Troppi passaggi da sostegno a cattedra e continuità didattica: motivi validi per una riforma?
Il Ministro Giannini e il Sottosegretario Faraone hanno annunciato una riforma sul sostegno che vuole correggere due presunte problematiche: i passaggi da sostegno a cattedra e la tendenza a portar fuori dalla classe l'alunno H. Sono due motivi reali?
Il Ministro Giannini e il Sottosegretario Faraone hanno annunciato una riforma sul sostegno che vuole correggere due presunte problematiche: i passaggi da sostegno a cattedra e la tendenza a portar fuori dalla classe l'alunno H. Sono due motivi reali?
LA RIFORMA
Partiamo dalla riforma che abbiamo analizzato in parte grazie anche al contributo di Salvatore Nocera.
I passaggi da sostegno a cattedra
L'obiettivo della riforma è di specializzare personale che continuerà a lavorare con gli alunni disabili, senza considerare il sostegno come un lavoro momentaneo per accedere all'insegnamento curriculare.
Sarà possibile fare domanda di passaggio su cattedra, ma questa non potrà avvenire prima di 10 anni e non può interrompere la continuità didattica dell'alunno. Inoltre, bisognerà essere in possesso dell'abilitazione della materia.
Integrazione
Altro punto criticato dal Governo rigarda la tendenza dei docenti di sostegno di portar fuori dalla classe l'alunno disabile, contravvenendo all'obiettivo stesso dell'integrazione.
Saranno, hanno detto i membri stessi del Governo, tutti gli insegnanti ad occuparsi degli alunni disabili, anticipando anche la volontà di una formazione ad hoc per i doceni curriculari.
Si tratta di due presupposti che hanno, effettivamente, una giustificazione statistica?
ANALIZZIAMO I DATI
Continuità didattica
Quanti alunni cambiano effettivamente docente di sostegno rispetto all'anno precedente?
Secondo i dati statistici forniti dall'Istat, il 44,1% degli alunni della scuola primaria e il 39,8% in quella secondaria di primo grado.
Tempo trascorso in aula
Per quanto riguarda, invece, la tendenza di portar fuori l'alunno disabile dalla classe durante le ore di lezione, pare che, almeno secondo i dati Istat, non ci siano allarmi di sorta. Infatti, i dati dimostrano come gli alunni con disabilità passano la maggior parte del loro tempo all’interno della classe (in media 24,5 ore settimanali per la scuola primaria e 22,7 per quella secondaria) e svolgono attività didattica al di fuori della classe solo per un numero residuale di ore, in media 3,8 ore settimanali nella scuola primaria e 4,4 nella scuola secondaria di primo grado.
Le ore svolte al di fuori della classe salgono a oltre 5 nelle scuole del Nord, mentre scendono nel Mezzogiorno a circa 2 ore sia nelle scuole primarie sia nelle secondarie di primo grado.
Mobilità
Diversa, invece, la questione sulla mobilità, che abbiamo analizzato grazie alla partnership con VoglioIlRuolo che ha elaborato un sistema di analisi dei dati sulla mobilità, offrendo anche un servizio per una scelta migliore della sede.
Le richieste di mobilità da sostegno a cattedra si differenziano in base alle aree. Così, mentre la AD02 mostra un numero di richieste di mobilità superiore rispetto ai docenti che rimangono sul sostegno, pochi chiedono il trasferimento dei docenti dell'AAA e EEE. In percentuale, è la AD03 che vede più docenti rimanere che chiedere il trasferimento.
Dove vanno questi docenti?
In un secondo grafico proponiamo, inoltre, quale classe di concorso e da chi viene scelta a seguito di mobilità.
CONCLUSIONE
Si tratta di motivi validi per una riforma del sostegno? Se l'allarmismo per l'integrazione lanciato dal Governo non trova alcun fondamento, dal momento che le ore trascorse fuori dalla classe sono residuali, il problema maggiore riguarda la continuità didattica. Sono tanti gli studenti che devono cambiare docente da un anno all'altro. La causa può essere causata dall'utilizzo degli insegnanti precari, ma anche dalla mobilità che riguarda soprattutto alcune aree.
I dati in questione sono stati forniti in esclusiva da VoglioIlRuolo ad OrizzonteScuola. Per un loro utilizzo potete contattare [email protected]
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