Finisce la scuola, ma gli insegnanti sono sempre più stanchi per le incombenze burocratiche, svolte a casa e non retribuite

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Lavorare stanca, certo. Fisiologico, naturale, normale. Però, ogni anno che passa, incrementa il senso di stanchezza. E le cause sono tante. Da un lato certamente gli incrementi dei compiti da fare anche a casa. No, non sto parlando dei compiti che dovranno fare gli studenti, ma dei compiti che i docenti devono ultimare a casa.

Lavorare stanca, certo. Fisiologico, naturale, normale. Però, ogni anno che passa, incrementa il senso di stanchezza. E le cause sono tante. Da un lato certamente gli incrementi dei compiti da fare anche a casa. No, non sto parlando dei compiti che dovranno fare gli studenti, ma dei compiti che i docenti devono ultimare a casa.

Perché oramai è una costante che finito il lavoro ordinario a scuola, questo continua a casa sottraendo tempo alla propria vita. A casa si compilano o correggono i registri, si preparano le lezioni, si correggono le verifiche, si prepara la giornata lavorativa ecc. Insomma è un lavoro no stop. N

on che prima fosse diverso, ma la burocrazia era certamente inferiore ed oggi gli incrementi dei doveri non hanno visto un pari incremento dei diritti, a partire dal salario che continua ad essere fermo. Se da un lato è rimasto immutato l'operato con gli studenti in classe, perché è lì che si consuma il vero ruolo del docente, è totalmente mutato, in peggio, il rapporto con i propri colleghi. Ciò a causa delle ultime riforme, con il colpo di grazia conferito dalla così detta “buona scuola”.

Quando nel mondo del calcio viene assegnata la così detta panchina d'oro, emergono sempre delle perplessità. Ciò perché ci si chiede ma come è possibile che degli allenatori possano valutare altri allenatori, dei colleghi altri colleghi. Figuriamoci nel settore della scuola dove dei docenti dovrebbero decidere a chi dovrebbe andare il famigerato bonus, chi è il docente meritevole del premio e chi non lo è.

Piccoli elementi continuativi di divisione che hanno facilitato l'affermazione di veri e propri muri all'interno della scuola improntata sempre di più come una mera azienda pubblica che deve soddisfare l'utenza che come una normale scuola. Ed alla lunga queste situazioni pesano, pesano che l'avvicinarsi della fine della scuola viene visto come un traguardo fondamentale per il recupero del proprio benessere psicofisico.

Più di una volta la Giurisprudenza è intervenuta nel merito dei danni da logoramento psicofisico. La giurisprudenza civile individua casi che possono dar luogo alternativamente a specie diverse di danno non patrimoniale risarcibile: il danno biologico, subordinato all'esistenza di una lesione dell'integrità psicofisica medicalmente accertabile; il danno di tipo esistenziale, da intendere come ogni pregiudizio (di natura non meramente emotiva e interiore, ma oggettivamente accertabile) provocato sul fare areddituale del soggetto, che alteri le sue abitudini e gli assetti relazionali propri, inducendolo a scelte di vita diverse quanto all'espressione e realizzazione della sua personalità nel mondo esterno. Danni che possono far venir meno il "normale svolgimento della vita" e determinare il "peggioramento della vita".

La Cassazione nel 2016 ha rilevato che “da tempo la scienza medica ha accertato che gli operatori e i professionisti che sono impegnati quotidianamente e ripetutamente in attività che implicano le relazioni interpersonali – come, soprattutto, quelle che interessano le professioni sanitarie – sono tra i lavoratori più esposti a contrarre la cosiddetta "sindrome del bumout" , che è una tipo di stress derivante dal lavoro che dà luogo ad una vera e propria forma di esaurimento o logorio derivante dalla natura delle mansioni professionali svolte.

Si tratta, secondo la scienza medica, di una tipologia specifica di disagio psicofisico connesso allo svolgimento delle cosiddette "professioni d'aiuto", che, pertanto, è stata riscontrata in modo predominante in coloro che operano in ambiti sociali e sanitari come medici, psicologi, assistenti sociali, esperti di orientamento al lavoro, fisioterapeuti, operatori dell'assistenza sociale e sanitaria, infermieri, guide spirituali, missionari e operatori del volontariato.”

Altra giurisprudenza ha affermato che “La condizione per il risarcimento per stress da lavoro eccessivo si verifica, dunque, nel caso in cui dalla condizione lavorativa portata oltre i limiti fissati per ciò che riguarda l'orario lavorativo, derivi un danno riscontrabile alla salute del lavoratore. La sentenza 18211 della Corte Suprema segue una sentenza del 2011 (la n° 5437 dell'8 marzo 2011) che riconosceva il danno biologico nel caso di eccessivo ricorso, da parte dell'azienda, alle ore di straordinario”.

Insomma a tutto vi deve essere un limite, i docenti hanno uno specifico orario contrattuale e questo va rispettato ed il lavoro prestato oltre il proprio orario, anche se funzionale a quello ordinario da esercitare a scuola, pur se inevitabilmente prestato oltre il proprio ordinario orario di lavoro, deve essere riconosciuto non solo economicamente ma anche professionalmente. Cosa che oggi non avviene perché si da tutto per scontato, quando di scontato non vi dovrebbe essere nulla.

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