Non si può pretendere il volontariato dagli insegnanti qualificati. Lettera

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Lettera aperta al Ministro Giannini, al Presidente del Consiglio e ai Sindacati del comparto scuola.

Ho scelto di diventare insegnante dopo un dottorato di ricerca in Fisica della particelle elementari perché credo nel valore dell'istruzione, credo di poter contribuire alla crescita del Paese accompagnando gli adolescenti nel proprio percorso di cittadini consapevoli e responsabili.

Lettera aperta al Ministro Giannini, al Presidente del Consiglio e ai Sindacati del comparto scuola.

Ho scelto di diventare insegnante dopo un dottorato di ricerca in Fisica della particelle elementari perché credo nel valore dell'istruzione, credo di poter contribuire alla crescita del Paese accompagnando gli adolescenti nel proprio percorso di cittadini consapevoli e responsabili.

Oggi, da insegnante di ruolo di matematica e fisica, devo dire però che la disillusione e la voglia di fare iniziano a scemare. Ho apprezzato i principi ispiratori della legge 107, la volontà di cambiare le cose: il piano straordinario di assunzione, la valutazione degli insegnanti, la formazione obbligatoria. La loro realizzazione pratica? Pessima. Non discuterò dell'assunzione di massa di insegnanti di discipline di cui le scuole non hanno bisogno, né della assurdità dell'assenza di un corpo di esperti a cui affidare l'osservazione e la valutazione del lavoro degli insegnanti,  e neppure dell'inesistenza del controllo della qualità didattica dei percorsi di abilitazione o di aggiornamento. Qui voglio solo riflettere sul fatto che il nostro lavoro va riconosciuto, nero su bianco, in un nuovo contratto. NUOVO di zecca, non ricopiato dal precedente con la modifica delle tabelle stipendiali. E' giunto il momento di far vedere che gli insegnanti non sono tutti uguali: ci sono quelli che correggono migliaia di compiti (personalmente circa 230 al mese) e quelli che non lo fanno, non perché siano scansafatiche,  ma perché la disciplina che insegnano lo permette. C'è chi deve preparare gli studenti a svolgere compiti di maturità di prima o seconda prova e chi non avrà mai quest'onere.  C'è chi insegna secondo la metodologia CLIL per tutto l'anno, e c'è chi non sa neanche cosa sia il CLIL. C'è chi studia e pratica nuove forme di didattica e chi no.

Le differenze ci sono,  ma se non volete riconoscerle, allora costringeteci a stare a scuola per 35 ore a settimana onnicomprensive. Così almeno saremo tutti trattati allo stesso modo.
Non mi si dica che ora è previsto il bonus per il merito, perché quello premierà in larga parte chi assume incarichi aggiuntivi: qui si parla del lavoro che tutti dobbiamo svolgere per ordinamento, non di quello che scegliamo se svolgere o meno.

Io insegno con metodologia CLIL in tre classi di liceo linguistico matematica o fisica, dopo aver conseguito a mie spese la certificazione linguistica (C1) e metodologica, con frequenza obbligatoria. La remunerazione per questa attività in classe, OBBLIGATORIA dalla riforma Gelmini, è NULLA. Non solo, ma va ad incastrarsi con gli altri 5 insegnamenti da impartire, per un totale di 7 classi in vari indirizzi liceali.

L'unico riconoscimento, se così si può chiamare, è un misero punto nella graduatoria interna al pari di certi master, ai cui esami finali invito il MIUR ad assistere. Lo stipendio di circa 1300 euro netti, secondo voi, è adeguato alla prestazione fornita? Io non credo. Il lavoro che altri non fanno va pagato oppure va preteso da tutti. È l'ora di finirla di pretendere il volontariato dagli insegnanti qualificati. Se non avete idee, copiate quello che fanno altrove: mezza Europa è più avanti di noi. Un suggerimento lo do io: che i sindacalisti siano pagati dagli iscritti e non dal MIUR.

Ersilio Castorina

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