Scuole paritarie, Kaladich: pochi soldi ed in ritardo. Contributo mille euro per alunni disabili irrisorio

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Una certa narrazione politica non ha fatto che ripetere, in questi anni, che i contributi alle scuole paritarie rappresentano qualcosa di non dovuto, quasi un furto alle scuole statali.

Ora che le cose non vanno troppo bene né alle une né alle altre, è difficile togliersi dalla testa l’idea che si tratti, in fondo, di due facce della stessa medaglia. Ne abbiamo parlato con Virginia Kaladich, responsabile della Fidae, federazione che raggruppa oltre 4mila scuole cattoliche.

Presidente Kaladich, in un’intervista che ha rilasciato di recente a tempi.it ha parlato del 2016 come dell’anno più umiliante per la scuola paritaria. I toni dei precari della scuola statale non sono molto diversi dai suoi…

“Sono umiliazioni di tipo diverso, la nostra nasce dal fatto di dover continuare a penare per ricevere un contributo che arriva quando può, impedendoci di avere una linea di bilancio preventivo e mettendo ormai moltissime strutture in seria difficoltà. Siamo, come sempre, pronti alla sfida, felici di avere inaugurato un nuovo anno scolastico con l’entusiasmo e il desiderio di offrire un servizio di qualità ma, mi creda, la politica ci sta creando enormi problemi. Ad oggi non abbiamo ancora ricevuto i contributi del 2015/2016; il 22 settembre il Consiglio di Stato ha respinto l’istanza cautelare proposta da A.N.I.N.S.E.I. contro il DM 367/2016 che detta i criteri per l’assegnazione dei contributi alle scuole paritarie per l’a.s. 2015/2016 e questo ne ha decretato lo sblocco, è vero, ma è tutto in mano agli Uffici Scolastici Regionali, che non sempre adempiono con la stessa tempestività e lo stesso rigore agli impegni con le nostre strutture”.

Quali sono le regioni meno virtuose?

“La situazione è molto variegata: in qualche area, soprattutto al Sud, le scuole sono ancora in attesa dei contributi del 2014/2015. Si può facilmente immaginare quanto questa incertezza gravi materialmente ma anche psicologicamente sulle scuole, che intanto assicurano un servizio essenziale e hanno impegni consistenti di natura economica verso i loro dipendenti”.

Una nota positiva nel 2016 tuttavia c’è stata: finalmente vi è stato riconosciuto il contributo per gli alunni disabili, in modo da agevolare la libertà di scelta delle famiglie e di mettere in condizioni anche voi di non escludere alcuno, proprio in un’ottica paritaria.

“È un passo in avanti importante, anche se 1000 euro all’anno per alunno rappresentano un contributo irrisorio a fronte della spesa sostenuta per pagare il salario di un insegnante di sostegno”.

L’altro problema con cui dovrete fare i conti è la fuga dei vostri docenti verso la scuola statale, concorsi regolari renderanno sempre meno stabili gli organici.

“E questa è la seconda umiliazione. In quanto scuola paritaria siamo tenuti ad avere personale abilitato, che accompagniamo nella formazione specifica, agevolando in tutti i modi possibili la frequenza ai vari TFA, PAS con permessi, orari ad hoc. Dopo questo percorso di investimento, però, ci ritroviamo a dover perdere risorse umane preziose, che senz’altro abbiamo contribuito a formare col nostro impegno, sempre per una scuola di qualità”.

Proprio a proposito di quest’ultimo punto, la Legge 104 ha decretato il ritorno della formazione professionale obbligatoria degli insegnanti, ma se non sbaglio la scuola cattolica ha sempre investito molto sull’aggiornamento dei suoi docenti.

“Sì, avendo a che fare per lo più con insegnanti giovani è sempre stata per noi una priorità fornire loro i primi strumenti e le occasioni per una riflessione pedagogica da verificare sul campo, al di là della preparazione accademica. Nemmeno da questo punto di vista, insomma, ci siamo mai tirati indietro: per i primi di dicembre la Fidae sta organizzando un grosso convegno, la priorità è proprio far respirare ai nuovi docenti un senso di appartenenza e di condivisione dei valori. Parafrasando
Sergiovanni Thomas, anche io amo ripetere che la scuola è una comunità professionali dove insieme si investe per condividere valori non acquistabili in nessun negozio, così da poterli trasmettere alle giovani generazioni”.

Alla luce di quanto dice, pensa che la parità sia ancora qualcosa di conveniente per le scuole cattoliche? Impone molti vincoli ma, tutto sommato, forse pochi vantaggi.

“Far parte del sistema pubblico integrato è per noi un fatto molto positivo, ci riconosce quella dignità di istituzione che partecipa all’espletamento della Costituzione, quindi questo punto non lo vedrei in discussione”.

Lo scorso anno qualcuno aveva lanciato una provocazione: che cosa farebbe lo Stato se le scuole paritarie chiudessero da un giorno all’altro.

“È una provocazione assurda, non arriveremo mai a questo, anche perché io sarei la prima a non chiudere. È ben altro quello che dobbiamo fare. Chiudere per cosa, poi? Per mettere lo stato in grave difficoltà? Siamo consapevoli di consentire un risparmio rilevante per la spesa pubblica, pretendiamo che tutti ne prendano atto”.

La via maestra per vedersi riconosciuti i diritti sembra da ormai parecchi anni quella legale. Avete mai pensato di appellarvi a un giudice magari sovranazionale?

“È una delle possibilità che, effettivamente, stiamo vagliando”.

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