Organico potenziato, tappabuchi. Stessa sorte per tutto l’organico dell’autonomia? Necessitano linee guida

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E’ ormai passato un anno dall’entrata in vigore della Legge 107 e a breve i dirigenti scolastici, oltre alla nebulosa e discrezionale chiamata diretta, dovranno pure occuparsi della delicata gestione del famigerato organico dell’autonomia di cui ai commi 5 e 63 dell’art.1 Legge 107/2015.

E’ ormai passato un anno dall’entrata in vigore della Legge 107 e a breve i dirigenti scolastici, oltre alla nebulosa e discrezionale chiamata diretta, dovranno pure occuparsi della delicata gestione del famigerato organico dell’autonomia di cui ai commi 5 e 63 dell’art.1 Legge 107/2015.

Quest’ultimo anno, da considerarsi come una fase di rodaggio, ha fatto registrare in molte istituzioni scolastiche, un pessimo utilizzo dell’organico potenziato, porzione del neonato organico dell’autonomia, impiegato in molti casi solo per coprire supplenze brevi, esautorato di già in questo modo dalla pregnante funzionalità di cui lo ha fregiato, con tanta enfasi, il legislatore.

L’organico di potenziamento ha rappresentato solo una mera esternazione oggettiva della parola “risparmio”, una premonizione dell’affermazione tutta italiana della nuova filosofia del docente tappabuchi, defraudato dalla sua titolarità, anzianità di servizio, continuità educativa e didattica e per finire da quella incoraggiante espressione citata nell’art.1 dell’arcinoto DPR n.275 del 1999, “autonomia scolastica (…) garanzia di libertà di insegnamento”. Se per quest’anno il malo destino è toccato solo ai cosiddetti docenti assunti con il piano straordinario di assunzioni della Fase C, costretti ad adattarsi ed autogestirsi nelle classi, a volte anche improvvisando “interventi di educazione, formazione e istruzione mirati allo sviluppo della persona umana” (così recita sempre l’art.1 del DPR 275), a partire dal prossimo anno scolastico tale sorte sarà comune a tutti i docenti dell’organico dell’autonomia, così assisteremo ad un azzeramento di carriera, di anzianità, di continuità e a un livellamento di status professionale. Salvi forse saranno solo quei docenti che hanno ricevuto il bonus per la valorizzazione del merito.

Il Miur aveva già preannunciato questo pareggiamento professionale nella Nota n.2805 dell’11/12/2015 indicando chiaramente che “l’organico dell’autonomia, pertanto, andrà gestito in modo unitario, in modo da valorizzare le professionalità di tutti i Docenti e senza una rigida separazione tra posti comuni e posti di potenziamento, che dovranno gradualmente integrarsi”; a distanza di allora sembra essere sopravvenuto un chiaro stato di default o di limpida volontà, nel non fornire indicazioni operative proprio sull’utilizzo del suddetto organico, perlomeno necessarie ad arginare possibili sforamenti discrezionali e dirigenziali e tutto nel rispetto della funzione docente, in specie di quei docenti che allo stato attuale si trovano già con un congruo numero di anni di servizio e che da settembre potrebbero subire un variazione della loro condizione professionale. Diciamo pure che se l’organico dell’autonomia, come sottolinea il comma 5 della Legge 107, è “funzionale alle esigenze didattiche, organizzative e progettuali delle istituzioni scolastiche come emergenti dal piano triennale dell’offerta formativa”, è anche vero che qualsiasi categoria di docente non può diventare merce per il dirigente scolastico a suo uso e consumo; tutt’al più che l’approssimazione di taluni commi della Legge 107 lasciano nell’interpretazione un’alea che non condurrà a nulla di buono se non a una miriade di contenziosi.

Perciò servono indicazioni precise, puntuali e contingenti, ci si aspettano delle vere e proprie linee guida con criteri predefiniti ( tra l’altro già esistenti!) e che siano valevoli per tutte le scuole del Paese, a garanzia dell’unitarietà del sistema di istruzione (DPR n.275/1999) giusto per consentire a chi dirige un’efficace ed efficiente gestione delle risorse umane ed evitare il caos e le interpretazioni non consone alla norma.

Occorre soprattutto che nelle scuole si facciano avanti tutte le rappresentanze sindacali unitarie e si aprano i tavoli del confronto, che si riconquisti un po’ di energia che questa legge 107 ha reso fiacca perché il pericolo riguarda indistintamente tutti. 

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