Pensione. Andarci prima riscattando la laurea con versamento contributivo volontario

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Uno dei principali temi al centro dell'attuale dibattito politico (e non) è quello pensionistico, al fine di alleviare le rigidità della riforma Fornero e, quindi, rendere più flessibile l'uscita dal mondo del lavoro. 

Uno dei principali temi al centro dell'attuale dibattito politico (e non) è quello pensionistico, al fine di alleviare le rigidità della riforma Fornero e, quindi, rendere più flessibile l'uscita dal mondo del lavoro. 

Governo e sindacati stanno discutendo, ieri in realtà hanno definito l'agenda di lavoro, sull'APE ossia sull'anticipo pensionistico, relativamente al quale il piano del governo, allo stato dell'arte, prevede soltanto l’uscita anticipata fino a tre anni con una penalizzazione sulla pensione percepita fino al 4% per ogni anno di anticipo. Non mancano, tuttavia, misure e provvedimenti da vagliare.

Tra le diverse misure di flessibilità allo studio del governo ne segnaliamo una relativa al riscatto della Laurea, ossia il versamento dei contributi per gli anni di frequenza dell’Università,  in modo da accorciare i tempi per andare in pensione.

Attualmente, il riscatto della Laurea è assai oneroso, in quanto il calcolo viene fatto sulla base dello stipendio attuale che, a fine carriera (quando in genere si procede al riscatto), tende a essere più alto, per cui soltanto pochi soggetti vi fanno ricorso. L'idea, per rendere flessibile tale strumento, consisterebbe nel fatto di non agganciare il versamento dei contributi allo stipendio percepito, ma rendere tale versamento contributivo volontario. Chiaramente, ciò avrà delle ripercussioni al ribasso sull'assegno pensionistico, ma potrebbe permettere di lasciare prima il lavoro.  

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