Tecnologia e didattica ad Alessandria della Rocca, dirigente Provenzano: tecnologia sia mezzo non fine

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Maria Rosaria Provenzano, dirigente dell’IC “A. Manzoni” di Alessandria della Rocca, nell’Agrigentino, racconta il fermento creato sul territorio da un’iniziativa sulla didattica digitale.

Professoressa Provenzano, da poco si è svolta nella sua scuola una intensa giornata di formazione denominata “Tablet School”. Ci può sintetizzare gli argomenti che sono stati trattati?

“L’iniziativa, che ha avuto luogo sabato 22 aprile sotto la direzione del Centro Studi Imparadigitale di Bergamo, si è rivolta ai docenti della provincia e ha affrontato il tema dell’uso delle nuove tecnologie applicate alla didattica.

La peculiarità della formazione ha riguardato soprattutto l’alternanza di momenti di riflessione in riunioni plenarie e workshop operativi, differenziati per ordini e grado di scuola.

Le attività sono state pensate per una platea ampia sia numericamente, sia come tipologia di fruitori: docenti, studenti, genitori e dirigenti scolastici. I temi trattati hanno spaziato dalla sicurezza informatica, all’uso dei videogiochi nella didattica, all’utilizzo di app per la realizzazione di video o di lezioni e hanno avuto l’intento di suscitare la curiosità dei docenti appassionandoli e coinvolgendoli in esercitazioni guidate”.

Quali istanze, quali remore o semplicemente quali stati d’animo sono emersi da parte dei docenti che hanno partecipato?

“La giornata è stata estremamente positiva da diversi punti di vista, innanzitutto la partecipazione di 400 docenti, nonostante le polemiche che hanno attanagliato il mondo della scuola negli ultimi anni, ha evidenziato la voglia dei docenti di formarsi e di non rimanere fermi in una società dinamica e con ritmi comunicativi vertiginosi.

Le remore manifestate dai partecipanti sono state di diverso tenore, dall’insufficienza delle dotazioni tecnologiche presenti nelle scuole, al nuovo spessore della figura del docente, che non è e non può più essere referente unico del sapere disciplinare ma che deve approcciarsi al mondo degli studenti comprendendone le inclinazioni, i bisogni formativi, gli stili di apprendimento e deve conoscere diverse metodologie didattiche.

Sono emerse le preoccupazioni dei docenti per questo mutato scenario sociale, per una componente genitoriale che si è illanguidita e che non riconosce il ruolo istituzionale della scuola, ma si è evidenziata la consapevolezza di stare vivendo una rivoluzione copernicana, rispetto alla quale bisogna saper rinegoziare il proprio ruolo per perseguire la destinazione di scopo più importante della scuola: formare i cittadini della nostra società”.

Lei pensa, o auspica, che si passerà presto a una didattica total tablet?

“Non lo credo e non lo auspico. Anche se in apparente contraddizione con la nostra iniziativa, sono fermamente convinta che le tecnologie sono strumenti straordinari, ma nella scuola non devono mai essere il fine che ci prefiggiamo di raggiungere, bensì il mezzo che ci consente di rivedere il modo di fare didattica e ci conduce al raggiungimento delle competenze”.

Nel vostro istituto comprensivo la tecnologia è introdotta fin dalle prime classi della scuola primaria?

“La mission del nostro Istituto è “Accogliere, formare, orientare, fra conoscenza e innovazione”, pertanto le tecnologie vengono usate sin dalla scuola primaria, ma in maniera integrata e sinergica con altre modalità di lavoro. Fin dalla scuola dell’Infanzia, ad esempio, molto spazio viene dato anche alla pratica musicale come attività che favorisce lo sviluppo cognitivo dei bambini. Una metodologia non può esaurire da sola tutte le necessità che le classi presentano, ma le riflessioni di questa giornata ci hanno portato certamente a sostenere che dalle tecnologie non si può più prescindere”.

In che modo avete potuto acquistare il materiale hardware e software?

“Sono in questa scuola da 4 anni e cerchiamo di tenere il passo con ogni bando europeo o ministeriale che viene promosso per l’acquisto di dotazioni tecnologiche o di arredi che migliorino i nostri ambienti di apprendimento. Questa attenzione ci costa tempo e fatica, ma ci regala soddisfazione quando possiamo migliorare gli ambienti e la scuola dei nostri alunni. Siamo riusciti in questo periodo ad acquistare Tablet, Lim, sedie con ruote e ribaltine che sostituiscono i banchi ed abbiamo anche lavorato sulla riqualificazione degli ambienti, sia grazie ai finanziamenti “Scuole Belle”, sia con i progetti Murales in classe curati dai docenti di arte e realizzati dagli alunni”.

La sua scuola è situata in un territorio considerato marginale, eppure per un giorno vi siete sentiti ‘centro’ d’Italia, giusto?

“L’Istituto “A. Manzoni” accentra a sé tre paesi dell’entroterra agrigentino: Alessandria della Rocca, Bivona e Cianciana. Questi paesi, insieme ad altri, sono stati definiti dal Ministero Aree Interne, ovvero aree con un calo demografico significativo, una popolazione over 65 molto alta, una situazione viaria fatiscente ed una presenza di servizi carente. Località come la nostra solitamente non avocano a sé manifestazioni come il Tablet School o la presenza di 400 docenti, proprio per questo motivo la realizzazione di un meeting così importante, come quello realizzato da Imparadigitale, ha rappresentato per noi una sfida ed un traguardo motivazionale per il nostro Istituto e per il nostro territorio. La dimostrazione che il cambiamento passa anche dalle aree interne e le sfide, con grinta, determinazione e con uno staff di docenti esemplare, primo fra tutti il prof. Montalbano, possono essere vinte”.

Ci sono già in calendario altre date?

“Abbiamo in mente altre attività e percorsi comuni per i paesi delle aree interne, non sono ancora state formalizzate le date ma l’anno prossimo sarà un anno di sperimentazioni e di nuovi traguardi, nella speranza e con l’auspicio di offrire un paradigma scolastico di qualità alla nostra provincia”.

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