuola che susciti accettazione, condivisione, attrazione gioiosa, sorpresa gradita, dedizione, entusiasmo, che si occupi e si preoccupi seriamente dei problemi veri e delle esigenze concrete dei ragazzi dove si giocano le sorti future della società civile. La scuola italiana è, forse, l’unica struttura che, con non pochi sacrifici, tantissime ostilità e pochissimi mezzi a disposizione, sta realmente cercando di intervenire nelle innumerevoli e quotidiane problematiche socio-educative, di tracciare vie maestre, di applicare precipui principi etico-sociali che portino al riconoscimento dei diritti fondamentali di tutti e di ciascuno, anche dei più deboli.

Quando si parla di educazione bisogna far sentire che la scuola ha sempre e comunque un suo fascino particolare, che ogni docente, bravo o meno bravo che sia, ha una vocazione, ha un sigillo che trascende il tempo e lo spazio. Per questo motivo, l’educazione è una straordinaria opportunità e un importante investimento per la vita di una nazione. I ragazzi non sono solo la speranza della società, ma costituiscono l’immagine di quei diritti che tutti dobbiamo garantire, rispettare e promuovere.

Pertanto, i docenti e gli ambienti scolastici non bisogna pregiudizialmente associarli alla demagogia dei tre mesi di ferie, alla favola delle diciotto ore settimanali o ad altri luoghi comuni, ma bisogna convincersi che l’impegno educativo non è mai part-time, ma presuppone un coinvolgimento totale che investe tutta la vita della persona: non una semplice prestazione professionale, ma un vero e proprio rapporto d’amore che dura e si rinnova nel tempo. Per rendere autorevoli, autentiche e incisive queste parole, occorre, soprattutto, liberare la mente di chi la scuola non la vive, da alcuni retro pensieri che generano visioni ingannevoli, rivelano ciò che non c’è e conducono, necessariamente, all’ errore.

Purtroppo, in un mondo e in una società che ha esaurito gli argomenti a favore dell’ educazione e della scuola, che non è più in grado di percepirne il senso, il valore, il carisma e la sua forza di attrazione, il cammino educativo è destinato ad essere offuscato da
dense nubi caliginose che insidiano e minacciano la funzione docente.

Pertanto, se vogliamo rispondere adeguatamente alle sfide che la nuova situazione culturale pone, dobbiamo saper apprezzare, mantenere, ampliare e rafforzare il lavoro educativo di tanti docenti che, con grande impegno e professionalità, cercano di essere sempre presenti
anche nelle situazioni più difficili.

Questo è il compito, questa è la sostanza viva dell’ impegno sociale, politico e culturale: promuovere la cultura e la scienza attraverso una profonda e positiva azione di stimolazione globale per favorire lo sviluppo e la crescita di quella grande opera che è l’educazione.

Continuare sulla scia delle negative generalizzazioni di tipo manicheo, significa distruggere l’edificio culturale più importante, più ricco ed affascinante che la storia abbia mai prodotto.

Che tristezza, che amarezza, una scuola che in tutte le sue espressioni e manifestazioni non riceve rispetto ed è contaminata da continui veleni ideologici. Che incanto, che dolcezza, che fascino, che bellezza una scuola che trova al suo interno e in tutti gli ambiti della vita sociale, compiacimento, mutua e vicendevole cooperazione: non contro, ma a fianco. L’educazione è sempre un’opera di intensa, intelligente e armoniosa collaborazione.

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