Riforma classi di concorso. Per insegnare diritto ed economia sarà valida anche Laurea in Scienze politiche

Di Lalla
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Una delle novità della riforma delle classi di concorso è che alcune categorie di laureati, finora escluse dall'insegnamento di materie coerenti con il loro piano di studi, potranno accedere agli specifici percorsi abilitanti.

Una delle novità della riforma delle classi di concorso è che alcune categorie di laureati, finora escluse dall'insegnamento di materie coerenti con il loro piano di studi, potranno accedere agli specifici percorsi abilitanti.

Ad esempio i laureati in Scienze politiche potranno insegnare discipline giuridiche ed economiche.

Secondo la bozza della tabella, per accedere alla classe 46A, ex 19/A sarà valida anche la laurea in Scienze Politiche purché il piano di studi seguito abbia compreso i corsi annuali (o due semestrali) di: diritto pubblico generale, istituzioni di diritto privato, diritto amministrativo, diritto commerciale.

E' il frutto di un lungo iter che per lungo tempo ha visto esclusi i laureati in Scienze Politiche dopo l'a.a. 2000/01. Solo lo scorso anno, e solo a settembre, il Miur ha pubblicato una nota con la quale autorizzava (a test conclusi) all'ammissione al TFA, il corso di abilitazione per la scuola secondaria, cui hanno fatto seguito vittorie nei tribunali per l'ingiusta esclusione dall'ammissione ai test.

Il Miur quindi ritorna sui suoi passi. Nella bozza della tabella la laurea in Scienze Politiche è citata due volte, una volta come già detto, per le discipline giudiriche ed economiche, e poi per la classe di concorso A18 (ex 36A), ma con il vincolo dell'anno di laurea 2000/01.

La bozza della tabella delle classi di concorso

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