Pensione. C’è chi va ma non vorrebbe e chi vuole ma non può (Quota 96)

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redazione – E’ l’Italia delle contraddizioni quella delle pensioni della scuola. Da un lato i docenti che andranno in pensionamento coatto (iniziano ad arrivare le comunicazioni), dall’altro i Quota 96 che la pensione la agognano ma non se ne parla ancora.

redazione – E’ l’Italia delle contraddizioni quella delle pensioni della scuola. Da un lato i docenti che andranno in pensionamento coatto (iniziano ad arrivare le comunicazioni), dall’altro i Quota 96 che la pensione la agognano ma non se ne parla ancora.

Così, riceviamo l’email di un affezionato lettore, Mario Festa, che in questi giorni ha ricevuto la telefonata della sua segreteria per comunicargli che dopo il Decreto Madia che ha abrogato la proroga della pensione, dovrà andare in "riposo forzato".

Pensate un po’ ad un Quota 96 davanti ad una notizia del genere. Niente di paragonabile alla sensazione di sconforto di Mario che in pensione non ci vuole andare, perché a causa dei blocchi stipendiali non ha ancora raggiunto il gradone stipendiale 35, ma ha il 28, nonostante quest’anno abbia raggiunto i 35 anni di servizio. Pensionarsi in questa situazione significherebbe perdere soldi ed ha una moglie e figli a carico. E difatti aveva chiesto altri due anni di servizio per salire di gradone.

"Ci sono tante colleghe (quota 96) – ci scrive Mario – che se ne vorrebbero andare ma sono costrette a restare per la stupidità delle leggi italiane."

Caro Mario, è l’Italia delle contraddizioni.

Ma il nostro affezionato lettore non demorde e ha aperto un profilo su FaceBook, perché seppur pensionando sa come va il mondo oggi, per riunire quanti sono nella sua stessa situazione. Un tempo si sarebbe corsi dal sindacato.

Il suo scopo è una "denuncia collettiva" e perché no, anche un ricorso.

"Grazie per l’eventuale pubblicazione". Grazie a te Mario.

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