Scioperano i Presidi e vengono ascoltati, scioperano gli insegnanti e fanno finta di non vedere

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Questa la sensazione che serpeggia tra gli insegnanti in questi giorni, quando all’indomani dell’unico sciopero proclamato dai sindacati dei Dirigenti Scolastici, le proteste hanno già trovato ascolto presso gli uffici competenti e il Ministro Fedeli si è affrettata ad assicurare aumenti stipendiali, portando la loro retribuzione al pari di quella dei Dirigenti dell’Amministrazione Pubblica.

Evidentemente il problema esiste (le rivendicazioni dei Presidi sono innumerevoli e certamente degne di attenzione) ma c’è anche la sensibilità per affrontarlo e cercare di risolverlo.

E gli insegnanti? Un vero sciopero per un aumento dello stipendio in realtà non è mai stato proclamato, sebbene sia acclarato che lo stipendio base di 1.300 euro non corrisponde certo all’impegno e alla professionalità richiesta.

Anzi, quando uno sciopero come quello del 5 maggio ha visto la partecipazione di più dell’80% del personale per lo stop alla Buona Scuola, la risposta dell’allora Governo Renzi è stata quella di tirare innanzi con più determinazione ancora, nella convinzione che “gli insegnanti non hanno capito”.

Un episodio che ha creato una forte disillusione nel rapporto con la politica, che ha incrinato il rapporto con il Partito Democratico, che ha messo in luce un forte contrasto all’interno della scuola.

Eppure, a due anni da quello sciopero, la Buona Scuola è legge e gli insegnanti dimostrano ancora una forte insoddisfazione ma di aumento di stipendio per loro non se ne parla ancora.

Forse, forse, qualcosa potrà arrivare dal rinnovo del contratto. Ma questa è un’altra storia.

Vi invitiamo a leggere la riflessione della collega Claudia Pepe su Lettera43

Se scioperano un centinaio di dirigenti contro lo stipendio basso da 4500 euro, vengono ascoltati. Se scioperano 650 mila docenti contro lo stipendio di 1300 euro vengono presi a manganellate

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