Spesa pubblica per l’istruzione: incidenza in base al Pil

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Le politiche attuali in materia di crescita e valorizzazione del capitale umano possono essere dedotte facilmente guardando quanto la spesa per l’istruzione e la ricerca incidano rispetto al prodotto interno lordo.

Le politiche attuali in materia di crescita e valorizzazione del capitale umano possono essere dedotte facilmente guardando quanto la spesa per l’istruzione e la ricerca incidano rispetto al prodotto interno lordo.

Quanto spendono i Paesi per migliorare le strutture e incentivare studenti e insegnanti nell’istruzione? E quanto spende l’Italia rispetto agli altri Paesi europei?

L’Italia nel rapporto tra spesa per l’istruzione e la formazione tra i Paesi europei si trova al quintultimo posto prima di Grecia, Slovacchia, Bulgaria e Romania. Il nostro Paese nel 2012 aveva un valore dell’indicatore pari al 4,2 per cento del Pil, decisamente inferiore al valore medio dell’Ue28 (5,3%).




[Fonte foto: Noi Italia]

Gli stati europei che stanziano più risorse, in percentuale al loro Pil ovviamente, per istruzione e formazione sono la Danimarca con il 7,9%, la Svezia con il 6,8%, Cipro con il 6,7% ed Estonia e Slovenia con il 6,4%.

Spesa pubblica per istruzione e formazione nelle regioni italiane

Se si guarda nel dettaglio quali sono le regioni italiane a spendere di più nella percentuale del rapporto tra spesa per l’istruzione e pil? Prima di tutto va chiarito che le regioni del mezzogiorno, che hanno un maggior numero di persone in età scolare, hanno una quota media pari al 6,4 per cento del pil mentre nel Centro Nord la percentuale resta sicuramente più bassa attorno al 3 per cento.

[Fonte foto: Noi Italia]

L’incidenza della spesa pubblica per istruzione e formazione risulta, quindi, più elevata in regioni come Calabria, Sicilia, Campania, Basilicata e Puglia con percentuali tra il 6,1 e il 7,2 per cento, mentre le regioni che hanno un’incidenza più bassa sono la Lombardia con il 2,5 per cento, l’Emilia Romagna con il 2,6 per cento, il Veneto con il 2,7 per cento, il Friuli Veneia Giulia con il 2,9 per cento, al Liguria con il 3 per cento e il Piemonte con il 3,1 per cento

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