E-book, tablet e docenti sempre online. L’esperimento del preside Ferrone

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Sostituire i libri cartacei con quelli digitali? Una sfida che fino a non molti anni fa sembrava una sorta di utopia futuristica. Per alcune scuole, in realtà, non è stato poi così complicato realizzare questo sogno.

Sostituire i libri cartacei con quelli digitali? Una sfida che fino a non molti anni fa sembrava una sorta di utopia futuristica. Per alcune scuole, in realtà, non è stato poi così complicato realizzare questo sogno.

Abbiamo intervistato Antonio Ferrone, Preside del Liceo Scientifico Meucci di Aprilia (Lt,) che ha dato il via a un processo di digitalizzazione completo, creando una classe in cui i libri cartacei non esistono più e sono anzi stati rimpiazzati da tablet e e-book.

Come è nata l’idea della Prima X?

Si tratta di un progetto che ho in mente da circa tre anni, appena sono diventato Dirigente di questo Istituto. Assieme a un gruppo di docenti abbiamo lanciato la sfida di digitalizzare la scuola e a settembre di quest’anno è partita la classe che utilizza e-book e tablet, anziché i libri cartacei. All’inizio erano solo tre o quattro i docenti che conoscevano la piattaforma e-learning, nel giro di pochi anni siamo arrivati a circa quaranta; un bel numero, considerato il fatto che non c’è stata imposizione alcuna: chi non vuole partecipare al progetto non viene certo obbligato a farlo. Il successo lo stiamo già constatando e speriamo, l’anno venturo, di creare quattro classi interamente digitalizzate.

Lei ha preso le distanze dai progetti proposti dal Governo, compreso quello della Scuola 2.0. Come sono stati reperiti i fondi?

I genitori si sono subito messi a disposizione, acquistando un tablet ai propri figli. Anche gli insegnanti, da parte loro, sono venuti incontro alle esigenze delle famiglie, facendo acquistare non più di un e-book per disciplina. Ribadisco che un cambiamento di questo genere non deve essere imposto dall’alto come direttiva ministeriale, ma è necessario che parta dal di dentro. Non aspettiamo i fondi che dal Ministero non arrivano, ma chiediamo uno sforzo a tutti per mandare avanti un modello che consideriamo virtuoso. Si tratta di un tipo di scuola certamente più complicata, rispetto al passato, in quanto è come se i ragazzi fossero sempre in classe (anche fuori dall’orario scolastico). Stesso discorso vale per i docenti, che in qualsiasi momento possono mettersi in contatto con gli allievi. Faccio un esempio:  nello svolgimento di un esercizio di matematica a casa, se si presentano grosse difficoltà, l’allievo lo comunica all’insegnante in tempo reale e si prova insieme a risolverle.

Quali sono i consigli che un ‘pioniere’ come Lei darebbe ai colleghi Presidi più ‘conservatori’?

Non mi sento un pioniere, sono arrivato alla fine della mia carriera professionale, ma sicuramente posso dire con certezza che i Presidi  non dovrebbero demonizzare le novità e anzi devono cercare di far crescere dal di dentro il desiderio di motivare i ragazzi. Per fare questo è necessaria un’unica condizione: che il corpo docente lavori all’interno di un gruppo unito, diversamente le difficoltà possono diventare insormontabili. Non chiudersi al moderno, dunque, ma neppure imporre un cambiamento forzato: è il segreto del successo nell’ambito del sistema scolastico. 

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