Per i pediatri italiani vale ancora il motto “mens sana in corpore sano”

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Società Italiana Pediatria – Che lo sport sia una componente essenziale per un corretto sviluppo fisico-psichico di bambini e adolescenti è risaputo, come è risaputo che in Italia – purtroppo – di attività fisico-sportiva gli adolescenti ne pratichino meno di quanto sarebbe opportuno.

Società Italiana Pediatria – Che lo sport sia una componente essenziale per un corretto sviluppo fisico-psichico di bambini e adolescenti è risaputo, come è risaputo che in Italia – purtroppo – di attività fisico-sportiva gli adolescenti ne pratichino meno di quanto sarebbe opportuno. Secondo gli ultimi dati (2012) dell’Osservatorio SIP su “Abitudini e stili di vita degli adolescenti italiani”, quasi il 40% degli adolescenti italiani, nella fascia d’età 13-14 anni, non pratica alcuna attività sportiva (oltre alle 2 ore settimanali  previste dal calendario scolastico), o la pratica per meno di due ore alla settimana.

E la percentuale sale al 44% per quanto riguarda le ragazze. Troppo poco, secondo Giovanni Corsello, Presidente della Società Italiana di Pediatria che precisa: “Un adolescente, in questa fascia d’età, dovrebbe praticare almeno un’ora al giorno di attività fisico-sportiva, che non significa necessariamente attività agonistica, ma può essere anche solo correre in un parco. Un esigenza connaturata alla specifica fase di sviluppo, ma che oggi diventa ancora più necessaria considerando sia lo stile di vita troppo sedentario dei nostri ragazzi, sia le abitudini alimentari spesso non corrette e sbilanciate in eccesso”.

Praticare sport sembra innescare, nelle abitudini di vita degli adolescenti,  un importante circolo virtuoso. Dai dati dell’Osservatorio SIP emergono, infatti, evidenze circa i benefici, diretti e indiretti, che lo sport produce nei giovanissimi. Certamente per quanto riguarda le abitudini alimentari: a dichiarare di avere una alimentazione molto variata è il 50,2% degli “sportivi” (ovvero coloro che praticano più di 2 ore alla settimana di sport oltre quello fatto a scuola) contro il 40% dei “sedentari” (quelli che non praticano alcuna attività fisico-sportiva extrascolastica) così come il 63% degli sportivi afferma di fare sempre la prima colazione contro il 50% dei “sedentari”.  Chi fa più sport segue meno diete (24% vs 30%) ma, soprattutto, scende sensibilmente, tra gli “sportivi”, la percentuale di chi se l’è autoprescritta (30% vs 41%).

Diminuisce anche, tra chi fa sport, la percentuale sia di chi fuma sigarette (che passa dal 35,4% al 30,8%), sia di chi ha dichiarato di avere avuto almeno una esperienza con fumo di droghe (dal 9,1% al 5,8%).

I dati dell’Osservatorio SIP sfatano anche il luogo comune secondo il quale sport e studio non andrebbero d’accordo. Sono infatti proprio gli “sportivi” ad avere un rendimento scolastico migliore rispetto ai “sedentari”: dichiara di “andare bene a scuola” il  56,5% dei primi contro il 40,3% dei secondi. E questo dedicando allo studio quotidiano un numero di ore pressoché confrontabile. Ma c’è di più: gli “sportivi” sono anche lettori di libri ‘non scolastici’ più accaniti.

“Se c’è una area di attività alla quale lo sport sottrae tempo agli adolescenti – afferma Maurizio Tucci, curatore delle indagini SIP e Presidente della Associazione Laboratorio Adolescenza – è quella di Internet e della televisione e ciò rappresenta un ulteriore elemento positivo, considerando i guasti che, specie a quell’età, un utilizzo eccessivo  di questi mezzi può provocare”. Dai dati dell’Osservatorio SIP emerge, infatti, che con l’aumentare del tempo dedicato allo sport la percentuale di adolescenti che trascorre più di tre ore al giorno davanti alla TV scende dal 19% al 16% e scende, soprattutto quella di chi trascorre più di 3 ore al giorno collegato in rete (dal 21,5% al 14,2%).

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