Referendum, Scuola e Generazione Y: hanno vinto i veri valori. Lettera

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Il terzo giorno dopo il Referendum, resuscitando dallo stato di atarassia in cui eravamo volutamente entrati, notiamo con dispiacere che nulla è cambiato: nessun extraterrestre è arrivato a rapirci per non farci ascoltare il nuovo mantra del “40%” che, dopo la delirante campagna referendaria, diviene nuovo delirio dell’onnipotente popolo del “basta un sì”.

Evidentemente, però, il sì non è bastato se oggi ci si arrampica sugli specchi per convincere (ndr. se stessi) che quel 40% sia del premier uscente, offendendo ulteriormente l’intelligenza del Popolo Italiano.

Nonostante tutti gli errori di personalizzazione, si continua a personalizzare il risultato cercando di farsi riconoscere una vittoria con un modus operandi che sa di piagnisteo infantile.

Ieri, prima del referendum, accorgendosi degli errori fatti personalizzando la campagna, si inneggiava al merito della “riforma più bella del mondo” indipendentemente da Renzi. Il premier stesso, durante la sua campagna si rivolgeva agli elettori degli altri schieramenti: “Anche se siete di FLI, M5S, FI, SI, votate per la riforma e per il futuro del Paese: basta un sì”…

Oggi, come tradizione consolidata, quelle parole non sono più valide perché l’apotropaico “stai sereno” le tramuta in preferenze politiche dei sogni di aria fritta.

Ma la coerenza nell’incoerenza atavica si gioca anche tra i banchi dell’opposizione: “L’Italicum è incostituzionale” si gridava fino a pochi giorni fa… Mentre oggi, magicamente, si deve andare a votare! “Ma con quale legge?!?” chiederebbe anche l’ultimo distratto elettore di Topo Gigio che, nel baccano infernale, tra “no” e “sì” aveva un’unica grande certezza: tutti, tra promesse e invenzioni, erano d’accordo nel cambiare l’Italicum con cui oggi si chiede di votare!

Ebbene sì, ancora continua il festival del nonsenso senza speranza, perché nemmeno gli alieni metteranno mai piede su questa terra per paura di essere annientati dal raggio fotonico dell’ancestrale coerente incoerenza.
Eppure ci sarebbe tanto da dire su questo risultato elettorale…

Come Confintesa Scuola e come “in-segnanti”, entrando pienamente nel merito della riforma, abbiamo preso precisa posizione a sostegno del NO per la forza dei Valori ad esso legati, di gran lunga superiore ai pochi aspetti positivi che le modifiche avrebbero comportato. In tal senso, riteniamo che il risultato referendario dia conferma a quanto indicato in tempi non sospetti circa i Valori espressi dagli elettori: per ben interpretarli, però, è importante porsi nella giusta dimensione di ascolto.

La cosa su cui porre l’attenzione, infatti, non dovrebbe essere il 40% dei sì, ma l’analisi del 60% dei no, per capire quale sia il disagio espresso attraverso questo mezzo di democrazia che, prima di tutto, traccia una linea che segna un imprinting sociale e culturale ben evidente.

I flussi di voto ben analizzati http://www.corriere.it/politica/16_dicembre_06/referendum-l-analisi-voto-flussi-partiti-tendenze-fasce-eta-4f4545c8-bb8c-11e6-a857-3c2e3af6f0b6.shtml parlano chiaro… E mentre cerchiamo di non perdere tutta la voglia di ascoltare qualsiasi dibattito che veda coinvolto qualsiasi politico, il dato che troviamo gravemente trascurato – ovviamente – è quello che riteniamo più importante.

Da “in-segnanti” siamo abituati ad andare in profondità nelle cose e non possiamo esimerci dal riflettere adeguatamente su avvenimenti che segnano il futuro del Paese: vedere le fasce di età così marcatamente divise tra sì e no, è altamente indicativo rispetto a chi scommette su questo “cambiamento” così caldamente propinato in tutte le salse.

L’81% dei giovani di età compresa tra i 18 e i 34 anni e il 67% di chi ha tra i 35 e i 54 anni ha votato NO. In poche parole Renzi, il rottamatore, l’innovatore, la giovane marmotta, si è ritrovato a veder appoggiata la sua riforma soprattutto dagli over 55.

Chi avrebbe mai detto che proprio i rappresentanti -per età – dell’establishment avrebbero votato il “rottamatore dei vecchi parrucconi”?!? Allora qualcosa non quadra… o forse sì?…

A fare quadrare i conti nell’era della post-verità ci pensa l’identikit dei giovani di età compresa tra i 18 e i 35 anni: i Millennials o Generazione Y. Non è un caso che la batosta arrivi proprio da loro. La letteratura, difatti, li denota con la Y per distinguerli dalla generazione X, cioè i nati tra il ’63 e l’80. Quest’ultimi, dalla reputazione stereotipata di apatici, cinici, senza valori o affetti, caratterizzati da mancanza di ottimismo nel futuro e scetticismo, sfiducia nei valori tradizionali e nelle istituzioni, assieme agli Y-Generation hanno determinato il successo del NO. In contrapposizione si sono schierati i cosiddetti “baby boomer” (i nati tra il ‘45 e il ‘64), gente ottimista, cresciuta nel boom economico, con redditi elevati e grande capacità di risparmio: secondo i dati delle analisi sono divenuti mano armata di matita espressione del “basta un sì”.

Ma gli Y-Generation, tra “neet” e disoccupati, secondo gli esperti del settore (cfr. “La condizione Giovanile 2016”, Istituto Giuseppe Toniolo) sono una generazione dai forti ideali, con una grande somiglianza con la “Great generation” (i nati tra il 1901 e il 1924) che, guarda caso, è proprio la generazione dei partigiani e dei padri costituenti.

Forte senso del dovere, grande legame alla patria, ottimismo verso il futuro e ambizione, tolleranza, intraprendenza, competitività, caparbietà: sono questi i Valori della generazione che ha affossato la riforma Renzi-Boschi esprimendosi con un 81% di NO; sono questi i nostri Valori che si contrappongono ad una visione di “politica e scuola senza anima”. Secondo Alessandro Rosina, Ricercatore dell’Istituto Tonioli è “una generazione piena di progetti, potenzialmente intraprendente e aperta al mondo, famelica di opportunità ma poco aiutata a concretizzare le proprie scelte di formazione, vita, lavoro” obbligata da questo sistema ad uno “sforzo di perenne adattamento e rinuncia”.

È una generazione che sogna e progetta, proiettata al futuro e al cambiamento, attenta alle opportunità, ai diritti, alle diseguaglianze sociali: e pensare che la gente del “basta un sì” aveva additato la gente del “#ServeUnNo” come conservatrice e reazionaria… sic!

Allora, svelati gli arcani del populismo al potere http://www.repubblica.it/politica/2016/12/06/news/il_populismo_del_potere-153542712/ i Millennials hanno preso le distanze da chi hanno ritenuto non fosse portatore degli stessi Valori che essi difendono: i “nuovi partigiani”, quindi, hanno espresso pienamente un voto sia nel merito della riforma, sia nei confronti del governo ad essa legato, esprimendo un disagio reale e concreto che parte dal basso. Un disagio per cui gridare e prendere posizione decisa, consci che il “cambiamento” tanto decantato non è sinonimo di miglioramento: cambiare può anche significare anche “peggiorare”, e ne sanno qualcosa di sicuro i giovani e gli operatori del comparto scuola.

Il voto, comunque, ha decretato che la partecipazione democratica ha vinto, ma Renzi ha perso. Ed ha perso non solo perché abbia ottenuto un 60% di NO, ma perché non ha intercettato i bisogni che la generazione del futuro ha individuato molto meglio di lui.

La sconfitta politica di Renzi, allora, non è l’elemento più importante: la cosa fondamentale è che abbiano vinto la Democrazia e l’Italia, fatta di Valori e Valore contro slogan e arroganza, supponenza e cinismo.

Soprattutto ha vinto la parte sana, che non è di questo o di quel partito, di destra o di sinistra, ma di tutti: i Giovani, la Partecipazione, la Democrazia e la Costituzione! Il grido che proviene dalle urne testimonia lo scollamento che questo governo ha dall’ascolto dei reali bisogni della gente. Non bisogna rendere il Paese più governabile; bisogna rendere i governanti più attenti al Paese, fatto di Volti, di Sacrificio, di Passione per Verità e Futuro: la governabilità si otterrà quando coinciderà con il Bene Comune che si respira dal basso, non nell’autoreferenziale incensare l’aria di palazzo…

Ha vinto un ideale: la vera Rivoluzione e il vero Cambiamento passano per il volto di chi, quotidianamente, prestando fede ad ogni parola data, si spende al servizio del Bene, vivendo il Bene e generando il Bene che passa da Ascolto, Rappresentatività, Testimonianza e Democrazia.

Oggi la politica non può e non deve perdere la nuova occasione che ha: dare volto al bisogno espresso al Referendum, decifrarlo e ascoltarlo senza perdersi in dietrologie insulse, perché oggi hanno vinto i Valori, ha vinto l’Italia, ha vinto il Futuro!

Come in-segnanti siamo qui a pretendere che questo avvenga e che ci venga nuovamente riconosciuto quel ruolo perché da sempre portatori di questi Valori. I giovani sono il nuovo orizzonte su cui puntare e noi insegnanti ne rappresentiamo la fucina, perché quotidianamente impegnati a generare Futuro per il Paese partendo proprio dallo sguardo dei nostri discenti.

Prof. Ing. Alfredo Pudano – Segretario Provinciale Confintesa Scuola Reggio Calabria – Ideatore movimento spontaneo “In-Segnanti Uniti”.

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