Riforma Pubblico Impiego, Sindacati: squilibrio legge-contratto. CdS: non esiste
Lo schema di decreto legislativo di riforma del testo unico del Pubblico impiego presenta delle novità in merito al rapporto tra legge e contrattazione, rapporto affrontato già da Governo e Sindacati nell’accordo del 30 novembre u.s.
Le organizzazioni sindacali, ascoltate in merito dalla XI commissione del Senato (lavoro Pubblico e Privato), hanno espresso la loro contrarietà alle disposizioni presenti nello schema di decreto legislativo, sostenendo che esse sono assai distanti rispetto a quanto stabilito nel summenzionato accordo e che c’è uno squilibrio tra contrattazione e legge a favore di quest’ultima.
La tesi sostenuta dai sindacati non è stata considerata dal Consiglio di Stato (che ha espresso parere positivo sullo schema di decreto), che al riguardo ha sostenuto quanto segue:
“[…] il rilievo secondo cui l’intervento riformatore in esame potrebbe determinare un incisivo o, comunque, significativo ridimensionamento della fonte contrattuale a vantaggio di quella legislativa non appare fondato su dati positivi … Il nuovo intervento normativo, in altri termini, non immuta il rapporto sostanziale tra le fonti del pubblico impiego, ma ne chiarisce e approfondisce aspetti di dettaglio per un miglior coordinamento formale e contenutistico delle disposizioni vigenti. In effetti, l’intervento operato sul sistema delle fonti, chiarendo ambiti e modalità di atteggiarsi del rapporto tra legge e contratto (art. 1) risulta rispettoso del principio della privatizzazione del rapporto di lavoro pubblico, quale cristallizzato dalla legislazione vigente”
Secondo il Consiglio di Stato, dunque, non ci sarebbe alcuno squilibrio a favore della legge e il decreto ha il merito di precisare gli ambiti di competenza spettanti alla legge e quelli spettanti alla contrattazione.
Revisione Testo Unico Pubblico Impiego, Sindacati: non ci sono condizioni per rinnovo contratti