Posizioni economiche ATA. CISL chiede inserimento in Decreto salva-scatti

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red – Oggi in VII Commissione Cultura al Senato si è discusso degli scatti stipendiali del personale della scuola. Audita la CISL che ha chiesto un emendamento che salvi le retribuzioni del personale ATA percepite per aver svolto mansioni ulteriori e più complesse rispetto alle ordinarie.

red – Oggi in VII Commissione Cultura al Senato si è discusso degli scatti stipendiali del personale della scuola. Audita la CISL che ha chiesto un emendamento che salvi le retribuzioni del personale ATA percepite per aver svolto mansioni ulteriori e più complesse rispetto alle ordinarie.

Riportiamo l’intervento del Segretario CISL, Scrima:

Tornando al testo del D.L.3/2014, dobbiamo purtroppo rilevare l’assenza di qualsiasi riferimento a un’altra questione di assoluta urgenza riguardante le posizioni economiche del personale ATA.

Il personale interessato rischia provvedimenti di recupero o di sospensione delle retribuzioni in godimento connesse alle cosiddette “posizioni economiche“, un istituto contrattuale introdotto per corrispondere alla crescente domanda di prestazioni di particolare impegno legate e mansioni ulteriori e più complesse rispetto a quelle previste negli ordinari profili professionali.

Con accordo tra le OO.SS e MIUR del 12 maggio 2011, si sono regolamentati a carattere permanente i criteri, le procedure e le modalità di attribuzione delle posizioni economiche ATA, previste da una sequenza contrattuale conclusasi il 25 luglio 2008.

Il trattamento retributivo corrisposto in relazione alle posizioni economiche previste dai richiamati accordi, è connesso strettamente, come già detto, allo svolgimento di ulteriori e più complesse mansioni e la sua attribuzione avviene progressivamente a quote di personale, dopo l’esito favorevole della frequenza di apposito corso di formazione Il valore della prima posizione economica è determinato in 600 euro annui, da corrispondere in tredici mensilità al personale dell’Area A, e in 1200 euro annui, sempre in tredici mensilità, al personale dell’Area B. La seconda posizione economica è determinata in 1800 euro annui, da corrispondere in tredici mensilità al personale dell’area B.

L’attribuzione di più complesse mansioni costituisce, a nostro avviso, un’eccezione al divieto di superamento della misura del trattamento ordinariamente spettante per l’anno 2010 prevista dall’art.9 del D.L. 78/2010 come modificato dal D.L. 122 del settembre 2013. Sarebbe infatti manifestamente illogico, oltre che palesemente illegittimo, imporre l’effettuazione di mansioni più complesse, ma escludere che possano essere opportunamente compensate; la ratio della norma del 2010 non poteva che riferirsi ad un contesto di mansioni invariate, pena il prodursi di effetti al limite del paradosso.

Nonostante questa evidenza, in sede di procedimento di certificazione del citato accordo del maggio 2011 MEF e Dipartimento della funzione pubblica hanno sollevato rilievi proprio invocando l’applicazione del blocco retributivo a loro parere discendente dalle disposizioni del D.L. 78/2010. Poiché a nostro avviso l’attribuzione di più complesse mansioni determina una fattispecie tale da costituire eccezione al divieto di superamento della misura del trattamento ordinariamente spettante per l’anno 2010, appare inaccettabile quanto si sta determinando per i lavoratori interessati, che rischiano la restituzione di somme legittimamente percepite, in quanto previste e coperte contrattualmente senza alcun aggravio di costi, e soprattutto legate a prestazioni effettivamente svolte.

Questo vale per il recupero del pregresso. Quanto alla prospettiva di veder azzerate le posizioni economiche attribuite a partire dal 2011, è evidente come ciò comporti il venir meno delle misure incentivanti frutto di scelte contrattuali volte a coniugare compiti di maggiore impegno con riconoscimento in termini di valorizzazione professionale, compromettendo la qualità e l’efficienza del servizio ottenuta proprio dall’affidamento delle mansioni di cui si tratta. Proposte emendative che rimedino a questi danni inflitti sia al servizio che al personale interessato sono già state avanzate in precedenti azioni Parlamentari, purtroppo senza alcun esito.

La conversione in legge del D.L.3/2014 può costituire ulteriore occasione per risolvere una questione sulla quale la Cisl Scuola si è detta comunque già pronta alla mobilitazione.

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