Formazione e reclutamento, tavolo confronto M5S. Quali le proposte di “Tieffini” e “Passini”. Con intervista alla Chimienti

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di Eleonora Fortunato – Abilitazioni, riapertura delle graduatorie, riforma del reclutamento: rappresentanti del Tfa ordinario e del Pas finalmente seduti intorno a un tavolo. Non ci è riuscito il Miur dopo mesi di trattative, tira e molla e persino qualche appuntamento al buio, così adesso ci provano i ‘grillini’ a fare un po’ di ordine invitando al dialogo le varie categorie di docenti precari che aspirano a lavorare stabilmente nella scuola di Stato. Il Cidi intanto propone di portare a regime un unico Tfa ordinario con doppio canale di ingresso.

di Eleonora Fortunato – Abilitazioni, riapertura delle graduatorie, riforma del reclutamento: rappresentanti del Tfa ordinario e del Pas finalmente seduti intorno a un tavolo. Non ci è riuscito il Miur dopo mesi di trattative, tira e molla e persino qualche appuntamento al buio, così adesso ci provano i ‘grillini’ a fare un po’ di ordine invitando al dialogo le varie categorie di docenti precari che aspirano a lavorare stabilmente nella scuola di Stato. Il Cidi intanto propone di portare a regime un unico Tfa ordinario con doppio canale di ingresso.

Basta fare un giro su Facebook per rendersi conto di quanto sia frammentato il panorama degli aspiranti docenti di ruolo in Italia e di quanto siano acute certe contrapposizioni. Non è bello chiamarla ‘guerra tra poveri’ – perché continuare a focalizzare l’attenzione dell’opinione pubblica sempre e solo sulle risorse che mancano non restituisce prestigio agli insegnanti – ma di fatto questo è l’antagonismo tra abilitati con Tfa ordinario e docenti con tre anni di servizio che attendono di frequentare il Pas. E non ci sono solo loro: in attesa di ‘lumi’ anche i laureati in Scienze della Formazione Primaria, gli idonei non vincitori dell’ultimo concorso…

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Nessun serio tentativo di appianare le divergenze da parte del Miur, così arriva il sorpasso (a sinistra?) della politica, con Silvia Chimienti, deputata del Movimento 5 Stelle, che ci spiega da dove viene l’idea della mediazione: “Dopo mesi di osservazione di conflittualità tanto acute abbiamo pensato alla cosa più semplice, provare a far sedere le varie parti in causa intorno a un tavolo per arrivare a proposte condivise da sottoporre al Governo. Abbiamo esteso l’invito anche ai membri della Commissione Cultura, in modo che gli interlocutori politici si sentano coinvolti da subito”.

Ma quali sono agli occhi di un osservatore esterno i motivi di questa situazione così complicata?
“Ci sono state scelte sbagliate sul reclutamento – continua Chimienti – in primo luogo l’abolizione dall’alto delle Ssis, i tagli ai posti di lavoro della Riforma Gelmini, ma anche l’aver istituito un percorso fortemente selettivo come il Tfa ordinario privo di uno sbocco lavorativo concreto”.

È vero, si vociferava di un concorso ad hoc per gli abilitati Tfa a maggio, ma poi più niente. Le questioni prioritarie di cui si discuterà?
“In primo luogo l’abilitazione e il reclutamento, con particolare attenzione allo scontro tra ‘tieffini’ e ‘passini’”. Il Movimento 5 Stelle mantiene una posizione equidistante tra le due categorie, tiene a puntualizzare la deputata, e non ha ancora una previsione dei tempi tecnici necessari per il confronto col Governo in tempo utile per la riapertura delle graduatorie. “La possibilità di iscriversi scade il 15 gennaio, poi penso che gli incontri potranno concentrarsi nel giro di un paio di mesi, ma è ancora da stabilire. Finora abbiamo ricevuto manifestazioni di interesse a partecipare da parte del Coordinamento Tfa Ordinario, Adida, Mida Precari, Anief, Cobas, dai docenti laureati in Scienze della Formazione Primaria”.

Dopo le parole della Chimienti, ecco quelle dei diretti interessati.

‘TIEFFINI’ E ‘PASSINI’: CI SARA’ L’INTESA?

L’iniziativa del Movimento 5 Stelle potrebbe servire a riparare lo ‘scollamento’ tra gli organi ministeriali e i lavoratori secondo Edoardo Ricci e Arianna Paola Cipriani, referenti del Gruppo Nazionale Difesa Diritti Tfa Ordinario: “La proposta di istituire un tavolo tecnico di confronto con i rappresentanti delle classi lavorative coinvolte è certamente un passo significativo, una apertura doverosa nei confronti dei ‘lavoratori della conoscenza’ che, esclusi dai processi decisionali che li riguardano, si trovano spesso a subirne. Auspichiamo che ciò segni l’avvio di un percorso costruttivo e pragmatico, leale e pulito tra cittadini coinvolti ed Istituzioni, ancora troppo distanti dalla realtà dei fatti”.

Più amaro il commento di Monica Guido, docente e amministratrice del gruppo Facebook di passini che chiede parità di trattamento con gli abilitati Tfa ordinario: “Il tavolo di confronto andava fatto prima, non ora, a giochi fatti” e poi lancia un’esca: “Da entrambe le parti c’è poca volontà di collaborazione, anche grazie a chi ha alimentato un odio tra due fazioni che neanche avevano motivo di esistere. Sono però sicura che se ci unissimo nel richiedere la riapertura delle GaE si otterrebbe qualcosa”.

Concordano i rappresentanti Tfa ordinario e la coordinatrice dei docenti che faranno il Pas però su un punto: l’attenzione superficiale che il Miur ha dedicato al problema reclutamento e alla valorizzazione dei percorsi degli uni e degli altri. “Nei mesi della nostra appassionata rivendicazione di dignità per un titolo abilitante selettivo – ci dicono Cipriani e Ricci – nella nostra ricerca di giustizia ed equità, le istituzioni preposte, con le quali siamo entrati in contatto, ci sono parse superficialmente aperte al dialogo, distanti nel comprendere pienamente le dinamiche reali sottese alle loro decisioni, dimostrando come chi dovrebbe dirigerci viva, anche inconsapevolmente, in una dimensione diversa rispetto a chi in quella stessa dimensione opera quotidianamente. Quindi auspichiamo che l’ingresso ai tavoli tecnici delle principali rappresentanze dei gruppi coinvolti segni l’avvio di una nuova modalità comunicativa diretta e schietta, pragmatica e non inquinata da questioni pseudo-politiche che corrompono certe sigle sindacali”. La responsabilità più marcata il ministero ce l’ha però su un altro punto per Monica Guido: “Il Miur sta cercando di tergiversare per eliminare quanti più docenti non abilitati possibili. Si era parlato di novembre per la partenza dei Pas, poi metà dicembre. A marzo dal Miur mi dissero che si stava cercando di non farci entrare nelle graduatorie di II fascia alla prossima riapertura… Eh, beh… direi che ci stanno riuscendo”.

E sul merito, argomento che ha diviso in maniera così netta le due categorie, che cosa hanno da dirci i nostri interlocutori? “Sulla questione della meritocrazia – continuano Ricci e Cipriani del Gruppo Tfa Ordinario – aspetto fondante nel percorso di formazione dei docenti, si è creata una frattura, come una tragica ferita in quello che dovrebbe essere il corpo unico degli insegnanti. La causa di questo stato di tensione è da imputare non ai docenti bensì alle amministrazioni che non hanno, a priori, stabilito quei paletti distintivi necessari tra i due tipi di percorsi di abilitazione: il Tfa, selettivo con posti basati sul fabbisogno, e il Pas, senza selezione di ingresso e senza numeri basati sul fabbisogno (il cui accesso è legato al servizio di tre annualità, cioè di 180 giorni ad anno, anche in scuola private)”. Eppure anche negli ambienti sindacali si tiene a sottolineare che i due percorsi possono essere considerati come analoghi, ma è decisa su questo punto la confutazione di Cipriani e Ricci: “Questi due percorsi non sono, e non possono essere, analoghi: affermarlo significa mentire,  minare il concetto di verità e negare l’utilità della selezione e della valutazione che è basilare nel campo della formazione e che noi stessi condividiamo e applichiamo in classe con i nostri studenti. A riguardo il Miur non ha mai espresso una posizione atta a definire le diversità dei due percorsi. La mancanza di una equa presa di posizione ha portato poi allo scontro tra i docenti che, esasperati dallo stato di precarietà, si sono trovati da soli a gestire una situazione che invece andava definita prima, dall’unico organo deputato a farlo: il Miur”.

Sull’operato dei sindacati anche Monica Guido ha qualcosa da eccepire: “Dove sarebbero i sindacati che hanno difeso noi ‘passini’? A parte quelli che si sono limitati a ricorrere invece di trattare… Io non ne conosco. Continuo a ribadire che prima di abilitare anche persone che non hanno mai messo piede in aula, bisognava pensare a chi fa il proprio lavoro da anni in maniera più che pregevole. Non si ‘licenzia’ un dipendente che lavora da anni, e lavora bene, per assumerne un altro che non ha idea del compito che andrà a svolgere. Soprattutto visto che molti passini con il proprio lavoro mantengono la famiglia da anni. Ora cosa dovremmo fare secondo loro? Cambiare lavoro? Ho una figlia di due anni e mezzo, un marito disoccupato e sono incinta di cinque mesi… Non ho potuto fare la Siss per motivi anagrafici. Mi è stato detto che devo cambiare lavoro, nonostante i presidi, gli allievi e i genitori riconoscano in me una brava insegnante. Ho due master e negli ultimi mesi ho preso una decina di certificazioni informatiche… Che venga un ispettore a esaminare il mio lavoro in classe!”.

“Va specificato in via prioritaria che, al momento, esiste solo una classe di neo abilitati, i docenti con titolo Tfa Ordinario – insistono però Cipriani e Ricci – mentre i colleghi che attendono il Pas non sono ancora abilitati, ma in attesa di esserlo. Inoltre ribadiremo che non i docenti, che sono parte in causa, ma le Istituzioni preposte prendano posizione e stabiliscano come i due percorsi abilitati non sono e non possono essere uguali (il Tfa è selettivo, con posti legati al fabbisogno e tirocinio a scuola anche in presenza di anzianità di servizio; il Pas è senza selezione in ingresso, senza percorso formativo di tirocinio e senza un rispetto del fabbisogno di posti)”. Poi la stoccata finale, in cauda venenum: “Esiste un ordine di priorità che deve essere ponderato sulle caratteristiche del percorso e sulla tempistica di conseguimento del titolo e non può essere dato dal peso elettorale delle parti in causa. Ecco il vero grande male della politica e delle istituzione: il riscontro elettorale delle decisioni, che seguono quindi un criterio opportunistico e non equo e di buon senso!”.

LA PROPOSTA DEL CIDI

Risveglio di interesse verso la questione reclutamento anche da parte del Cidi, il Coordinamento democratico degli insegnanti, che non ha chiesto di sedersi al tavolo dei 5 Stelle ma che proprio in questi giorni ha diffuso un documento in cui vengono stigmatizzate l’approssimazione con cui sono stati erogati dalle università i corsi del primo ciclo di Tfa ordinario e la delega  totale agli atenei della formazione iniziale dei docenti precari con almeno tre anni di servizio (“La scuola è esclusa dalla formazione dei docenti, ancor più di quanto non lo sia stato durante la SSIS”). 

Maurizio Berni, che firma la nota, è efficace quando mette il dito nella piaga: “Equiparare la sola pratica di insegnamento effettuata in assenza di abilitazione (e quindi senza una formazione specifica come docenti), e senza alcuna verifica dell’efficacia didattica, ad un tirocinio impegnativo come quello del TFA, effettuato sotto la supervisione di più tutor (il tutor disciplinare e quello per le attività di sostegno a scuola; il tutor coordinatore presso l’università), e soggetto a valutazione, è semplicemente un non senso, e chi ha effettuato questa scelta politica se ne dovrà assumere la responsabilità […].

Ma se esaminiamo più da vicino la struttura del TFA (che ha un “valore accademico” di 60 CFU) e quella dei PAS (che è di soli 41 CFU) ci accorgiamo che il tirocinio non costituisce un vero “credito”, come dichiarato nei documenti ministeriali (si veda ad es. la relazione tecnica allegata al decreto), ma una ancor più mortificante ed illogica decurtazione. Questo porterà ad un contenzioso di dimensioni difficilmente immaginabili, in quanto gli abilitati col TFA pretenderanno che, nelle valutazioni dei titoli delle prossime graduatorie d’istituto, la valutazione dei PAS sia inferiore a quella del TFA, e viceversa quelli abilitati coi PAS pretenderanno che la valutazione sia la medesima; così facendo il MIUR si è messo da solo in un vicolo cieco e comunque decida di valutare i percorsi, perderà i ricorsi dell’una o dell’altra fazione, e sarà in ogni caso costretto a pagare le relative spese processuali.

Tutto questo si sarebbe potuto evitare, creando una sola tipologia di percorso abilitante, ovvero un TFA ordinario portato finalmente a regime, con un doppio canale in entrata, che differenzi le posizioni dei neolaureati e di chi ha almeno tre anni di servizio. In una battuta, potremmo dire che dopo aver eliminato le “classi differenziali” per gli studenti si sono create quelle per i docenti”.

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