Stabilizzazione precari dopo 36 mesi di servizio, Italia ancora inadempiente. Se ne occuperà Commissione europea

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Precariato e tutela dei lavoratori della scuola. Mentre a Roma fervono i preparativi per le celebrazioni dei 60 anni del Trattato fondativo della UE, a Bruxelles si afferma che l’Italia si rifiuta di applicare i trattati e la direttiva 1999/70 per tutti i precari pubblici, senza smentite o repliche del rappresentante governativo.

Il Parlamento UE aprirà ad autunno una seduta plenaria tematica sull’inadempimento alla direttiva 1999/70 da parte dell’Italia, dopo la conclusione della seduta pubblica della Commissione per le petizioni sul precariato pubblico sanitario, scolastico, dei docenti Afam e degli enti locali siciliani, tenutasi a Bruxelles il 22 marzo scorso.

È questo l’impegno assunto dalla Presidente svedese della Commissione per le petizioni, che ha stigmatizzato in maniera durissima il comportamento negligente della Commissione nel controllare il rispetto da parte dell’Italia dell’impegno  di stabilizzare i contratti a termine nel pubblico impiego dopo 36 mesi di servizio, assunto dal Governo Letta nel settembre 2013 e rinnegato dal Governo Renzi. Pesantissimo il giudizio sul comportamento dello Stato italiano, giudicato non degno di uno Stato dell’Unione europea.

La censura all’Italia del Jobs Act e della buona scuola è emersa dalla discussione di petizioni presentate da precari siciliani, scolastici, sanitari, tutti con periodi di servizio ben superiori a 36 mesi, che la giurisprudenza della Cassazione aveva affermato non aver diritto alla stabilizzazione, in aperto contrasto con la sentenza Mascolo della Corte di giustizia e con le decisioni del 20 luglio 2016 della Corte costituzionale sulla scuola e sui docenti del Comparto Afam.

Il Parlamento UE ha potuto apprezzare la gravità della situazione italiana, ma anche di Spagna e Portogallo e le risposte della Commissione, rappresentata da un agente contrattuale precario, e della rappresentanza permanente italiana a Bruxelles sono apparse reticenti, brevi e preoccupanti.

Gli avvocati Sergio Galleano e Vincenzo De Michele, già protagonisti nella difesa gudiziale di precari scolastici italiani, assieme a un determinatissimo precario della sanità pubblica, Pierpaolo Volpe, e a quattro avvocati siciliani, hanno rappresentato tutte le conseguenze della scelta della Cassazione di negare la tutela effettiva del precariato pubblico, scolastico e non scolastico.

Il 28 febbraio 2017 era stata discussa presso la stessa Commissione per le petizioni la questione dell’equiparazione dei giudici onorari  ai giudici togati. Il giorno dopo, per l’ennesima brutta figura dell’Italia dopo l’accoglimento del reclamo collettivo fatto al CEDS presso il Consiglio d’Europa dai giudici di pace, il Ministro della giustizia Orlando era stato costretto a chiedere al Consiglio di Stato il parere sulla stabilizzazione dei giudici onorari entro maggio 2017, tempo imposto dalle Istituzioni europee per dare una risposta effettiva.

Potrebbe accadere che anche il pubblico impiego contrattualizzato, grazie all’importante vetrina offerta dal Parlamento, abbia analoga corsia preferenziale e accelerata di soluzione definitiva. Hanno sostenuto con decisione le posizioni dei precari pubblici italiani Eleonora Evi del Movimento 5 Stelle, la Sinistra europea del Gue, attraverso un’autorevole parlamentare greca, delegata dalla parlamentare italiana Eleonora Fiorenza, nonché il gruppo dei popolari. Non pervenuta la posizione dei dei socialisti europei, per l’assenza totale dei rappresentanti italiani.

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