Referendum Bologna: la forza dei fatti, il fallimento delle ideologie

Di Lalla
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Ufficio Stampa CdO Opere Educative – Un’altissima astensione, in una città che ha sempre registrato percentuali di partecipazione al voto ai massimi livelli nazionali, intorno all’80%. E’ questo il primo e più evidente aspetto del referendum di Bologna: il 71% dei bolognesi ha disertato le urne, e il 41% di coloro che hanno votato si è dichiarato contrario all’ azzeramento delle convenzioni in essere.

Ufficio Stampa CdO Opere Educative – Un’altissima astensione, in una città che ha sempre registrato percentuali di partecipazione al voto ai massimi livelli nazionali, intorno all’80%. E’ questo il primo e più evidente aspetto del referendum di Bologna: il 71% dei bolognesi ha disertato le urne, e il 41% di coloro che hanno votato si è dichiarato contrario all’ azzeramento delle convenzioni in essere.

E’ stato un referendum consultivo, ma con un contenuto di natura sostanzialmente abrogativa (l’ipotesi A proponeva infatti di revocare le risorse comunali sino ad oggi destinate alle paritarie private). I referendum abrogativi necessitano sempre di un quorum di almeno il 50% dei votanti per la loro validità: un’affluenza inferiore al 29% significa invece che meno di 2 bolognesi su 10 (il 59% del 28%, cioè il 16,8%) hanno votato a favore dell’opzione A.

Se doveva essere una consultazione popolare, dobbiamo riconoscere che il popolo non ha risposto alla chiamata, sottolineando con l’astensione che non è interessato alle battaglie ideologiche.

Tolte le ideologie, restano i fatti:

– l’importantissimo il riconoscimento da parte di tante persone (anche a livello nazionale), del valore pubblico della scuola non statale, della grande risorsa che le paritarie rappresentano per il paese, della necessità di sostenere la famiglia nella responsabilità educativa;

-la posizione di tanti, importanti personalità e normali cittadini, che si sono confrontati sul tema referendario cercando di superare gli slogan superficiali (“no soldi alla scuola privata”), per nel entrare nel merito dei problemi, a partire dalla propria esperienza e dai dati della realtà;

-la grande prova di realismo del Sindaco di Bologna, che ha avuto il coraggio di giocarsi fino in fondo in questo confronto referendario, ben sapendo di andare contro corrente;

la constatazione, sostenuta da valutazioni economiche incontrovertibili, che per poter assicurare a tutti i bambini bolognesi una scuola dell’infanzia di qualità, non si può tornare indietro nel rapporto tra
amministrazione comunale e scuole paritarie a gestione privata.

Entro i prossimi tre mesi il Consiglio comunale di Bologna dovrà pronunciarsi sui temi oggetto del referendum; l’auspicio è che tale scadenza sia l’occasione –spinti dalla forza dei fatti- per provare a fare passi avanti sulla strada della collaborazione tra tutti i soggetti, pubblici e privati, che con responsabilità operano per il bene comune

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