Non abbastanza preparato per il ruolo, preparatissimo per le supplenze: identikit dell’insegnante tipo dopo il concorso a cattedra. In Sardegna scuola ko

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Un gran numero di docenti non ha superato l’esame, ma parte dei candidati a diventare di ruolo in Sardegna non ha ancora ricevuto l’esito della prova perché i compiti non sono stati corretti.

Dalle primarie alle superiori è il caos e la conferma del precariato a vita.

Non abbastanza preparato per meritarsi la sospirata cattedra, preparatissimo invece per continuare, da precario, a insegnare le sue materie. È l’identikit dell’insegnante tipo che viene fuori dall’ultimo concorso della scuola. Il primo dopo il varo della legge 107, che disegna la “buona scuola” voluta dal governo Renzi. Per ora regna il caos. Dalle materne alla Primarie sino alle Superiori: cattedre vacanti, un altissimo numero di docenti con la valigia. Rassegnati ad andare via per lasciare il loro posto a chi ha più titoli, perché vincitore di concorso e dunque diventato di ruolo. Il concorso nato con l’obiettivo di stabilizzare e premiare le eccellenze per ora non sembra avere ottenuto grandi risultati. Soprattutto perché sono state moltissime le bocciature: docenti considerati non idonei, nonostante quasi sempre insegnino da molti anni e continueranno a farlo, anche se hanno fallito l’esame della vita.

Tempi lunghi . I numeri e le percentuali totali di promossi e bocciati ancora non si conoscono. Perché, nonostante i tanti mesi trascorsi, per alcune classi di concorso gli elaborati non sono stati corretti. È il caso delle scuole per l’Infanzia e Primaria: i posti a disposizione nell’isola erano 700, 3150 i candidati. Molto critico Alessandro Cherchi, segretario generale regionale Uil scuola: «Non abbiamo idea di quali siano i tempi, perché l’Ufficio scolastico regionale non comunica alcun dato riguardante l’attività delle commissioni, modificate più volte in seguito alle dimissioni di alcuni componenti».

Bocciati . In altri casi invece le prove, scritte e orali, sono state sono state completate e il giudizio è arrivato. È stato impietoso per moltissimi candidati. Qualche esempio. Neppure un terzo dei docenti di italiano ha conquistato la cattedra: dei 245 posti disponibili per la scuola media e superiore risulta ne siano stati assegnati solo 73. Percentuali simili per la classe di concorso Matematica e Scienze alla scuola media: 99 posti, 39 vincitori. Ancora peggio è andata tra gli insegnanti di Arte, scuola media e superiore: a fronte di 80 cattedre libere sono soltanto 17 i docenti promossi. Però, rivela una di loro «solo cinque hanno avuto l’immissione in ruolo. Gli altri dovranno aspettare, saranno sistemati entro i prossimi tre anni. Nel frattempo continueranno a fare i precari. Ma allora questo concorso a che cosa è servito? Perché sono stati “messi in palio” posti che in realtà non ci sono?»

I dubbi . Laureati, specializzati, un curriculum di tutto rispetto e tante soddisfazioni nel corso della dura vita da precari. Per la maggior parte di loro il concorso doveva essere una formalità. Invece sono stati bocciati. «È molto strano che numerosissimi docenti abilitati in prevalenza dalle Università di Sassari e Cagliari non siano stati in grado di superare una prova di verifica sulle loro capacità di insegnamento», dice Cherchi della Uil. Che tira in ballo altre possibili cause: «L’incongruenza dei quesiti, il poco tempo a disposizione, la formazione dei commissari (alcuni dei quali pensionati) profondamente diversa da quella dei candidati».

“La supplentite” . Escono dalla porta e rientrano dalla finestra: non abbastanza bravi per fare i titolari, indispensabili come riserve. L’alto numero di bocciature si traduce in questo: molte cattedre restano vacanti e a metterci una pezza vengono chiamati i supplenti, cioè proprio coloro che non hanno superato il concorso.

Le critiche .

«Non c’è stata alcuna rivoluzione, nonostante i toni entusiastici dell’Ufficio scolastico regionale e del suo direttore Francesco Feliziani – aggiunge Alessandro Cherchi –. Tra bocciature e immissioni in ruolo affrettate e sbagliate la scuola resta ancora in piedi grazie ai precari».

ALESSANDRO CHERCHI
SEGRETERIO GENERALE REGIONALE UIL SCUOLA SARDEGNA

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