Stipendi, Unicobas: docenti non possono rappresentare la povertà

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Comunicato Unicobas – L’insegnante non può e non deve rappresentare la povertà! Oggi l’Unicobas lo ribadirà in VII Commissione Cultura ed Istruzione del Senato della Repubblica!

Nella scuola pubblica laica statale sta avvenendo lentamente una lacerazione nelle diverse categorie lavorative.

Non si tratta di rispetto verso questo o quello perchè insegna alle scuole primarie, alle secondarie di primo grado e secondo grado, perchè è un insegnante laureato o un docente diplomato.

E’ la grande insofferenza, la paura della povertà che spinge i docenti a litigare tra loro per il fondo di istituto o per il fondo premiale!

Tutto questo nervosismo indirettamente finisce per incidere nella didattica e sulle motivazioni professionali. Come si può rimanere sereni in classe e in laboratorio se hai problemi economici?

Gli studenti sono le principali vittime di questo sistema, molti di loro vivono una situazione familiare difficile e spesso a scuola riversano i loro problemi esistenziali non applicandosi, non studiando e soprattutto perdono motivazione verso le materie, Altro che conoscenze e competenze.

Tutto questo produce analfabetismo funzionale.

Non abbiamo bisogno del corso di aggiornamento dalla signorina psicologa che ci spieghi quale siano le problematiche che spingono i giovani a non essere motivati dando indirettamente la colpa agli insegnanti rei di non saper motivare gli alunni. Abbiamo bisogno di ispettori ministeriali di materia (che purtroppo non esistono in Italia) che ci aggiornino sulla normativa e sulla didattica per singola classe di concorso.

E’ una forma reazionaria e becera di colpevolizzare continuamente la parte intellettuale di questo paese. Prima di giudicare i docenti provino loro ad insegnare in sei-otto classi, a confrontarsi didatticamente con 200 studenti ogni settimana.

Bisognerebbe avere per ogni classe uno psicologo, che viva il gruppo quotidianamente. Questi corsi di formazione “obbligatori” di 10 ore sulla “DIDATTICA COOPERATIVA e INCLUSIVA NON SERVONO A NULLA!

Basterebbe produrre una documentazione in un file pdf ed inviarla ad ogni docente tramite posta istituzionale e se proprio vogliamo farci del male aggiungere un video su youtube.

Purtroppo In Italia gli analfabeti funzionali sono in aumento.

Con il termine analfabetismo funzionale si intende l’incapacità di un individuo di usare in modo efficiente le abilità di lettura, scrittura e calcolo nelle situazioni della vita quotidiana. In generale, l’analfabetismo è l’incapacità di leggere o scrivere frasi semplici in una qualsiasi lingua. Si parla talvolta, meno comunemente, di illetteratismo, termine usato perlopiù in ambito scientifico che definisce individui incapaci di comprendere, valutare, usare e farsi coinvolgere con testi scritti per intervenire attivamente nella società, per raggiungere i propri obiettivi e per sviluppare le proprie conoscenze e potenzialità.

Quando si è analfabeti, non si è per nulla in grado di leggere o scrivere. In contrasto, chi è funzionalmente analfabeta ha una padronanza di una base dell’alfabetizzazione (capacità di leggere e scrivere testi nella sua lingua nativa), ma con un grado variabile di correttezza grammaticale e di stile. In breve, quando sono posti di fronte a materiali stampati, gli adulti funzionalmente analfabeti non possono operare efficacemente nella società moderna e non possono svolgere adeguatamente compiti fondamentali come compilare correttamente una domanda d’impiego, comprendere un contratto legalmente vincolante, seguire le istruzioni scritte, leggere un articolo di giornale, leggere i segnali stradali, consultare un dizionario o comprendere l’orario di un autobus. L’analfabetismo funzionale limita gravemente anche l’interazione con le tecnologie dell’informazione e della comunicazione (ad es. usare un personal computer per lavorare efficientemente con un’applicazione per la videoscrittura o i fogli di calcolo).

Coloro che sono analfabeti funzionali possono essere soggetti a intimidazione sociale, a rischi per la salute, a varie forme di stress, a bassi guadagni ed altre insidie associate alla loro inabilità. La correlazione tra crimine ed analfabetismo funzionale è ben nota ai criminologi ed ai sociologi di tutto il mondo.

L’Italia (Il Paese dei poeti, della cultura, dell’arte) è al primo posto: il 47% degli abitanti del Belpaese, infatti, secondo uno studio dell’Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) – dunque secondo una fonte internazionale autorevole – si informa (o non si informa), vota (o non vota), lavora (o non lavora), seguendo soltanto una capacità di analisi elementare.

L’Italia non è preparata, gli insegnanti (forza intellettuale di questo Paese) e tutto il personale Ata sono ad altissimo rischio povertà.

Povertà vuol dire aver perso la dignità e la forza di protestare.

Un popolo ignorante e povero è facile da comandare…

Negli ultimi 40 anni in Italia si è vissuto al di sopra delle proprie possibilità, acquisti rateizzati, prestiti su prestiti per garantire un adeguato sostentamento ai figli o per pagare semplicemente l’affitto e le famiglie sono scoppiate. Adesso i docenti “tirano” la coperta, ma la coperta è corta e parecchi rimarranno al freddo… senza lavoro soprattutto i precari.

L’insegnante non può e non deve rappresentare la povertà. Gli stipendi da fame sono il simbolo della sconfitta di questo Stato, che non tutela i propri lavoratori (TUTTI I LAVORATORI NEL PUBBLICO E NEL PRIVATO E NON SOLO GLI INSEGNANTI) e le loro famiglie anzi vuole prendergli anche l’anima.

In questa società il povero viene visto male, viene ghettizzato non c’è più spazio per chi ha dei problemi. L’individuo viene privato dalla propria dignità e diventa un ostacolo agli obiettivi del prossimo.

Il termine povertà appare sempre meno nelle televisioni perchè disturba lo shopping, perchè disturbano gli occhi di chi povero non è più o non è mai stato!

L’insegnante povero è diventato il simbolo negativo di questa nazione, dove l’istruzione è meno importante dei realities. La cultura ha meno valore di un abbonamento “premium.”

La legge 107/2015 e gli otto decreti delegati sono una pessima realtà.

La politica in questi anni ha investito poco nella scuola pubblica, anzi ha usato i fondi dell’istruzione per pagare i debiti di questa Italia, per acquistare i caccia bombardieri. .. invece di stabilizzare tutti docenti precari abilitati e non!

Hanno tagliato tutto, le classi di concorso, l’orario di scuola, i laboratori, i progetti, i fondi per gli interventi didattico-educativi, le funzioni del collegio dei docenti, le ore da assegnare ai disabili, la carta igienica.

Pensate che in Italia se un disabile chiede un assistente alla persona per l’intero orario di servizio (di solito è il comune del residente che provvede tramite associazioni di volontariato o cooperative alla persona ad affiancare un educatore) non può ottenere l’insegnante di sostegno (uno o l’altro… allucinante e vergognoso!!!), spesso accade che un ragazzo con disabilità grave non abbia tutta l’assistenza che invece per diritto dovrebbe avere.

Uno stato che non riesce a garantire tutta l’assistenza sociale ai disabili, agli anziani, alle famiglie, ai minori, il pane e il lavoro. Che Stato è?

Oggi pomeriggio lo ribadiremo in VII Commissione Cultura ed Istruzione del Senato della Repubblica.

Paolo Latella

Segretario della Lombardia

Direzione Nazionale Unicobas Scuola

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