Supplenze. Trentamila docenti attendono stipendio da mesi: siamo allo stremo. Anief: è l’ora dei decreti

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ANIEF – A meno di cento giorni dalla fine dell’anno scolastico, mentre Miur e Ministero dell’Economia continuano in modo ridicolo a rimbalzarsi le responsabilità, ci sono ancora 30mila insegnanti supplenti che aspettano il loro stipendio:

ANIEF – A meno di cento giorni dalla fine dell’anno scolastico, mentre Miur e Ministero dell’Economia continuano in modo ridicolo a rimbalzarsi le responsabilità, ci sono ancora 30mila insegnanti supplenti che aspettano il loro stipendio:

“Da quattro mesi non prendiamo lo stipendio e ci vengono vagheggiate restituzioni fra più di un anno”, scrive Avvenire riportando la denuncia di un gruppo di docenti precari diretti interessati. “Siamo davvero allo stremo e molti di noi prospettano l'idea di abbandonare i loro incarichi perché non in grado di sostenere le spese, perché scoraggiati da uno stipendio che non arriva, per tacere delle bollette, dei mutui, degli affitti, delle spese delle nostre famiglie”.

Il risultato di questo andare: sono passati dei mesi, le lezioni tra poco volgeranno al termine e assistiamo ad un crescere di lamentele. Le testimonianze dei precari si susseguono: “le nostre giornate, dopo il lavoro, passano fra telefonate al NoiPA, al MIUR, alla Tesoreria Regionale che si rimpallano l’un l’altro le responsabilità e, alla fine, attribuiscono il tutto ad una generica “mancanza di fondi”, scrive Orizzonte Scuola. “Molti di noi continuano a lavorare spinti dall’etica professionale e dalla consapevolezza che gli alunni e le loro famiglie non sono responsabili di questa assurda e scandalosa inadempienza. Siamo di fronte ad uno Stato che firma un contratto con i suoi cittadini e non solo non lo rispetta, ma si nasconde dietro ad un pietoso scaricabarile di responsabilità e rimpalli temporali”, concludono i precari in attesa di stipendio.

Anche le responsabilità non si differenziano molto da quelle dello scorso autunno, quando già si puntava il dito sulla superficialità con cui l’amministrazione affrontava la problematica. Il problema è solo rovesciato. Scrive la stampa specializzata: “secondo il MEF i ritardi dei pagamenti sarebbero imputabili al MIUR nella quasi totalità dei casi. Ma il Ministero dell’Istruzione non ci sta e ha dichiarato che i soldi sono già stati caricati sui POS delle scuole per arrivare fino a giugno, ma NoiPA non sta rispettando le date di emissione dei cedolini”. Insomma, i comparti continuano a “scaricare” le responsabilità vicendevolmente. Con il personale danneggiato, già con meno tutele, a fare da spettatore passivo.

“Poiché il sindacato ritiene sempre meno attendibili i chiarimenti e le promesse dei dirigenti ministeriali, viste le inefficaci rassicurazioni da parte del Mef risalenti al mese di novembre, a questo punto l’unica azione possibile è quella di presentare formale ricorso contro il mancato pagamento degli stipendi”, spiega Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal. “Si tratta di una decisione inevitabile: visto che l’Anief già da tempo ha diffidato sia il Mef, sia l'Istituzione scolastica, senza ottenere risultati concreti, non rimane che passare all’atto legale estremo: non si possono lasciare dei lavoratori, assunti anche a centinaia di chilometri da casa, senza stipendio e senza nemmeno indicazioni certe su quando potranno vedere espletato il diritto, costituzionalmente protetto, dagli articoli 35 e 36 della madre delle nostre leggi”.

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