Orientamento efficace: il lavoro che cambia e le opportunità del digitale. Le professioni più ricercate per il 2020

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Un efficace orientamento vuol dire avere gli strumenti utili a muoversi in un mondo del lavoro in costante trasformazione.

L’innovazione tecnologica, la comparsa di nuovi mercati e l’emergere di nuove tendenze di consumo, la mobilità geografica delle aziende e delle persone, la nascita di nuove professioni e di nuove competenze trasversali sono solo alcuni degli aspetti che generano cambiamento. Proviamo a spacchettare questo mondo nelle sue componenti principali: il mercato, l’organizzazione aziendale e le più recenti forme di impiego.

Le professioni più ricercate per il 2020

Monitorare l’andamento del mercato ci fa stimare i possibili scenari futuri. Guardando ai macro-dati si comprende anzitutto quali sono i settori che offrono prospettive di lavoro migliori. Entro il 2020 l’occupazione aumenterà del 2,1% (+0,4% annuo). Continueranno a calare gli occupati nell’industria mentre cresceranno ancora i servizi (+2,6 % annuo). Tra questi ci sono quelli tradizionali (come il commercio), quelli dei servizi alla persona (sanità e assistenza sociale, l’istruzione, trasporti e turismo) e quelli della pubblica amministrazione. Le aziende cercheranno prevalentemente figure con elevate competenze (dirigenti, professioni specialistiche e tecniche) e punteranno sui saperi di alto livello e hi-tech. A beneficiarne saranno soprattutto i laureati. Si prevede infatti che ne entreranno 787mila. Meno favoriti invece saranno i diplomati, il cui fabbisogno crescerà del 1,9% contro il 3,3% dei laureati. Nel 2020 i laureati più richiesti saranno quelli con indirizzo economico-statistico, seguiti dai medici e paramedici e dalle varie branche dell’ingegneria.

A partire dalla metà degli anni Duemila l’innovazione tecnologica ha accelerato il cambiamento, questa volta attraverso la diffusione di internet e la produzione di massa dei tablet e degli smartphone. Essere costantemente connessi in tutti i luoghi ha conseguenze centrali sull’economia contemporanea. Le conseguenze principali nell’organizzazione del lavoro sono due: l’economia 4.0 e lo smart working.

Le opportunità dell’economia 4.0

Si dice spesso che siamo solo all’inizio di una Quarta Rivoluzione Industriale, in cui settori precedentemente separati tra loro, quali l’intelligenza artificiale e l’apprendimento automatico, la robotica, le nanotecnologie, la stampa 3D, la genetica e le biotecnologie, si stanno ampliando, crescendo l’uno sull’altro. Al centro di questa rivoluzione ci sono le cosiddette piattaforme digitali, ovvero l’utilizzo delle piattaforme di co-creazione di valore basate sulla interazione tra consumatori e produttori. Basti pensare alle aziende come AirBnb, Amazon, Google, Facebook, Youtube, Ebay o Uber. In questi casi la tecnologia viene usata per connettere persone, organizzazioni e risorse in un ecosistema interattivo in cui chi vende coopera con chi compra, usa o consuma. Si supera il classico percorso dal produttore al consumatore per passare alla collaborazione fra le varie parti. Le opportunità di impiego in questo settore riguardano pertanto l’auto-impiego (chi si organizza per vendere online beni e servizi), ma anche le numerose professioni dell’Information & Communication Technology (ICT). Secondo recenti stime della Commissione Europea, nel 2020 ci saranno circa 1 milione di posti di lavoro in più nell’ICT. Ciò vuol dire che per cogliere le opportunità dell’economia 4.0 ci sarà bisogno dello sviluppo di competenze digitali a 360 gradi, come in parte suggerito dal documento di indirizzo del MIUR Piano Nazionale Scuola Digitale. Tra i profili più ricercati ci sono lo sviluppatore di software, il programmatore, il SEO specialist, il social media manager e tante altre professioni che segnano straordinarie tendenze di crescita per l’immediato futuro.

Il lavoro agile o smart working

Ovviamente nell’economia 4.0, basata su internet e sulle piattaforme, bisogna anche cambiare abitudini e modi di pensare all’organizzazione del lavoro. Buona parte delle attività lavorative si può svolgere attraverso strumenti elettronici connessi alla rete e, attraverso la tecnologia cloud (es. Dropbox, Google Drive, WeTransfer), si entra in possesso della totalità delle informazioni necessarie per svolgere la propria attività. Qui il lavoro può essere qualificato né come dipendente, né come autonomo, bensì come una sorta di lavoro “di rete”. In questo contesto si diffonde il cosiddetto smart working, o lavaro agile, in cui il lavoratore svolge le proprie attività in modo flessibile e a distanza. Si lavora per obiettivi di produttività da raggiungere in piena autonomia e con un crescente grado di responsabilità sul proprio operato, gestendo da remoto i clienti. Un modello impensabile senza la digitalizzazione dell’economia, l’utilizzo del mobile e delle nuove piattaforme informatiche.

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