Emergenza supplenti anche per il sostegno: i presidi costretti a nominare i laureandi

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ANIEF – Ancora una volta, i timori del sindacato diventano amara realtà: la riforma della scuola non solo non ha cancellato la supplentite, come invano promesso per un anno dal Governo, ma ha creato un meccanismo che sta portando gravi conseguenze sul piano didattico.

ANIEF – Ancora una volta, i timori del sindacato diventano amara realtà: la riforma della scuola non solo non ha cancellato la supplentite, come invano promesso per un anno dal Governo, ma ha creato un meccanismo che sta portando gravi conseguenze sul piano didattico. Con tanti dirigenti scolastici privi di supplenti, costretti a nominare sulle cattedre scoperte giovani nemmeno laureati. Perché “i supplenti mancano, l’organico potenziato non c’è, i bambini vengono divisi nelle classi, le segreterie chiudono un occhio sui titoli pur di avere sostituti degli insegnanti”, scrive la stampa nazionale.

A seguito delle denunce sulle le grosse difficoltà in cui versano diverse scuole del Nord Italia, con tanto di “appelli agli amici rimasti al Sud pur di trovare supplenti”, stanno emergendo particolari inquietanti su quel che accade ancora a febbraio (a poco più di tre mesi dal termine dell’anno scolastico) negli uffici degli istituti: “si arriva a cambiare dai 3 ai 4 docenti in pochi mesi, o addirittura dodici supplenti in un solo quadrimestre come è successo in una primaria di Roma”, ha scritto Orizzonte Scuola. Che aggiunge: “E' così che si accettano le disponibilità mandate con la semplice messa a disposizione, anche di personale che sta ancora studiando per ottenere il titolo di laurea, dopo che però si è costretti a smistare gli studenti nelle classi anche per 20 giorni”.

Ma non solo: A rendere ancora più difficile la situazione è il fatto che la mancanza di personale docente non risparmi gli insegnanti di sostegno. Anzi, sono la categoria da questo punto di vista più “tartassata”. Nel veronese, scrive oggi l’Arena, i dirigenti scolastici non sanno più come fare per coprire i posti mancanti utili a supportare i disabili nello svolgimento della didattica, come previsto dalla legge. Un dirigente dell’Ambito territoriale ha ammesso che “i posti di ruolo per il sostegno rimangono spesso non assegnati”. Basta dire, ha aggiunto, che “dei 100 che avevamo a disposizione a Verona, come fase C, ne abbiamo assegnati solo un paio”.

“Per il sindacato – spiega Marcello Pacifico, presidente Anief – quel che stava accadendo è uno scenario purtroppo che non ci sorprende. Avevamo detto in tempi non sospetti che la supplentite non sarebbe terminata. Ora il Governo è riuscito a superare la nostra previsione, perché si sta verificando l’esatto opposto di quanto promesso. Lasciando ai margini più di 100mila docenti delle graduatorie d’Istituto, i quali, se inseriti nelle GaE, avrebbero potuto tamponare questa emergenza, ha praticamente scaricato sulle scuole la copertura delle cattedre libere”.

“A rendere ancora più beffarda la situazione – continua il sindacalista Anief – è il fatto che sul sostegno i posti in deroga sono aumentati. Quest’anno, è notizia recente, avrebbero superato quota 40mila. E mentre si continua a discutere sulla legge delega, con appena 5mila posti di sostegno messi a concorso, non si provvede a realizzare il provvedimento che potrebbe risolvere tutto: applicare la sentenza della Consulta n. 80/2010, che annullando i commi 413 e 414 dell’art. 2 della Legge 244/2007, ha chiesto al Parlamento di superare il vincolo del 70% dell’organico di diritto previsto dalla Legge 128/2013, approvata quando era a capo del Miur il ministro Maria Chiara Carrozza. Ma quella norma si basava su un numero massimo di assunzioni di 90mila docenti, nel frattempo tutti coperti con assunzioni, rifacendosi al contingente sottodimensionato del 2006. Invece oggi, i posti di sostegno sono diventati 130mila”.

Per risolvere il problema delle discipline curricolari, invece, basterebbe che in Senato si approvino gli emendamenti al decreto legge “Mille-proroghe 2016” presentati dall’Anief: sono modifiche che vanno dalla riapertura delle Gae per il personale abilitato, delle graduatorie d’istituto per il personale laureato fino al 2019, all’assegnazione dei contratti a termine dopo i 36 mesi fino al 2017, al rinnovo dell’assegnazione provvisoria in deroga al blocco triennale anche per il 2016.

Le modifiche, richieste dal giovane sindacato ai Senatori, prevedono anche la validità delle graduatorie dell’infanzia dell’ultimo concorso, sui posti in deroga da inserire nell’organico di diritto di sostegno, contro il blocco quinquennale e sulla valutazione del servizio pre-ruolo per i docenti specializzati, come sulla necessità di chiudere in fretta la vergogna dei Quota 96. E, ancora, verranno presentate delle modifiche per far slittare di un anno l’insediamento del Comitato di valutazione, previsto dalla Legge 107/15, come la mobilità su ambiti territoriali su cui in questi giorni c’è stato l’ennesimo accordo a perdere tra Miur e sindacati, con almeno 50mila docenti neo-assunti e altre diverse migliaia già di ruolo che finiranno negli albi territoriali e nella perdita di titolarità al rinnovo del nuovo Piano dell’offerta formativa. 

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