Riforma scuola. CIDI: Mobilità per conquista scatti senza senso. Organici funzionali occasione per innovare

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Tra i commenti che le varie associazioni e sindacati della scuola hanno riservato alle linee guida presentate da Renzi, ci è sembrata come al solito molto acuta e convincente l’analisi del Centro di Iniziativa Democratica degli Insegnanti. Plauso all’assunzione dei precari delle Gae, ma dure critiche al meccanismo di mobilità dei docenti verso scuole in cui ‘brillare’ di più e vedere così riconosciuto il tanto acclamato ‘merito’.

Tra i commenti che le varie associazioni e sindacati della scuola hanno riservato alle linee guida presentate da Renzi, ci è sembrata come al solito molto acuta e convincente l’analisi del Centro di Iniziativa Democratica degli Insegnanti. Plauso all’assunzione dei precari delle Gae, ma dure critiche al meccanismo di mobilità dei docenti verso scuole in cui ‘brillare’ di più e vedere così riconosciuto il tanto acclamato ‘merito’.

Bagni, questa è una cosa che proprio non avete digerito.

“La nuova ideologia del professionista individualista che fa carriera da solo la trovo aberrante. Chi ha messo mano a queste linee guida nel punto in cui si parla di mobilità per ottenere gli scatti non ha tenuto nel giusto conto il fatto che quello dell’insegnante è un lavoro da professionista di un’istituzione pubblica che ha compiti costituzionali. Il lavoro degli insegnanti si colloca in un effetto di gruppo, nasce dal lavoro coerente di una squadra, non a caso si parla di qualità diffusa in cui tutti hanno un ruolo, dai docenti al personale Ata. La scuola è una macchina educativa: se sali, sei dentro a una macchina che funziona”.

Per continuare la tua metafora, nessuno quindi abbandonerebbe una macchina che cammina spedita per salire a bordo di una carretta, anche se di mezzo ci sono i famosi scatti di merito…

“Direi proprio di no. Per sessanta euro poi… Vorrei che si smettesse di continuare a parlare di scuola illuminando la cattedra e oscurando tutto il resto: una scuola funziona se funziona la sua organizzazione. E’ dal lavoro di équipe che deriva poi anche la soddisfazione professionale. Ma poi, andiamo, nessun bravo avvocato o bravo medico ambirebbe a spostarsi verso uno studio poco prestigioso o un ospedale privo di mezzi, perché dovrebbe volerlo fare un docente?”.
Invece avete apprezzato molto la parte del documento in cui si rimette al centro la formazione.

“Sì, mi pare che finalmente stia penetrando l’idea che nessun insegnante, anche se di ruolo, è mai ‘arrivato’ e che in questo modo possa iniziare finalmente quel processo di Ricerca Azione e di formazione permanente di cui si discute da anni in linea teorica. L’importante è che non si ricada nel meccanismo dei punti e dei corsetti che non servono a nulla. E’ fortemente positiva l’affermazione che vede il collega come il miglior formatore”.

In questi giorni hai seguito le polemiche di alcuni partiti di destra sull’assunzione dei precari dalle graduatorie a esaurimento?

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“Sì, ma continua a sembrarmi straordinario l’obiettivo dell’eliminazione del precariato. La scuola sarà finalmente libera di progettare il suo futuro in maniera autonoma, senza le ipoteche dei contratti a termine. Gli organici risulteranno finalmente potenziati di diverse migliaia di persone, si potrà davvero dare inizio a una stagione di ricerca didattica, in cui le singole scuole saranno motori di innovazione, senza più passare dagli uffici scolastici regionali o dal Miur”.
Tuttavia la storia del nostro sistema scolastico insegna che le grandi stagioni di assunzioni ope legis non sempre hanno portato con sé dinamismo e qualità, in qualche modo ostacolando l’innovazione.

“Questo rischio c’è, certo, ma non possiamo permetterci di credere che con tanti professionisti in più nei loro organici funzionali le nostre scuole debbano continuare a fare quanto hanno fatto finora. Sono sicuro che ci saranno significative ricadute positive in termini di risultati degli apprendimenti dei ragazzi e anche in termini di benessere delle scuole come organizzazioni. So che alcuni partiti parlano di sanatoria strappavoti: io preferisco pensare che questo sia l’atto conclusivo di un periodo difficile per la scuola italiana e che dopo di esso un nuovo sistema di reclutamento con regole certe e uguali per tutti darà inizio a un nuovo corso”.

Che cosa pensi della sottolineatura del ruolo dei dirigenti nelle linee guida?

“Ecco un altro punto che tradisce una visione fortemente aziendalista della scuola. Quella del dirigente oggi è una figura fortemente indebolita sul piano didattico,  che non può avere una visione completa delle esigenze di una scuola”.

A chi dovrebbe spettare, quindi, il compito di mettere a fuoco i bisogni della scuola per procedere poi all’individuazione degli insegnanti da selezionare e coinvolgere?

“Io penso a un comitato tecnico-scientifico formato da quattro, sei persone in grado, per esempio, di valutare e sviluppare il piano dell’offerta formativa. Ma vorrei lasciare i lettori di Orizzonte Scuola insistendo su un punto che mi sta molto a cuore: il piano delle assunzioni potrebbe davvero dotare la nostra scuola di quelle energie che oggi mancano. Avremo il 10 per cento di personale in più negli organici, questo necessariamente dovrà tradursi in energia progettuale, in una stagione nuova. Ecco, le scuole da adesso saranno messe davvero nella possibilità di fare e non ci saranno più alibi per nessuno”.

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