UIL. Blocco stipendi per prossimi 10 anni, grazie alla riforma della scuola

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Dopo la conferma da parte del ministro Madia del mancato rinnovo degli stipendi pubblici per tutto il 2015 arriva l’allarme della Uil annuncia che il blocco degli stipendi potrebbe durare per i prossimi 10 anni grazie alla riforma della scuola.

Dopo la conferma da parte del ministro Madia del mancato rinnovo degli stipendi pubblici per tutto il 2015 arriva l’allarme della Uil annuncia che il blocco degli stipendi potrebbe durare per i prossimi 10 anni grazie alla riforma della scuola.

Gli aumenti legati all’anzianità e al merito “partono con il blocco incorporato: retribuzioni per tutti ferme fino al 2019.” rileva la Uil rimarcando che gli stipendi sono fermi dal 2010, dall’inizio della crisi economica.

Le risorse per le retribuzioni del triennio 2016/2018 si riducono di oltre un miliardo di euro e proprio questo non fa che rafforzare l’idea di una configurazione del blocco decennale. Nel blocco, ovviamente, non si tiene conto de “gli scatti degli ultimi tre anni e confermati per l’anzianità 2014- così faticosamente conquistati con l’intesa tra i sindacati Uil, Cisl, Snals e Gilda ed i vari governi che si sono succeduti .”.

Il blocco delle retribuzioni è in netto contrasto con l’esigenza, sottolineata anche dallo stesso premier Matteo Renzi, di riconoscere il valore e i meriti del lavoro svolto dai docenti nelle scuole, appiattisce, anzi, la professionalità di chi, per tanti anni, con spirito di sacrificio, ha continuato a formare le nuove generazioni tra tante difficoltà.





Questo è dimostrato anche dai dati dell’ultimo rapporto Ocse “Uno sguardo all’istruzione 2014” nel quale si evidenzia che nonostante i tagli alle spese destinate all’istruzione, nonostante l’aumento del rapporto studente/insegnante, la qualità della scuola italiana e dell’istruzione di base sono in continuo miglioramento. “Tra i 34 Paesi esaminati con dati disponibili, l’Italia è il solo Paese che registra una diminuzione della spesa pubblica per le istituzioni scolastiche tra il 2000 e il 2011, ed è il Paese con la riduzione più marcata (5%) del volume degli investimenti pubblici tra il 2000 e il 2011.” si legge nel rapporto.

Per approfondire Scuola: per l’Ocse l’istruzione dei giovani è inutile se non porta lavoro

 

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