Potenziamento. Dobbiamo imparare ad ingoiare il rospo e a sorridere nonostante la tristezza, per poter lavorare. Lettera

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Cara Redazione
sono una docente di Storia dell’Arte (A54, ex A061) giunta in fase C per far parte dell’organico di Potenziamento.

Come tutti ad Agosto ho inviato le mie candidature e ricevuto proposte da tre scuole superiori professionali. Durante il colloquio il Preside della scuola in cui lavoro mi ha prospettato la possibilità di insegnare la mia materia al serale per metà delle ore di cattedra e quindi di lavorare ai progetti per le restanti ore. Essendo la proposta allettante e con una possibilità di ore di insegnamento maggiore rispetto a una delle due altre scuole che mi avevano convocato, ho accettato l’incarico. Il risultato è stato assai amaro; infatti il primi giorno di scuola, dopo il Collegio Docenti ho saputo che di ore di Storia dell’arte presso la mia scuola non ce ne erano. Mea culpa, ossia ho creduto al Preside e non sapevo che era cambiato il piano di studi dell’Indirizzo Socio Sanitario.
Questa situazione mi ha portato ad uno stato di profonda frustrazione, avendo inoltre rifiutato la convocazione di un’altra scuola che di ore di storia dell’arte ne aveva poche, ma comunque ne aveva. Dal primo giorno di scuola passo molte ore presso la sala professori e, dal 1 Ottobre ho 7 ore di materia alternativa. Queste ore non sono oltre le 18, sono alle prime alle ultime ore e soprattutto essendo l’insegnate di religione frequentemente assente, le passo a supplirla senza aver alcuna possibilità di instaurare un rapporto con i pochi alunni che si avvalgono della mia materia. Non nego che mi sia stato chiesto di redigere un progetto di Viste di Istruzione e che a volte vengo chiamata dai colleghi di Italiano per spiegare dal profilo storico artistico gli argomenti da lora trattati, ma il mio lavoro dipende totalmente dagli altri insegnanti e questo come ben si può arguire non è certo quello per cui ho iniziato ad insegnare. Dobbiamo imparare ad ingoiare il rospo e a sorridere nonostante la tristezza, per poter lavorare.
Per la prima volta dopo 17 anni di insegnamento vedo naufragare il mio sogno di poter insegnare la materia per cui ho tanto studiato.
Vi ringrazio tanto per l’attenzione e per l’ascolto.

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