Riforma professionali: più pratica e più indirizzi. Rivoluzione negli organici, vi diciamo cosa cambia

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A partire dall’anno scolastico 2018/2019 più attività pratiche all’interno degli istituti professionali, alternanza scuola-lavoro già dalle classi seconde, undici indirizzi di studio, percorsi individuali per gli studenti e più ore dedicate alle materie d’indirizzo.

Sono alcune delle novità contenute in uno degli otto decreti legislativi del Miur (a firma Valeria Fedeli), approvati sabato scorso dal Consiglio dei ministri, e trasmessi al Parlamento per i pareri. Il dlgs, attuativo della riforma “Buona scuola”, punta a riformare profondamente gli istituti professionali, che da anni stanno affrontando una forte crisi, con il calo di iscrizioni e gli abbandoni precoci.

Il testo dunque modifica le norme introdotte nel 2010 e volute dall’allora ministra Mariastella Gelmini.

Vediamo nel dettaglio i contenuti del nuovo provvedimento: SCUOLE TERRITORIALI DELL’INNOVAZIONE Sono definite “scuole territoriali dell’innovazione”. Gli istituti, in cui sono attivi percorsi di istruzione professionale, dovranno essere – dice il dlgs – “strettamente connesse con il territorio e caratterizzate da una attività fortemente innovativa ispirata ai modelli promossi dall’Unione europea, attività questa che si sviluppa nell’ambito della rete nazionale delle scuole professionali”. La formazione durerà cinque anni: due più tre.

Allo stesso tempo sarà attivata un’istruzione personalizzata (flessibile e che venga incontro allo studente). Il lavoro sarà incentrato sulla formazione dello studente nel campo delle arti, dei mestieri e delle professioni strategiche nell’ambito del “Made in Italy”.

PIÙ ALTERNANZA SCUOLA-LAVORO

L’identità “culturale, metodologica e l’organizzativa della scuola professionale sarà individuata con il Pecup, ossia il Profilo educativo, culturale e professionale. Ogni scuola dovrà assicurare, durante il primo anno, una base di istruzione generale e di competenze tecnico-professionali. Dal secondo anno, invece, subentrano attività di laboratorio, alternanza scuola-lavoro e apprendistato.

Con il diploma quinquiennale è consentito l’accesso agli Istituti tecnici superiori (lTS), all’università e alle istituzioni dell’alta fonnazione artistica, musicale e coreutica.

IL BIENNIO: MENO MATERIE GENERALISTE Le discipline vengono raggruppate in “assi culturali”, con una forte riduzione delle materie “generaliste”: nel biennio su 2112 ore complessive 924 ore saranno dedicate alle attività e insegnamenti di indirizzo comprensive del tempo da destinare al potenziamento dei laboratori. Mentre le altre 1188 ore saranno dedicate all’attività e insegnamenti di istruzione generale (e si potrà destinare fino a 264 ore alla “personalizzazione” degli apprendimenti con un progetto formativo individuale).

IL TRIENNIO

Nel triennio successivo su 1.056 ore totali, 594 dovranno avere un taglio “pratico”. Altre 462, invece, saranno dedicate all’istruzione generale.

DA SEI A UNDICI INDIRIZZI DI STUDIO Con la riforma aumenta anche il numero degli indirizzi di studio che passano da sei a undici: servizi per l’agricoltura, lo sviluppo rurale e la silvicoltura; pesca commerciale e produzioni ittiche; artigianato per il Made in Italy; manutenzione e assistenza tecnica; gestione delle acque e risanamento ambientale; servizi commerciali; enogastronomia e ospitalità alberghiera; servizi culturali e dello spettacolo; servizi per la sanità e l’assistenza sociale; arti ausiliarie delle professioni sanitarie: odontotecnico; arti ausiliarie delle professioni sanitarie: ottico.

ESPERTI E LABORATORI ESTERNI

Il provvedimento dà alle scuole l’opportunità (ma non l’obbligo) di attivare collaborazioni esterne per potenziare le attività di laboratorio e di dotarsi do “esperti” provenienti dal mondo del lavoro e delle professioni.

LA RETE NAZIONALE

Le scuole e le istituzioni formative accreditate IeFP, formeranno la “Rete nazionale delle scuole professionali, raccordandosi in essa “in modo stabile e strutturato, per la realizzazione di un’offerta formativa unitaria ed integrata e per realizzare confronti organici e continuativi con altri soggetti pubblici e privati per promuovere l’innovazione”.

IL PASSAGGIO TRA SCUOLE

il passaggio reciproco tra percorsi di istruzione professionale e quelli di IeFP è attivato esclusivamente a domanda dello studente e non avviene comunque in modo automatico, ma deve tenere conto dei risultati di apprendimento e del profilo di uscita dell’ordine di studi.

MONITORAGGIO CONTINUO

Sarà attivato un meccanismo di monitoraggio costante er valutare l’efficacia dei percorsi. La verifica sarà oggetto di confronto tra Regioni, gli enti locali, le parti sociali e gli altri ministeri interessati, avvalendosi dell’Invalsi, Indire e dell’Isfol.

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