Riforma, il “potenziamento” degli istituti è stato gestito male. Deluso pure il ministro: non sono soddisfatta

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Anief –  Alla fine ha vinto l’evidenza dei fatti: l’ultima fase di assunzioni della Buona Scuola, il cosiddetto “potenziamento” degli istituti, con circa 48mila precari finalmente immessi in ruolo, sta comportando una serie di problemi non indifferenti.

Anief –  Alla fine ha vinto l’evidenza dei fatti: l’ultima fase di assunzioni della Buona Scuola, il cosiddetto “potenziamento” degli istituti, con circa 48mila precari finalmente immessi in ruolo, sta comportando una serie di problemi non indifferenti.

Anche il ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, getta la maschera e lo ammette: a precisa domanda, posta da una testata giornalistica nazionale (Repubblica), “Ministro, è soddisfatta della realizzazione della Buona scuola? Il potenziamento fatto a dicembre sembra un parcheggio di docenti che non sanno bene che insegnare”, Giannini ha così replicato: “Non sono soddisfatta del potenziamento, serviranno tre anni per andare a regime”.

“Il problema – riassume ‘Orizzonte Scuola’ che parla di ‘onesta valutazione’ – è che molte scuole non hanno strutturato i progetti del POF utili per l'impiego di questi docenti assunti a novembre, altre lo hanno fatto ma il Ministero per svuotare le graduatorie ha dovuto assegnare docenti di aree di potenziamento non richieste, di classi di concorso non esistenti in quell'indirizzo di studio, altre ancora nulla sanno dei progetti e utilizzano i docenti unicamente per le supplenze tappabuchi, altre inventano progetti per i quali i docenti non hanno competenze pur di non vederli bivaccare nei corridoi.

Per l’Anief si tratta di un’ammissione importante. Perché conferma i timori espressi dal giovane sindacato sin dal mese di ottobre, quando il piano di potenziamento doveva ancora compiersi ma era già chiaro il patatrac verso cui avrebbe portato: perché era chiaro che se ogni scuola avrebbe potuto chiedere sino a 8 docenti, una buona notizia, era già altrettanto evidente che non sarebbero arrivati gli insegnanti richiesti. Tradendo in questo modo le scuole e la riforma.

“A rendere poi kafkiana la situazione – commenta Marcello Pacifico, presidente Anief – è stata la decisione dell’amministrazione scolastica di protrarre il naturale termine di approvazione del piano dell’offerta formativa triennale dalla fine di ottobre alla metà di gennaio: facendo così approdare nelle scuole i docenti che avrebbero dovuto lavorare su progetti ancora tutti da definire”.

“Così, per i dirigenti scolastici, alle prese anche quest’anno con un’altissima presenza di cattedre scoperte, è stato gioco-forza utilizzarli su progetti improvvisati. Oppure farli accomodare nelle cattedre per le supplenze brevi. Solo che al Miur si indignavano quando parlavamo di docenti neo-assunti mortificati a fare i tappabuchi. Solo che il tempo è galantuomo: ora – conclude il leader dell’Anief – anche il ministro ha alzato bandiera bianca”.

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