Organico autonomia. Unicobas: docenti titolari non “cedano” ore, immessi in fase C smettano di essere innamorati di assunzioni qualsivoglia. 21 ottobre sciopero generale

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Con un apposito comunicato Unicobas risponde alle critiche mosse ad una precedente comunicazione sulla perdità di titolarità per i docenti che accettino ore di potenziamento e invita i docenti immessi in fase C a scioperare il 21 ottobre.

UNICOBAS – Un No sociale che metterà in piazza una grande manifestazione dell’ ‘altra società’, in piena campagna referendaria, il giorno successivo, Sabato 22 Ottobre nella capitale, una ‘due giorni’ che si chiuderà con un grande NO Renzi day. Una ‘due giorni’ alla quale invitiamo, con costruzione comune senza ‘primogeniture’, tutti coloro che sono schierati per il NO alla ‘deforma’ costituzionale, Cgil compresa.

La Scuola, che è stata ed è avanguardia della lotta contro le velleità renziane, siamo impegnati nel contrastare la messa a regime della L. 107/2015. Ci siamo battuti coerentemente contro l’elezione dei comitati di s-valutazione per il bonus premiale, e siamo impegnati nello sviluppo di contenziosi legali laddove i dirigenti hanno assegnato il ‘bonus’ con ‘collegi imperfetti’. Ma ora s’apre un nuovo scenario, a cominciare dallo ‘spezzatino’ delle cattedre:

1) NO alla dispersione delle ore dei docenti titolari. Con la scusa che i posti presenti nel cd. ‘organico dell’autonomia’ dovrebbero ‘integrarsi’, è in atto una vera e propria campagna di cessione delle ore di cattedra avviata da molti dirigenti scolastici verso i docenti (assunti ante L. 107 o assunti nelle varie fasi con esclusione della fase ‘C’ e neo-trasferiti) che hanno conservato la titolarità nonostante la L. 107/2015.

Se la maggior parte dei presidi che si sta muovendo in questa direzione, ben sapendo che non si possono operare ‘spezzatini’ ed amputazioni di cattedra d’ufficio, chiede le ore ai titolari di cattedra, ritraendo la richiesta a fronte di un semplice diniego, ci sono dirigenti che hanno realizzato una generalizzata riduzione delle ore di cattedra imponendola come diktat o facendola passare in Collegi Docenti poco accorti (perché neppure il Collegio può comprimere un diritto soggettivo), come fosse una conseguenza ‘inappellabile’ e diretta della L. 107, quando non hanno tolto cattedre intere e passato al direttamente al potenziato numerosi colleghi (in primis quelli che loro hanno ritenuto ‘contrastivi’)

. In realtà la disposizione di legge è esattamente opposta, che recita: (l’organico dell’autonomia è) “costituito dai posti comuni, per il sostegno e per il potenziamento dell’offerta formativa” (L. 107/2015, comma 63).

Si tratta di tre CATEGORIE GIURIDICAMENTE DIVERSE (non a caso citate, e citate separatamente). Tralasceremo la povertà pedagogica e deontologica di un’idea tanto confusa e disvaloriale di scuola, dove tutti i docenti vengono ‘comandati’ senza colpo ferire dal dirigente ad occuparsi di qualsiasi materia, disciplina, categoria didattica e formativa senza titolo adeguato, senza l’abilitazione corrispondente, o magari ad occuparsi di sostegno senza titoli di specializzazione, con il pretesto che ‘fanno parte di un unico organico’.

Tralasceremo queste follie didattiche che sottendono alla L. 107 (anche per questo anticostituzionale), che, infatti, come sosteniamo da tempo a colpi di ricorsi (gratuiti per gli iscritti), va combattuta caso per caso.

Ma abbiamo il diritto (ed il dovere sindacale) di ricordare a chi ‘fase C’ non è, che neppure la L. 107 giunge sino ad eliminare la titolarità di quanti sono nell’organico di una scuola, se fanno parte APPUNTO dei “posti comuni” o “per il sostegno” (mentre invece, con la trovata degli ‘ambiti’ e l’eliminazione della titolarità per gli ultimi assunti e, nel futuro, per chiunque faccia domanda di trasferimento, ne insidia la titolarità solo se saranno costretti a cambiare istituto o se risulteranno perdenti posto).

Da quando esiste la scuola, non basta certo essere genericamente ‘in organico’ in un istituto perché questo comporti la sparizione delle abilitazioni, dei titoli e delle specializzazioni e si possa obbligare un docente a trasformarsi in altro da ‘sé’, ad ‘insegnare’ materie diverse da quelle per le quali è stato formato, men che meno a fare supplenze a detrimento delle ore di cattedra alle quali ha diritto (e neppure ad impegnarsi in ‘progetti’ collettivi dei quali non intende far parte e sempre a detrimento delle ore di cattedra alle quali ha diritto).

Infatti esistono le graduatorie di istituto, che la L. 107 non ha abolito. E la domanda che occorre porsi è proprio: perché la L. 107 non le ha abolite? Perché i titolari di ‘scuola comune’, categoria dentro la quale vengono ricompresi tutti i titolari di cattedra o comunque i titolari sull’istituto, avessero anche ottenuto trasferimento quest’anno solo sull’organico potenziato (ma solo perché non vi erano cattedre a disposizione – cosa diversa quindi dai neo-assunti di fase ‘C’) o di sostegno, hanno diritto, nei limiti delle cattedre presenti, AD UNA CATTEDRA PIENA o, al limite, a ciò che sino a ieri si chiamava ‘spezzone’, con relativa ‘cattedra a completamento orario’ (un’altra dizione, ben conosciuta da circa 40 anni). Il principale problema (soprattutto oggi ultracollegato DI FATTO alla titolarità) riguarda le assegnazioni: a chi è titolare (a meno che non sia egli stesso d’accordo a cedere pericolosamente le proprie ore – cosa della quale non si vede comunque ‘beneficio’ alcuno né per il soggetto, né per la qualità della scuola), se esiste, va assegnata una cattedra piena, come è sempre stato, ed in ciò si deve seguire la graduatoria interna.

Contrariamente si consentirebbe una deriva molto rischiosa, derogando da diritti che persino la stessa L. 107 non mette in discussione, come anche la continuità didattica ed il dovere per il DS di attenersi ad esempio ai criteri sanciti nella contrattazione di istituto per l’assegnazione dei docenti ai plessi (stessa cosa vale per gli Ata che subiscono lo stesso tipo di attacco con la legge Madia).

Secondo alcuni sostenitori ingenui dell’operazione, l’Unicobas metterebbe impropriamente in relazione il ‘potenziamento’ (…) con la titolarità e faremmo confusione tra titolarità e assegnazione delle ore e classi, relazione che nulla avrebbe a che fare con la graduatoria interna di istituto. Si gioca sulla definizione ‘ragioneristica’, ma si fa una grande confusione sulla sostanza.

È vero che il dirigente ‘assegna i docenti alle classi’, ma persino secondo la L. 107 (esclusa la vergogna delle regole destinate all’organico del ‘potenziamento’ che, peraltro, per definizione, richiama la logica dell’organico AGGIUNTIVO, come recita la stessa L. 107, per ‘progetti’, di ‘recupero’ ed ‘arricchimento dell’offerta formativa’ – ché certo non poteva affermarsi che in realtà si voleva destinare decine di migliaia di neo-assunti ad una mera opera di supplenza a vita) non può snaturarne la funzione professionale sottraendo loro le ore di cattedra senza adeguata e grave motivazione, con determinante nocumento anche per gli alunni che improvvisamente vedrebbero negata discrezionalmente e senza giusta causa la continuità didattica, uno dei primi valori da garantire per la qualità della scuola.

Un insegnante, prima di tutto, ha diritto ad una cattedra piena. Non crediamo si possa nutrire nostalgia delle cattedre a ‘completamento orario’ che prima (oltre la L. 270/1982) determinarono la nascita della ‘DOP’ e poi confinarono nella Dotazione Organica Provinciale, anche per decenni, decine di migliaia di docenti!

Costoro sostengono che sia appunto alle graduatorie che i sindacati dovrebbero invece ‘interessarsi’ chiedendo di specificare nel prossimo CCN della mobilità che le scuole dovranno costituire graduatorie interne d’istituto uniche chiarendo i meccanismi per l’individuazione dei soprannumerari.

Qui siamo davvero all’ambiguità più totale. Le graduatorie esistono proprio per la determinazione dei soprannumerari, e qualora si facesse (come si dovrebbe) un’unica graduatoria interna, in coda finirebbero sempre e comunque i neo-assunti della fase ‘C’. Ergo, il discorso che fa l’Unicobas è più che lineare (essendo tali graduatorie legate all’anzianità nell’istituto e, soprattutto, al requisito del ‘possesso’ di cattedre complete – tanto che, se c’è una contrazione di QUELL’ORGANICO DI SCUOLA COMUNE, e solo di quello, all’ultimo in graduatoria viene assegnato, quando c’è, uno ‘spezzone’ di ore), difendendo lo stato attuale delle cattedre.

Secondariamente è del tutto evidente che questo la legge, conservando la titolarità solo a quanti l’hanno acquisita ALL’INTERNO DELL’ORGANICO DI SCUOLA COMUNE E DI SOSTEGNO (e non al ‘potenziamento’), non lo consente, perché negherebbe se stessa e perché vuole che col tempo la TITOLARITÀ IN SÉ resti solo un ricordo, proprio con la graduale estensione dell’organico potenziato che la Giannini vuole cresca sino ad occupare tutto l’istituto ideale-scuola, cosa che nel tempo si realizzerà matematicamente con il pensionamento dei docenti assunti ante-legem, PROPRIO GRAZIE ALLA CONSERVAZIONE DELLA SEPARAZIONE ALL’INTERNO DEL GENERALE ‘ORGANICO’ DI ISTITUTO (OGGI DETTO DELLA ‘AUTONOMIA’) fra organico di scuola comune, di sostegno e del ‘potenziato’.

Un modello di ‘scuola’ dove la libertà d’insegnamento (unica garanzia per la libertà di apprendimento) e la professionalità docente verrà compressa fra istituti dove il dirigente-manager potrà far degli insegnanti ciò che vorrà ed AMBITI TERRITORIALI dove i dirigenti del territorio (con la chiamata diretta) o l’Ufficio Scolastico Provinciale (d’ufficio) potranno decidere se farli andare a 50 o più chilometri da casa (si pensi alle aree metropolitane) a seconda del loro ‘sfizio’. E l’Unicobas dovrebbe tacere, dovrebbe avallare una manovra così politicamente ignobile? Ridicolo poi sostenere di specificare nel prossimo CCN della mobilità che le scuole dovranno costituire graduatorie interne d’istituto uniche, perché un accordo non può modificare una legge. Queste sono ‘barzellette’, come quelle di quanti oggi dichiarano che il ‘bonus’ per i ‘meritevoli’ è stato ‘contrattato’ (cosa che peraltro sottende l’acquiescenza a questo istituto ridicolo), perché quell’assegnazione non è, e non sarà mai, salvo eventuale modifica della L. 107/2015, di natura contrattuale (almeno nella forma dell’attribuzione, che in diritto è SOSTANZA).

2) No al demansionamento dei docenti dell’organico ‘potenziato’. L’utilizzazione dei neo-assunti di fase ‘C’ in modo indiscriminato sulle supplenze (anziché su progetti, laboratori, etc.), così come l’utilizzazione dei medesimi su materie per le quali non sono abilitati, integra un elementare DEMANSIONAMENTO, che non può essere certo risolto con la cessione di alcune ore cattedra (molte o poche), bensì con ricorsi mirati, né con la ‘parificazione’ di tutti nell’annullamento dei diritti derivanti dal proprio stato giuridico.

Denunciamo il demansionamento di molti docenti del potenziamento mandati con abilitazione ‘x’ in istituti che chiedevano abilitati ‘y’, inviati in un comprensivo anche se abilitati ad insegnare latino e greco nei licei, e per di più a far da tappabuchi e supplenze (il massimo della deprofessionalizzazione).

I neo-assunti di fase ‘C’, troppo spesso innamorati di assunzioni qualsivoglia (e per questo spinti persino a non firmare i quesiti referendari per l’abrogazione della L. 107) SCIOPERINO DAVVERO QUESTA VOLTA e facciano ricorso contro il demansionamento, invece di essere spinti ad aspirare ad una manciata di ore di chi ha lottato anche per loro.

Se vogliamo fare un’opera culturalmente meritoria, diamo loro da leggere “La servitù volontaria”, dove si spiega bene come ci si vende per una carota più che per un bastone, e come sia possibile (ed automatico) poi scambiare il livellamento in basso e la schiavitù di tutti per ‘eguaglianza’ (Orwell docet).

Maria Grazia Argiolas (Rappresentante Legale Unicobas)

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