Rusconi (ANP), scadenza ottobre Pof triennale non è perentoria. Su supplenze norma sbagliata

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Mario Rusconi, Presidente Roma e Lazio dell’Associazione Nazionale Presidi, esorta i dirigenti ad avere coraggio e, se necessario, anche un pizzico di imprudenza, soprattutto in presenza di norme che visibilmente ostacolano lo svolgimento sereno delle attività scolastiche.

Mario Rusconi, Presidente Roma e Lazio dell’Associazione Nazionale Presidi, esorta i dirigenti ad avere coraggio e, se necessario, anche un pizzico di imprudenza, soprattutto in presenza di norme che visibilmente ostacolano lo svolgimento sereno delle attività scolastiche.

POF triennale, MIUR rinvia scadenza al 15 gennaio 2016

Professor Rusconi, saranno sicuramente molti i presidi che nelle ultime settimane si sono rivolti all’ANP per avere lumi sulla scadenza del 31 ottobre per la presentazione dei Pof triennali. Lei che cosa ne pensa?

“Che già solo l’idea di una circolare ci mette di fronte al faldi limento dell’autonomia come era stata concepita alla fine degli anni Novanta da Luigi Berlinguer. Ma tornando a noi, ricordo che il termine del 31 ottobre è ordinatorio e non perentorio, nessuno mai potrebbe sanzionare un Consiglio di Istituto che decidesse di non rispettare quella tempistica per motivazioni di organizzazione interna. La riforma è al suo esordio e a mio avviso occorreranno almeno tre anni prima che entri veramente a regime. In generale, però, quando mi trovo di fronte a timori simili nei dirigenti scolastici, io li esorto ad avere coraggio, a prendersi la responsabilità delle loro decisioni, a non essere funzionari pavidi, ma coraggiosi interpreti del loro compito istituzionale”.

La stessa esortazione vale anche per la gestione delle supplenze? In questi giorni i problemi più grossi nelle scuole si stanno avendo proprio per la sostituzione dei docenti assenti, cosicché viene spontaneo domandarsi il vero ruolo che sarà giocato dall’organico potenziato.

“Il caos di questi giorni è senz’altro da ripartire in alcune categorie di cause, anzitutto una norma sbagliata che, nell’idea di procacciare un risparmio di spesa e un deterrente all’assenteismo, vieta alle scuole di nominare il supplente dal primo giorno di assenza del titolare. Nella scuola primaria questo crea un disagio enorme perché diventa difficile smistare i bambini nelle classi mantenendo elevati i livelli di sorveglianza e di sicurezza. Spero che quanto prima possa esserci un cambiamento a livello normativo, ma in attesa che ciò avvenga, non posso che suggerire ai miei colleghi dirigenti che si trovassero in situazioni simili di chiamare subito i supplenti, fin dal primo giorno. Non c’è dubbio che sia preferibile un contenzioso con la Corte dei Conti piuttosto che col tribunale, nel caso incidenti che mettessero a repentaglio l’incolumità dei bambini. Ovviamente non c’è solo questo, l’altra circostanza riguarda la frettolosità con cui è stata varata la Legge 107 che poi, di concerto con i sindacati, ha permesso la proroga di un anno per la presa di servizio dei docenti in sedi lontane dal luogo di residenza. Relativamente all’organico funzionale, ricordiamoci ancora che, essendo la legge stata varata nella seconda metà di luglio, soltanto a novembre inoltrato esso potrà diventare effettivo. Torno a ripetere, ci vorranno minimo tre anni perché l’organico possa entrare pienamente a regime, mancano i decreti attuativi. Per farle un esempio eloquente, i licei stanno ancora aspettando le linee di indirizzo sull’alternanza scuola-lavoro”.

Nella legge tuttavia è scritto che l’organico dell'autonomia ha come scopo principale il raggiungimento degli obiettivi didattici. Secondo lei non c’è il rischio che il potenziato venga impiegato tutto per le supplenze?

“E’ chiaro che potrà essere utilizzato anche per le supplenze, e non per gentile concessione del sovrano. Ricordiamoci che la spesa destinata alle supplenze è altissima e che i nuovi organici dovranno necessariamente essere utilizzati per calmierare questa voce così dispendiosa per le casse dello Stato. Piuttosto mi aspetto che i supplenti dell’organico potenziato mettano in campo un nuovo modo di fare didattica, solo in questo modo non saranno considerati ‘tappabuchi’ degli insegnanti curricolari”.

Ci riusciranno, secondo lei?

“Di buone intenzioni è lastricata la via dell’inferno, come ben sappiamo… staremo a vedere. Certo non mi è sfuggita la schizofrenia di fondo quando, per esempio, si eliminavano gli esoneri ai vicepresidi e contemporaneamente nei discorsi agli italiani si metteva la scuola al primo posto. Ma le cito anche altre insensatezze di questo tipo: è da circa un anno e mezzo che il ministero dell’Economia non autorizza i concorsi dei presidi, con 1750 scuole attualmente senza dirigenti. In più, da marzo scorso gli stipendi dei presidi si sono alleggeriti di circa 500 euro netti al mese, una cosa surreale che contrasta in maniera vistosa con l’operazione di legittimazione che si vuole compiere con la legge”.

Su uno dei nostri forum una dirigente scolastica lamentava il fatto che la legge non sia chiara sulla valutazione dei docenti e sulle risorse messe a disposizione per la loro valorizzazione.

“Su questo mi permetto di dissentire, la Buona Scuola è chiarissima su come debba essere assegnato il bonum. Colgo questa occasione per sottolineare che tocca al preside, e non alle rsu come sostengono invece i sindacati, individuare i docenti da premiare (sulla base dei criteri individuati insieme al nucleo di valutazione) e stabilire il quantum da assegnare loro. Mi preme sottolineare che a nessun dirigente converrebbe agire in maniera surrettizia, per esempio assegnando il beneficio economico in base a criteri difformi da quelli stabiliti dal nucleo, poiché sarebbe difficile giustificarsi in sede di verifica triennale del proprio operato”.  

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