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Il valore educativo del museo

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di Pierfranco Bruni – Scuola e Museo diventa sempre più un incontro fondamentale. Beni culturali e processi educativi sono la rappresentazione di una identità di un territorio.

di Pierfranco Bruni – Scuola e Museo diventa sempre più un incontro fondamentale. Beni culturali e processi educativi sono la rappresentazione di una identità di un territorio.

Senza futuro il Museo è un luogo spento. Il suo futuro si percorre sulla linea di una progettualità educativa che pone al centro sì una pedagogia del Museo ma anche una frequentabilità del Museo intesa in termini di appropriazione del bene che il Museo incamera.

La questione non riguarda più tanto la messa in opera di nuove tecnologie ma ciò che maggiormente interessa è la rivisitazione della concezione del Museo intesa in termini di aggancio con la società. La Riforma Franceschini sull’autonomia del Musei è fondamentale. Nel Museo c'è sì il racconto, come già si diceva, di una metafora o il viaggi verso i miti del tempo passato ma questo non basta. Bisogna poterli proiettare in una dimensione altra che è quella non solo della contemplazione ma anche della realizzazione di un futuro.

Ciò interessa sia i piccoli che i grandi Musei , sia i piccoli che i grandi centri. Il paese o la città sono parte integrante del Museo. Qualsiasi tipologia abbia il Museo non può fare i conti con una determinata realtà contestuale e quindi con la storia in cui il Museo si trova ad orbitare e ad operare.

Ma un fatto è certo, al di là della tipologia, la funzione del Museo non può non essere che educativa. Educativa anche nel senso del rispetto di una identità da salvaguardare. Una identità da riproporre. Il Museo non custodisce soltanto. Elabora anche. Ecco perché bisogna pensare a questa struttura con una capacità imprenditoriale. Le finalità didattiche sono finalità educative ma sono anche finalità produttive.

Le finalità del Museo sono principalmente didattiche. È su questo versante che, a mio avviso, bisogna tendere soprattutto in una società non solo multimediale ma direzionalmente volta alla solitudine.

Vivien Joan Hieber, in un suo articolo, nel quale parla di paradosso all'italiana, in riferimento ai musei, sostiene: "Il paradosso è che proprio l'Italia, prima al mondo in quanto a opere d'arte in suo possesso, è l'ultima nella capacità di sfruttarle". E ci sono motivi di fondo che testimoniano (o giustificano) una tale affermazione. Più volte ho sostenuto che un Museo deve essere considerato non solo (o non unicamente) il luogo del sapere o un luogo dei saperi specializzati ma anche un luogo della progettualità.

Ancora Vivien Joan Hieber osserva : " L'Italia non è affatto pronta a competere con i grandi musei moderni , ( l'unica eccezione in questo caso sono i Musei Vaticani , che non sono dello Stato italiano ) per la semplice ragione che il museo italiano non è un organismo autonomo, ma un semplice ufficio interno di una Soprintendenza. Questo fatto implica che non esiste la figura di 'direttore del museo ' se non in alcuni casi particolari". ( "Idea" nn.10-12, 1993).

Ci sono problemi di natura gestionale e ci sono problemi di ordine culturale. Ma c'è alla base di tutto una motivazione politica con la quale oggi più che mai bisogna confrontarsi.

Il concetto moderno di bene culturale poggia le sue radici su tre punti fondamentali. Il rispetto della tradizione come identità. Il rispetto del dato scientifico. Il rispetto della funzionalità in termini didattici e progettuali. Nessuno dei tre punti può vivere separatamente. Ci sarebbe poi un quarto punto che raccoglierebbe tutti gli altri. Il bene culturale come impresa ( è un concetto molto caro, come si già notato, a Gianfranco Dioguardi ) è il bene culturale come futuro.

Su questi elementi dovrà misurarsi il dibattito che vede coinvolti il bene culturale tout court e la società moderna. Significa in modo particolare che le Soprintendenze (di qualsiasi natura esse siano ) devono essere portatrici di cultura e quindi devono proporre cultura : non cultura di èlite ma una cultura che possa aggregare le istanze del territorio, le esigenze del fruitore, i bisogni dell'utenza in termini di pedagogia della comunicazione e pedagogia della cultura.

Il Museo non è una struttura avulsa dal conflitto culturale e ideologico in cui troviamo a dibattere. È dentro una dialettica sia politica che estetica. E anche su questo versante non si può non discutere su elementi che siano alla base politici ed ideologici, d'altronde anche un percorso museale nasce da una scelta certamente scientifica, ma che ha come riferimento una formazione o se si vuole una elaborazione culturale. Una tale elaborazione non nasce dal nulla.

Non si può fare a meno di riconsiderare il ruolo e la funzione del Museo all'interno della crisi ideologica e soprattutto all'interno di una crisi di identità che tutti ormai viviamo, se è vero, come io credo e affermo, che il Museo è fondamentalmente una metafora che ci conduce e ci dovrebbe condurre in un viaggio verso quell'identità che è il senso della nascita dei popoli, delle civiltà, dell'uomo. Una direzione che tocca la funzionalità gestionale del Museo ma anche la metafisica del bene culturale come proiezioni di modelli di civiltà

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