M5S: concorsi dal 2020, team per il sostegno, puntare a modernizzazione

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Sono alcuni dei tempi affrontati questa mattina presso la Camera dei Deputati il Convegno durante "Gli Stati Generali della Scuola", organizzato dal Movimento 5 Stelle. Gilda: riforma è spot. Unicobas: abolizione scatti una truffa. ANIEF: ancorare stipendi a inflazione.

Sono alcuni dei tempi affrontati questa mattina presso la Camera dei Deputati il Convegno durante "Gli Stati Generali della Scuola", organizzato dal Movimento 5 Stelle. Gilda: riforma è spot. Unicobas: abolizione scatti una truffa. ANIEF: ancorare stipendi a inflazione.

Silvia Chimienti ha salutato i numerosi intervenuti, che si sono ritrovati a Roma, dopo un fine settimana di lavori a Latina, introducendo gli argomenti affrontati: “Siamo qui oggi per la giornata conclusiva di un evento in cui tutti i cittadini interessati a parlare di scuola si sono riuniti. Il convegno nasce da un’idea degli attivisti del M5S di Torino, con l’idea di creare un Movimento nazionale sui temi della scuola. L’unico modo possibile è creare una sinergia portando avanti le idee dei cittadini su temi che hanno un’importante rilevanza sociale. Importante è creare contatti con le persone che nella scuola operano, per questo oggi ci sono molti docenti, venuti anche da lontano. La nostra volontà è quella di combattere in ogni modo il ‘dossierino’ di Renzi sulla scuola.

Di seguito il resoconto sulle proposte avanzate dai diversi tavoli di lavoro:

Inclusione e Integrazione, coordinato da Simona Quinto: “Abbiamo avuto la collaborazione diretta e indiretta di diverse componenti dell’ambito scolastico. Al centro dell’attenzione l’insegnante di sostegno: grazie alla collaborazione di un genitore, direttamente interessato alla questione, abbiamo pensato a un’équipe di supporto all’insegnante di sostegno, formata da specialisti terapeuti e psicologi”. D’accordo la senatrice commissione cultura, Emanuela Serra: “C’è un testo da noi presentato e approvato da inserire all’interno della Buona Scuola, che è ancora una scatola vuota. Noi cerchiamo di riempirla, mentre il governo continua con programmi propagandistici senza nulla di fatto. C’è solo un pensare di voler fare, ma nella pratica non esiste nulla. Noi ci battiamo in Parlamento perché il diritto ad avere un insegnante di sostegno (e non a cambiarne sei o sette durante l’anno scolastico) sia una realtà. Al momento ci troviamo di fronte a un Governo che ci sbandiera solo la mancanza di fondi, in realtà i soldi ci sono ma vengono sprecati in altro”.

Pedagogia e Didattica, di Antonio Saccoccio: “Ho coordinato il tavolo più numeroso a Latina (25 presenze). La scatola vuota non contiene alcuna idea sulla scuola, non c’è nulla di pedagogico. Manca l’argomento della libertà, mentre il lessico utilizzato contiene parole come: carriera, ‘efficientamento’ (parola tanto brutta quanto dolorosa), qualità. L’insistenza sulla competizione, che è già deleteria per i ragazzi, viene estesa anche ai docenti. Ci troviamo di fronte a un meccanismo diseducativo che genera disastri a catena. L’uomo renziano, così possiamo definirlo, è abituato a lavorare immerso nei meccanismi produttivi, schiacciato dalla logica del profitto, che si sveglia solo quando gli vengono sventolate di fronte poche banconote. Il documento da noi prodotto propone un modello di scuola in cui c’è solidarietà e amore, non competizione e frustrazione. Gli insegnanti devono essere professionisti dell’educazione e non semplici impiegati. Aumentare la partecipazione degli studenti, per preparare un cittadino attivo. Tra le cose che proponiamo: l’abolizione delle prove Invalsi, la connessione a internet nelle aule, l’abolizione dei voti numerici. Il tutto nella logica di una scuola caratterizzata dalla cooperazione.

Valutazione del sistema scolastico, Barbara Azzarà da Torino: “La scuola non è un’azienda, una fabbrica dei saperi. Il governo attuale pensa solo a premiare o punire con pochi soldi gli insegnanti più o meno meritevoli. La Buona Scuola è assolutamente da rigettare, proponendo un’inversione che di fatto deve opporsi a queste politiche, che mortificano il sistema dell’Istruzione”.

Edilizia Scolastica, Gianni Napoli: “Argomento importante, in quanto le nostre scuole non solo cadono a pezzi, ma sono anche piene di amianto. Bisogna che ci sia un’anagrafe dell’edilizia scolastica (l’ho trovata, inaspettatamente a Firenze, ma non c’era modo di accedervi, se non per gli addetti ai lavori). Il nostro tavolo ha avuto la fortuna di conoscere una persona che veniva da L’Aquila e ci ha proposto di creare una commissione di inchiesta sui fondi spesi dopo il terremoto. Al momento sono circa 1000 gli istituti privati in affitto per la scuola pubblica: gli stessi fondi potrebbero essere investiti per la costruzione di nuovi edifici”. Giuseppe Brescia, deputato che si occupa di Edilizia Scolastica e Sicurezza, ha aggiunto: “La rivoluzione non è qualcosa di astratto, possiamo farla tutti dal basso per pensare concretamente di cambiare le cose”.

Digitalizzazione e connettività, Massimiliano La Mantia: “Bisogna assolutamente puntare sulla modernizzazione della scuola, attraverso strumenti moderni ormai di larghissimo uso tra i giovani che sono nativi digitali. Ebook, tablet, registro elettronico, aule virtuali: prevediamo una spesa di 40 mln di euro per il primo anno, mentre sarà di circa 16mln per la manutenzione dagli anni successivi”. Secondo Luigi Gallo, portavoce dell’argomento alla Camera dei Deputati: “Bisogna uscire dall’idea che la digitalizzazione sia legata solo allo strumento usato. Bisogna porsi innanzitutto il problema del metodo, non dello strumento in sé. L’innovazione digitale aiuta alla formazione e al rafforzamento di rete nella scuola: è questo il concetto che stiamo sviluppando”.

Università, Michela Zappullo: “Chiediamo l’abolizione dell’inutile e dispendiosa Almalaurea, dotando le Università di portali consultabili online, anche da aziende esterne non solo a titolo concluso ma anche durante il corso degli studi, in caso di ricerca di personale. Altro punto discusso al nostro tavolo: i ricercatori. Diminuire o eliminare l’autonomia degli Atenei nei bandi per le ricerche, ma farli diventare ministeriali per renderli più oggettivi e puliti possibile. L’altro tema riguarda il numero chiuso: proporre il modello francese, dando la possibilità a tutti di iscriversi e poi, solo alla fine del primo anno, risultare idonei o meno alla prosecuzione degli studi in base al profitto ottenuto. L’altra proposta è stata quella di uno scambio tra docenti, ad esempio tra università e scuole medie”.

Formazione e Reclutamento, coordinato da Silvia Chimienti: “Siamo contenti che si parli di nuove assunzioni per le Gae, ma secondo il dossier di Renzi verranno lasciate fuori persone con i medesimi titoli e abilitazioni. Bisogna includere anche la seconda fascia. Crediamo che sia inutile spendere soldi per nuovi concorsi, quando ci sono persone già formate e pronte a entrare nella scuola, anche perché di nuovi docenti ci sarà bisogno a breve. Ripristinare gli organici precedenti alla Gelmini è fondamentale in quest’ottica. Le graduatorie dovrebbero diventare provinciali, con l’aumento della scelta superiore alle venti scuole. Al concorso ci crediamo e dal 2020 in poi proponiamo un concorso all’anno, a patto che sia diverso, con domande formulate non in base al nozionismo più becero come avviene attualmente. Chi supera questo concorso (laureati quinquennali) accederà al tirocinio retribuito con la guida di un docente senior, previo superamento di una prova psico-attitudinale (attualmente ci sono docenti che in una scuola non dovrebbero assolutamente mettere piede).

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Scuole ed Enti locali, a cura di Daniela Albano: “Una delle nostre proposte tra le più urgenti, riguarda l’incentivazione del processo di statalizzazione per gli Istituti Superiori Musicali che, diversamente, rischiano la chiusura.

Contrattazione Scolastica, di Marica Cassimatis:  “Auspichiamo una nuova funzione del dirigente scolastico, sdoppiandone la funzione e liberandolo dal ruolo di manager. Specificare, mettendo nero su bianco, che le ore di un docente sono ben più di 18, considerando tutte le attività collaterali. Rifiutiamo l’organico funzionale proposto da Renzi, proponendo uno strumento per assorbire i precari e coprire le supplenze brevi; facendo un calcolo grossolano, sarebbero in questo modo inseriti circa 80mila precari”.

Istruzione Tecnica Superiore, Andrea Visalli: “Va inserito il tirocinio obbligatorio presso aziende dei settori di riferimento e l’inserimento in differenti aree delle aziende in base alle disponibilità aziendali e alle caratteristiche dei discenti, che saranno seguiti da un tutor aziendale durante il percorso”.

Personale Ata, a cura di Barbara Maffione: “Il personale Ata sta scomparendo, la precarietà è un dato di fatto opprimente al quale bisogna trovare una soluzione”.

Al termine della presentazione dei numerosi tavoli di lavoro, sono intervenuti al dibattito alcuni esponenti del mondo dei sindacati.

Stefano D’Errico, Unicobas, ha sottolineato quanto siano veri e attuali gli argomenti trattati e come invece molto spesso si parli poco di scuola, soprattutto da parte di chi prende le decisioni in merito.

Secondo Maria Domenica Di Patre, della Gilda, “Il libello di Renzi non è altro che una serie di spot pubblicitari, un’offesa alla cultura italiana e agli insegnanti che hanno speso una vita nel mondo della Scuola. Forse il Presidente non è andato nelle scuole a parlare con i docenti, visto che dichiara che gli insegnanti sono con La Buona Scuola. Il Ministro Giannini va mandato a casa, insieme a tutti gli altri, speriamo di riuscire a farlo”.

Marina Boscaino, giornalista de Il Fatto Quotidiano e insegnante, ha dichiarato: “La Buona Scuola esiste già, come qualcosa di perfettibile, ed è quella che ogni giorno facciamo con il nostro lavoro. Ovviamente siamo tutti d’accordo sulle assunzioni, ma la proposta è a dir poco ambigua”.

Marcello Pacifico, Anief, e Stefano D’Errico, hanno concluso la mattinata con le loro dichiarazioni sulla notizia divulgata da Orizzonte Scuola, in merito alla volontà da parte del Governo di rivedere l'abolizione degli scatti di anzianità e la loro sostituzione con scatti di competenza per il 66% dei docenti.

Secondo Pacifico: “Non è possibile eliminare gli scatti se non si ancorano gli stipendi al costo del’inflazione. Dal 2009 al 2017, se si dovesse ancorare il minimo degli stipendi al costo dell’inflazione, si dovrebbero dare 8000 euro di arretrati e non 800 euro l’anno, ossia il 10% di quello che in realtà dovrebbero ricevere”.

D’Errico definisce l’abolizione degli scatti di anzianità “Una truffa in piena regola, in quanto anche chi ottenesse gli scatti avrebbe molto meno di quanto riceverebbe mantenendoli. Oltre a questo, è offensivo perché rappresenta una mancia, nonché una deroga alla libertà  del docente. Il piano Renzi va rigettato e bisogna riportare la scuola fuori dal calderone del pubblico impiego all’interno del quale la si vuole far cadere”.

 

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