JOBS ACT. Precarietà crescente e zero tutele a tempo indeterminato

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Rete conoscenza – Il governo ha presentato alla Commissione Lavoro del Senato un emendamento al Jobs Act: *si tocca il nodo sostanziale del riordino dei contratti (art.4 del ddl) ma manca la disponibilità al confronto*.Se la discussione in Parlamento s’impantanerà il premier – l’ha ribadito più volte negli ultimi giorni – è disposto a sospendere la democrazia, disponendo della decretazione d’urgenza.

Rete conoscenza – Il governo ha presentato alla Commissione Lavoro del Senato un emendamento al Jobs Act: *si tocca il nodo sostanziale del riordino dei contratti (art.4 del ddl) ma manca la disponibilità al confronto*.Se la discussione in Parlamento s’impantanerà il premier – l’ha ribadito più volte negli ultimi giorni – è disposto a sospendere la democrazia, disponendo della decretazione d’urgenza.

"A pochissimi giorni dal lancio della Consultazione sul Piano Scuola *il governo cambia idea sul dibattito democratico di cui necessitano le riforme e blinda i tempi e i temi di discussione del JobsAct*- dichiara Riccardo Laterza, portavoce nazionale della Rete della Conoscenza – Il governo vuole *superare “l’apartheid” tra lavoratori garantiti e non estendendo a tutti la precarietà. *Il contratto a tutele crescenti, così come finora descritto, riforma infatti il tempo indeterminato flessibilizzando ulteriormente l’ingresso e l’uscita dal mercato del lavoro.  Lo sfoltimento delle tipologie contrattuali – allo stato dell’arte della riforma – non è che una delega in bianco in mano al governo, pericolosa non soltanto perchè* mancano del tutto proposte di incentivi alla stabilizzazione *ma anche perchè così facendo il rischio che il contratto a tutele crescenti rimanga uno fra i tanti a disposizione dei datori di lavoro rimane concreto.

"Tutte le riforme degli ultimi 20 anni hanno introdotto flessibilità nel mercato del lavoro italiano, non hanno arginato e sono anzi complici dei tassi di disoccupazione giovanile superiori al 40% che oggi subiamo. Se il governo ha il coraggio di descrivere il JobsAct come una riforma rivoluzionaria in tal senso vuol dire che esso è vittima della sua stessa retorica di cambiamento. Se inoltre l’intento della riforma – continua nella nota la Rete della Conoscenza – è far diventare il contratto a tutele crescenti il canale d’ingresso principale nel mondo del lavoro,* l’intero impianto di riforma è poco credibile, anzi contraddittorio*. Il decreto Poletti infatti, stabilendo l’acasualità del contratto a tempo e aumentando
le possibilità di proroga, ne liberalizza totalmente l’utilizzo. Il jobs act altro non sembra far che ratificare l’atipicità del contratto a tempo determinato"

"Mancano inoltre del tutto forme universali e collettive di sostegno al reddito, come le direttive europee da tempo prescrivono. Il *reddito minimo garantito* è invece l’unico elemento, assente in Italia ma diffuso non a caso nell’Europa flex-sicura del Nord tanto citata in questi giorni, capace di garantire autonomia di scelta e di vita ai tantissimi, specie giovani, disoccupati e NEET, esclusi del mercato del lavoro e dalle forme tradizionali di sostengo al reddito. – conclude la Rete della Conoscenza – Per
quanto riguarda* il salario orario minimo invece è certamente positivo* l’allargamento ai co.co.co., rimane tuttavia escluso tutto il resto del lavoro autonomo e in più continuano a non esserci indicazioni sull’entità del compenso. Se questa fosse inferiore ai minimi stabiliti dalla contrattazione collettiva anche questo punto della riforma, che potrebbe essere d’avanzamento e di tutela, sarà invece trasformato in un escamotage per ridurre il costo del lavoro."

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