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Il latino alle medie. Prof. Fava “ritorno alle radici, alunni entusiasti”

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Invece di eliminare un anno della Scuola secondaria di primo grado, come propone qualcuno, occorrerebbe reintrodurre il latino, sempre alle medie. Abbiamo una bella, sublime lingua, quella italiana.

Invece di eliminare un anno della Scuola secondaria di primo grado, come propone qualcuno, occorrerebbe reintrodurre il latino, sempre alle medie. Abbiamo una bella, sublime lingua, quella italiana.

Thomas Mann la definì idioma celeste, lingua degli angeli. Che, come un bel rosaio, è destinata ad appassire se non si alimentano le sue radici. E' bastato scrivere questo pensiero su una pagina Facebook perché fosse presa d'assalto da un coro di consensi da parte di insegnanti. Non senza qualche nota critica.

Molti studenti, conseguita la licenza media, si apprestano a prendere confidenza con le discipline della scuola superiore. Molti di loro non hanno scelto il Liceo proprio per paura del latino, per l’alone di mistero, di difficoltà e anche di presunta inutilità che accompagna l’immaginario sotteso a questa lingua antica.

Qualche scuola cerca di superare l’impasse fornendo agli studenti la possibilità di assaporare il latino prima di prununciare il Non mi piace definitivo. Le sorprese non mancano. E’ il caso, tra gli altri, della Scuola media Ferraris di Modena che tiene un corso di latino della durata di  due mesi con frequenza settimanale, un ventina di ore.

Giulia Morisi è reduce dall’esame di terza media e, forte di un 10 e lode appena conseguito, s’è iscritta a uno dei Licei scientifici della città emiliana. Giulia sa già che il latino le piace, proprio per l’opportunità fornitale dalle Ferraris. “Il corso è pomeridiano e facoltativo – racconta la ragazza – e prevede un piccolo contributo da parte delle famiglie, contributo che serve a coprire costi minimi ed un libro di testo ed esercizi”. Il corso “è organizzato dalla professoressa Sonia Melchionda docente di italiano,  storia e geografia ed è rivolto agli studenti delle classi terze. Questo corso  non ha come scopo  principale quello di far imparare il latino, ma soprattutto quello aiutare i ragazzi nel capire questa nuova materia che incute timore negli studenti che intendano affrontare una scuola superiore che preveda il suo studio: liceo classico e scientifico. Serve principalmente per prendere confidenza con i fondamentali. Trovo che sia stato strutturato in maniera eccellente ed efficace. Il libro aiuta a comprendere la struttura della lingua e contiene esercizi utili per un ripasso estivo. A me è servito molto e lo consiglio perché trovo sia un’ottima opportunità”.

L’encomiabile esperienza punta dunque sull’orientamento. Come ha scritto Giovanni Fighera su Tempi alcuni anni orsono in un articolo dal titolo “Perché uno studente del 2013 dovrebbe ancora studiare il Latino? La risposta è che il Latino serve a tutto”, gli studenti delle medie “sono sempre più spaventati da questa disciplina e preferiscono evitarla, forse per la paura di fare eccessiva fatica”.

Confrontandosi con il latino, molti potrebbero convincersi una volta per tutte che quello studio non fa per loro, non appassiona. E invece tanti altri potrebbero trovare nell’“anno di prova” un’occasione perché un giorno non si debba dire: peccato. Peraltro, fino a molti anni orsono e prima che fosse abolito nel 1978, la scuola media prevedeva lo studio del latino, obbligatorio in seconda, facoltativo in terza come propedeutico all’iscrizione al liceo classico. Ma torniamo al rosaio e alle sue radici.

La professoressa Lucia Fava si dice entusiasta dell’esperienza personale vissuta in maniera strutturale nella propria scuola, nel Sud Italia, e sostiene che “presentato nel modo giusto, costituisce il necessario ritorno alle nostre radici linguistiche, storiche, culturali… i ragazzi ne sono entusiasti anche perché non esiste problematica attuale che non si possa affrontare partendo proprio dall'esempio fornito dai romani e, aggiungo, dai greci”.

Professoressa Lucia Fava, Lei insegna latino in una scuola media della provincia di Napoli.

Dove esattamente?

“Dopo il Dottorato di Ricerca in Filologia Classica e gli anni di precariato nei Licei come docente di Italiano e Latino (A051) e Latino e Greco (A052), sono entrata in ruolo come insegnante di Lettere nella scuola Secondaria di I grado (A043) e sono stata destinata all’IC “Cilea-Mameli” di Caivano, paese a nord di Napoli”.

Lei ritiene che l'insegnamento del Latino nelle medie di primo grado possa avere un valore formativo, non solo per il rigore della traduzione e delle declinazioni. E’ così?

“Il valore formativo dello studio della lingua latina nella Secondaria di I grado credo sia innegabile e particolarmente funzionale nell’ottica sia di una progettazione didattica per competenze sia del curricolo verticale. Resta inteso che quando parlo di inserimento del latino nel curricolo non penso assolutamente ad una impostazione fondata sull’apprendimento mnemonico di declinazioni, coniugazioni e, peggio ancora, eccezioni linguistiche, ma ad un’occasione ulteriore di riflessione sulla lingua in una prospettiva interdisciplinare e pluridisciplinare e all’esercizio della traduzione come problem solving. Ciò risponde alle esigenze formative dei giovani, a quanto richiesto dalla Raccomandazione europea del 2006 sulle competenze chiave e si inquadra perfettamente nelle Indicazioni nazionali. Questo, però, è solo uno degli aspetti formativi del latino nella scuola secondaria di I grado. Esso, con il suo bagaglio millenario di tradizione, ben si presta alla formazione della personalità complessiva degli alunni, allenandone il senso critico e offrendo anche uno spunto di riflessione sul contributo della civiltà romana per la formazione della cultura e dell’identità europea”.

L'aspetto formativo del latino si può davvero immaginare anche in contesti fortemente disagiati?

“Assolutamente sì. La verità è che i ragazzi sono sempre aperti alle sperimentazioni, alle innovazioni. Nella mia esperienza d’insegnamento, dopo una prima fase di naturale ‘resistenza’ da parte di alcuni ragazzi, dovuta a radicati e immotivati preconcetti riguardanti le difficoltà del latino, ho potuto riscontrare da parte di tutti curiosità, partecipazione attiva e impegno. Ovviamente è necessario adeguare le proposte didattiche ai singoli bisogni educativi, ma nulla di diverso rispetto a quanto normalmente si fa in una buona prassi di insegnamento: sta al docente individuare per ciascuno la strada più idonea e agevole per raggiungere gli obiettivi sperati. A questo sono di grande aiuto le TIC (dall’inglese Information and Communication Technology, ndr.) che consentono di favorire lo sviluppo di competenze digitali, di coinvolgere attivamente gli studenti e di spostare l’attenzione sul processo e non sul prodotto finale come nella didattica tradizionale, fallimentare anche nella scuola secondaria di secondo grado”.

Lei sostiene che non esista problematica attuale che non si possa affrontare partendo proprio dall'esempio fornito dai romani e dai greci. Spieghi meglio.

“Gli antichi hanno analizzato l’uomo in tutte le sue sfaccettature, focalizzandone i sentimenti, le passioni, le aspirazioni, le inquietudini, le contraddizioni. Intesa così, la cultura classica è sempre attuale e ha molto da insegnare anche a ragazzi così giovani, che appena si affacciano alla vita. Quest’anno, ad esempio, in una classe seconda, ho proposto un percorso dal titolo ‘La vita in un graffio, fondato sull’analisi di brevi iscrizioni parietali di Pompei, in quanto testi semplici ma di comunicazione reale. Il progetto, inserito nel quadro più ampio della comunicazione grazie al coinvolgimento della collega di Italiano, si è ben prestato alla riflessione linguistica e storico-culturale, come pure ha permesso di riflettere sulla permanenza, nel contesto di appartenenza degli alunni, di abitudini comunicative simili a quelle rinvenute nell’antica Pompei”.

Qualcuno nutre dubbi sul fatto che il latino possa servire a tutti, compresi gli alunni meno dotati e sostiene che sarebbe preferibile introdurre sezioni speciali, propedeutiche per l’iscrizione al liceo. Che cosa ne pensa?

“Risponderò con un’esperienza personale. A gennaio, al momento delle iscrizioni alla scuola superiore, tre studenti delle classi terminali mi hanno espresso le loro perplessità riguardo il percorso di studi già scelto, dichiarando la volontà di iscriversi ai Licei. In un successivo colloquio con i genitori, abbiamo constatato la determinazione di questi giovani, che oggi risultano iscritti al liceo scientifico e al liceo classico, dove sicuramente si faranno onore. Questo è successo proprio perché il nostro Istituto ha dato a tutti la possibilità di confrontarsi con il latino, senza creare una sorta di classe di ‘predestinati’. Tutti hanno potuto cimentarsi in questa disciplina, traendone vantaggio nella misura adeguata ai propri interessi e alle proprie capacità. Sta di fatto che l’ora di latino, col passare dei mesi, è diventata, nel sentire dei ragazzi, parte integrante della settimana scolastica, sfatando ogni eventuale resistenza residua, come testimoniato anche dall’attenzione che i loro genitori hanno rivolto alla materia durante gli incontri scuola-famiglia”.

Come è nata l'idea di far studiare il latino nella sua scuola?

“Il merito va tutto alla mia Dirigente, la dottoressa Rosaria Peluso, che con determinazione si è spesa per includere nell’orario curriculare lo studio del latino che, prima del suo arrivo nell’Istituto, era proposto solo come progetto facoltativo. Suo il merito di aver creduto nelle infinite possibilità formative del latino e di averne fatto un vanto per l’Istituto”.

Dunque linsegnamento del latino nella scuola media Cilea-Mameli di Caivano non è facoltativo. Come funziona nella pratica? Com'è gestito l'orario?

“Il latino è inserito a pieno titolo nell’orario curriculare. In pratica, a questo insegnamento viene destinata l’ora di approfondimento di tutte le classi seconde e terze”.

Com'è il gradimento da parte degli alunni coinvolti?

“Il gradimento è notevole e soprattutto è cambiato il punto di vista nei confronti di una lingua sicuramente non morta. Sto anche pensando all’elaborazione di un curricolo di latino per la Secondaria di I grado che, incentrato sulle tematiche di maggior interesse per quella fascia d’età, fornisca l’occasione per studiare la lingua senza mai cadere in sterili pratiche mnemoniche”.

Può fornire quale testimonianza di gradimento da parte degli alunni?

“Rimando al sito www.comprensivocileamameli.gov.it per apprezzare alcuni dei lavori svolti dai ragazzi con l’ausilio delle tecnologie digitali e della piattaforma e-learning, che si è rivelata fondamentale per ampliare il momento educativo oltre la singola ora settimanale in aula, in una felice fusione tra antico e moderno”.

Com’è la qualità degli apprendimenti?

“Al termine di un anno di lavoro, posso ritenermi soddisfatta degli obiettivi raggiunti, sia in termini di conoscenze che di competenze: l’apprendimento delle strutture basilari della lingua latina è avvenuto in maniera attiva e sicuramente efficace. Le competenze acquisite sono state riferite alla comunicazione nella madrelingua, alle competenze digitali fino a quelle relative a profili più complessi come le competenze interpersonali, sociali e di cittadinanza, l’imprenditorialità, l‘espressione culturale, l’imparare a imparare”.

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