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Settimana corta: buona per docenti, meno per gli studenti. Anche se in America diventano più bravi, ma solo in matematica

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Settimana corta sì o no? Ieri vi abbiamo chiesto qual è la vostra esperienza e il risultato è stata una separazione tra le esigenze degli studenti e dei docenti.

Settimana corta sì o no? Ieri vi abbiamo chiesto qual è la vostra esperienza e il risultato è stata una separazione tra le esigenze degli studenti e dei docenti.

Infatti, mentre risulta spesso una soluzione bene accolta per risolvere i problemi legati alla gestione, ad esempio, del giorno libero, altri sostengono che l'esperienza didattica è spesso risultata negativa.

Ad esempio, Rosanna afferma che "per gli studenti il carico di lavoro era troppo concentrato, la 5 e la 6 ora completamente inutili. I pendolari rientravano a casa alle 5 , dovevano mangiare e riposarsi, non avevano tempo per studiare".

Anche Carmen riferisce di una esperienza negativa, " i ragazzi devono essere a scuola almeno un quarto d ora prima e uscire alle due è veramente pesante! Appena finito il pranzo devono cominciare a studiare e non hanno teo per rilassarsi".

Tommaso scende nei dettagli della propria esperienza: "Ho lavorato in un professionale dove l'orario settimanale è di 32-33 ore. Settimana corta voleva dire per i ragazzi due giorni fino alle 15 o un giorno fino alle 16 e tutti gli altri fino alle 14. Già la sesta ora la stanchezza si fa sentire, figuriamoci la settima o l ottava! E con un paninetto a pranzo! E poi cerchiamo di insegnare a studiare ogni giorno, ma come si fa dopo 7 ore di scuola! Ovviamente a molti colleghi faceva comodo (specie se non erano loro a sorbire settime e ottave ore!) e anche gli studenti in genere affermavano di preferire quell'organizzazione al sabato mattina, ma non ho dubbi su cosa sia meglio dal punto di vista del processo apprendimento! Ps: il sottoscritto, non so se perché ultimo arrivato o perché ritenuta più adatta la materia ben due giorni alla settimana faceva lezione dalle 12 alle 16."

Gianni sembra sintetizzare il risultato della nostra breve inchiesta: "Bene per i docenti la settimana corta ma non per i ragazzi, ultime ore fiacche, rientro nel tardo pomeriggio a casa e minor tempo di studio per un maggior numero di ore del giorno dopo… Ho due figli che ho volutamente iscritto su settimane lunghe…"

Mentre Rossella è favorevole su tutti i fronti: "d'accordissimo, sia come prof che come mamma, i ragazzi con un solo giorno libero, magari passato a studiare, non staccano mai, invece con due giorni hanno tempo per riposarsi, svagarsi, fare sport, stare con la famiglia e consolidare l'apprendimento! Se sono utili, anzi indispensabili per noi adulti due giorni di stacco, immaginiamo per un bambino o per un adolescente! E poi basta musi lunghi, racomandati che hanno sempre il sabato, ricatti del d.s che se non fai come dice non te lo concederà mai piu! Ottimo per le sostituzioni, le compresenze e tutte le attività progettuali tra classi parallele ecc ecc… Noi con 32 ore, comunque, facciamo un solo rientro, gli altri giorni fino alle 13.30 e i minuti persi si recuperano con attività alternative (teatro, visite di istruzione ecc)".

Il dibattito si è concentrato molto sui risvolti nella didattica, che sembrerebbero contraddire lo studio svolto da una università della Georgia e del Montana.

Lo studio è stato pubblicato dalla rivista Education, Finance and Policy. Secondo lo studio, i risultati degli studenti che frequentavano una scuola con orario compattato hanno migliorato i rendimenti in matematica, mentre quelli di lettura non hanno avuto cambiamenti.

Stentiamo a dare un valore assoluto a questo studio, significherebbe ammettere una relazione causa-effetto tra settimana corta e competenze in matematica. Nonché la necessità di rintracciare una spiegazione sul motivo per cui le competenze nella lettura non migliorino.

La realtà è che l'insegnamento è un processo molto più complesso che non può essere legato ad un solo fattore, come nel caso della settimana corta. Entrano in gioco le capacità degli insegnanti, la loro motivazione e quella degli studenti e forse, chi lo sa, anche la distribuzione dell'orario scolastico.

Di questo bisognerebbe informare gli studio americani.

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