Riforma scuola anche per il sostegno, si potenzierà continuità. Ma l’insegnante di sostegno “sostiene veramente”

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di Mariella Gerardi – In questa calda e lunga estate l’interesse degli insegnanti italiani è rivolto verso una riforma della scuola che sta facendo parlare non poco di sé!

di Mariella Gerardi – In questa calda e lunga estate l’interesse degli insegnanti italiani è rivolto verso una riforma della scuola che sta facendo parlare non poco di sé!

Un miliardo di euro (con la legge di stabilità) puntati sulla scuola che, per il presidente Renzi, resta la vera sfida, un punto fermo sul quale intervenire.

Tanti i contenuti di tale riforma. Si parla di un grande piano di assunzioni, circa 150mila nuovi inserimenti tra personale docente e non docente. Si prevede un concorso a cattedra nel 2015, non dimenticando anche “il pasticcio dei quota96” che rappresenta per Renzi un incidente che andrà superato entro poco tempo.

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. Lo fanno già in 124mila

Ma la riforma della scuola  interessa anche l’insegnamento ai bambini con difficoltà. E’ di pochi giorni fa, infatti, l’approvazione, da parte della Commissione Istruzione del Senato, della risoluzione che garantisce la cosiddetta “continuità didattica”, cioè la possibilità per l’alunno disabile di avere lo stesso insegnante di sostegno durante tutto il ciclo scolastico. Si tratta di un’importante conquista, soprattutto se si considera la situazione di aleatorietà e di insicurezza vissuta spesso dalle famiglie degli alunni con difficoltà, anche se essa potrebbe creare non pochi problemi tecnici, soprattutto laddove il docente di sostegno non è nominato di ruolo.




E’ risaputo, infatti, che negli istituti superiori i docenti di sostegno sono nominati con cadenza annuale per via del fatto che l’organico è quasi tutto di fatto e non di diritto. Sarà interessante vedere come potrà essere superata la norma che impone la nomina annuale per venire incontro alle esigenze dell’alunno di avere continuità didattica.

 

Un altro ostacolo alla continuità didattica potrebbe essere l’utilizzazione sul posto di sostengo del docente di posto comune.

Anche in questo caso il docente che chiede mobilità temporanea può ottenerla su sostegno, ma per un solo anno, contro ciò che si vuol mettere in atto. Come sempre c’è il rischio che i diritti dell’alunno mal si adattino ai diritti dei docenti ed alle norme attualmente in vigore per tutto ciò che riguarda il reclutamento.

C’è di contro che la figura dell’insegnante di sostegno è spesso tenuta in bassa considerazione dalle famiglie e dagli stessi colleghi. Una figura professionale che sta perdendo importanza a causa di molteplici situazioni di criticità presenti in molte realtà scolastiche, relativamente ai processi di inclusione degli alunni con disabilità. Mancano spesso insegnanti di sostegno con competenze ed esperienze adeguate e ad essi si delega quasi totalmente la formazione dell’alunno con difficoltà, tendendo ad allontanarlo dalla classe, con conseguenti fenomeni di emarginazione.

E allora qual è l’importanza dell’insegnante di sostegno oggi?
C’è chi, come Dario Ianes nel suo ultimo libro “L’evoluzione dell’insegnante di sostegno. Verso una didattica inclusiva”, sostiene che la figura dell’insegnante di sostegno andrebbe addirittura abolita e che l’ 80% degli insegnanti di sostegno andrebbe trasformato in insegnanti curricolari, mentre il restante 20% dovrebbe essere destinato alla formazione di gruppi di “esperti iperspecializzati, supervisori itineranti nelle scuole”.

Tale proposta risulta sicuramente interessante ed innovativa ma, al tempo stesso, suscita non poche perplessità come, ad esempio, quella sulla mancanza di formazione da parte dei docenti curriculari circa le didattiche inclusive, con la conseguente necessità di formazione che estenda le competenze dei docenti specializzati a tutti gli insegnanti.
Intanto, rimane l’incertezza ed il malcontento delle famiglie e degli insegnanti stessi. Ci si affida a novità come quella su citata riguardante la continuità didattica per gli alunni in difficoltà. Si spera che la tanto nominata “inclusione” sia un’inclusione totale, volta all’unione di intenti di tutti i soggetti operanti intorno all’alunno disabile.

Ma proprio non c’è soluzione affinché l’insegnamento ai bambini con difficoltà sia degno di essere chiamato tale e sortisca risultati volti all’integrazione e all’inclusione?
O forse si potrebbe cominciare con l’ applicare davvero quanto già previsto dalla legge?

Si, perchè mai come in questo caso va ricordato che la Legge 104 del ‘92 assegna i docenti di sostegno alle classi in cui sono presenti alunni con disabilità e non agli alunni stessi. L’insegnante di sostegno è insegnante di classe. L’alunno disabile appartiene alla classe, non all’insegnante di sostegno.

 Anche e soprattutto partendo dall’applicazione di tale norma si potrà parlare di vera inclusione e si potrà cominciare a dare valore ad una figura professionale, come quella dell’insegnante di sostegno, ormai troppo svalorizzata.

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