Dirigenti a tempo, cambio sede ogni 6 anni. Pantaleo “peggiora la norma”, Rembado “ma dovranno avere possibilità di incidere”

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Sono allo studio al Senato proprio in queste ore possibili modifiche alla chiamata diretta dei docenti da parte dei dirigenti e tra le soluzioni più probabili per mitigarla viene ventilata la possibilità, per questi ultimi, di avere incarichi triennali, rinnovabili per successivi altri tre.

Sono allo studio al Senato proprio in queste ore possibili modifiche alla chiamata diretta dei docenti da parte dei dirigenti e tra le soluzioni più probabili per mitigarla viene ventilata la possibilità, per questi ultimi, di avere incarichi triennali, rinnovabili per successivi altri tre.

Come abbiamo scritto in un precedente articolo, molti docenti hanno già fatto notare che in realtà questo tipo di soluzione se da un lato impedisce ai presidi di crearsi dei veri e propri feudi, dall’altro non pone un veto all’assunzione di parenti o amici del dirigente vicino, ma dubbi e domande arrivano anche dal mondo sindacale tanto dei docenti quanto dei dirigenti.

Domenico Pantaleo (Cgil), la medicina è peggiore del male
“L’ipotesi della temporaneità degli incarichi ai dirigenti non ci soddisfa affatto – ci ha detto Domenico Panataleo, segretario Flc Cgil – l’articolo sulla chiamata diretta dei docenti da parte dei dirigenti va cancellata e basta perché è del tutto anticostituzionale. Far ruotare i dirigenti da una scuola all’altra ogni sei anni sarebbe un espediente che in realtà andrebbe a peggiorare l’impianto della norma, poiché il tema in questo momento non è la permanenza del dirigente, ma i seri vizi costituzionali insiti in questo tipo di ipotesi”.

Per il leader Cgil un simile intervento condizionerebbe negativamente il funzionamento delle scuole: “Questo emendamento va nella direzione contraria a quella che suggerisce il buon senso: il dirigente scolastico deve essere messo nelle condizioni per programmare un intervento duraturo del tempo, rimuoverlo dopo tre o sei anni significa impedirgli di dare un’impronta alla scuola sotto la sua direzione”. Insomma, la medicina sarebbe più nociva della malattia: “Hanno capito benissimo che la chiamata diretta espone al rischio di discriminazioni e favoritismi, così cercano soluzioni estreme per correggerla, ma a nostro avviso l’unica strada percorribile è la sua cancellazione”. Quale strada alternativa propone? “I 200 milioni per il merito tornino in mano alla contrattazione, vadano destinati alle scuole situate nelle aree a maggior rischio dispersione per esempio. Combinarli con la chiamata diretta non ha alcun senso”.

Giorgio Rembado (ANP), prima si pensi al ruolo unico
“Mi preme innanzitutto far notare che c’è un’incongruenza di fondo: da un lato non si riconoscono ancora al Dirigente Scolastico le prerogative e le funzioni del ruolo unico della dirigenza, dall’altro si vorrebbe però farlo sottostare al divieto di superare il secondo incarico proprio come avviene nella dirigenza pubblica in generale. Insomma, o si è parte di una categoria, nel bene e nel male oppure, se non se ne è parte, non si deve sottostare a nessun tipo di vincolo e obbligo”.

Per Rembado l’impronta del Preside nella struttura che dirige prima che dal tempo di permanenza effettiva nella struttura passa innanzitutto dai poteri gestionali e dirigenziali: “E’ la nostra battaglia per l’autonomia, ingaggiata da ormai 15 anni. Se i dirigenti avranno davvero la possibilità di incidere sul Piano dell’offerta formativa triennale individuando, in primo luogo, i docenti giusti, allora potranno lasciare la loro impronta, diversamente le cose continueranno ad andare come sono andate finora”.

Per concludere, domandiamo al Presidente dell’Associazione nazionale presidi se ha un’idea di come andranno a finire i lavori al Senato: “Non faccio previsioni, ma sono convinto che uno dei pochi punti significativi di questa riforma sia l’attuazione dell’autonomia delle scuole, tutto ciò che va in quella direzione è a mio avviso condivisibile”.

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