Scuola: per l’Ocse l’istruzione dei giovani è inutile se non porta lavoro

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La difficoltà nel trovare un lavoro, soprattutto per i giovani, il cui tasso di disoccupazione è vertiginosamente alto, rischia di vanificare e compromettere gli investimenti effettuati nella scuola. A rivelarlo è un rapporto dell’Ocse, “Uno sguardo sull’istruzione 2014”.

La difficoltà nel trovare un lavoro, soprattutto per i giovani, il cui tasso di disoccupazione è vertiginosamente alto, rischia di vanificare e compromettere gli investimenti effettuati nella scuola. A rivelarlo è un rapporto dell’Ocse, “Uno sguardo sull’istruzione 2014”.

Dopo il 2010 è aumentato il numero di giovani che abbandonano gli studi precocemente e le iscrizioni all’Università stanno vivendo un ristagno senza precedenti.
Il dato preoccupante che evidenzia l’Ocse è che il 32% dei giovani, una media di uno su tre, di età compresa tra i 20 e i 24 anni non ha un lavoro e non frequenta alcun corso di formazione. Anche se, sempre secondo l’Ocse, la qualità della scuola italiana è migliorata nonostante i tagli, sembra stare scemando la motivazione dei ragazzi nei confronti dell’istruzione.

 "Tutto lascia pensare che l’università e la scuola non siano viste dai ragazzi e dalle loro famiglie come un aiuto per migliorare la loro posizione sul mercato del lavoro, ma come parte del problema. Il sistema d’istruzione, in particolare la formazione professionale nelle scuole, nel post secondario e anche nelle università, devono essere al centro di una strategia per creare e valorizzare le competenze di cui l’economia ha bisogno" , spiega Fracensco Avvisati, analista Ocse.




Nonostante questi numeri poco confortanti il vero gap, secondo lo studio, è da ricercare nel livello medio di preparazione che la scuola e l’Università offrono ai giovani, livello che resta drammaticamente basso rispetto a quello di altri Paesi dell’area Ocse. Secondo il rapporto i laureati italiani raggiungono a fatica i livelli di competenze di letteratura e matematica dei coetanei finlandesi e giapponesi che non posseggono un titolo di studio universitario.

Da notare che tra i Paesi in area Ocse, l’Italia è l’unico ad aver ridotto, tra il 200 e il 2011, la spesa destinata all’istruzione primaria e secondaria, che è rintracciabile nell’effetto della riduzione del numero degli insegnanti in rapporto al numero degli studenti, rapporto che in passato era nettamente più alto rispetto alla media internazionale e che oggi si è avvicinato a quello degli altri Paesi. "Cio’ dimostra che la qualita’ dell’istruzione non dipende dal numero di insegnanti, ma dalla loro preparazione, dal loro impegno, e da una gestione del personale che motiva i migliori insegnanti a lavorare la’ dove le sfide sono maggiori" , spiega ancora Francesco Avvisati.

La risposta a questo problema da parte del governo viene con la riforma della scuola nella quale si auspica un maggior collegamento tra il mondo della scuola e quello del lavoro. Riforma e Scuola-lavoro. Sono necessari 75mln di euro

 Italia migliora qualità istruzione di base ma livello resta basso. Stipendi bassi ed unico paese a tagliare risorse

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