Dirigenti scolastici, Marotta: troppo carico di lavoro e responsabilità, ma stipendi inadeguati

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È da ormai qualche lustro che la legge ha previsto il passaggio nella qualifica dirigenziale dei presidi e dei direttori didattici, ma i capi di istituto non si accontentano di un riconoscimento solo a parole delle loro accresciute funzioni e responsabilità e da anni si battono per un ingresso pieno nei ruoli della dirigenza pubblica, fatta salva naturalmente la specificità della professione, come d’altra parte succede per medici, professori universitari o diplomatici.

È da ormai qualche lustro che la legge ha previsto il passaggio nella qualifica dirigenziale dei presidi e dei direttori didattici, ma i capi di istituto non si accontentano di un riconoscimento solo a parole delle loro accresciute funzioni e responsabilità e da anni si battono per un ingresso pieno nei ruoli della dirigenza pubblica, fatta salva naturalmente la specificità della professione, come d’altra parte succede per medici, professori universitari o diplomatici.

 Paolino Marotta, presidente dell’ A.N.DI.S. (Associazione Nazionale Dirigenti Scolastici), ribadisce a questo proposito l’urgenza di un provvedimento legislativo ad hoc al di fuori delle leggi attuali e della contrattazione collettiva.

Presidente Marotta, nei giorni scorsi l’ANDIS ha diffuso la notizia di un suo incontro con il Sottosegretario Faraone. Qualcosa si muove?

“Lo spero davvero. L’incontro si è svolto in un clima di grande cordialità e attenzione che mi ha consentito di esporre al Sottosegretario Davide Faraone alcune questioni fortemente avvertite dalla categoria, come l’insofferenza dei colleghi rispetto al continuo aumento dei carichi di lavoro e alle accresciute responsabilità amministrative e gestionali, una situazione che alla lunga allontana ancor più i presidi dal governo dei processi d’insegnamento-apprendimento. Come auspicato nei recenti Convegni ANDIS di Vico Equense e di Jesolo, ho poi chiesto al Sottosegretario che, in sede di decretazione delegata, sia introdotta una norma che sollevi i DS da tutti gli adempimenti amministrativi non funzionali alle finalità proprie dell’autonomia scolastica (stipendi, ricostruzioni di carriera, contrattualistica, graduatorie, aspetti tecnici legati al contenzioso, ecc.) che andrebbero attribuiti, invece, a Centri territoriali di Servizi da costituire”.

Attendete da tempo l’inquadramento della funzione del dirigente scolastico nei ruoli della dirigenza pubblica e sappiamo che da poco il Direttivo Nazionale dell’ANDIS ha anche approvato un documento con la richiesta di una norma ad hoc. Che cosa vi ha risposto Faraone?

“Innanzitutto ho tenuto a richiamare l’impegno assunto dal Governo in Senato con l’accoglimento dell’ o.d.g. n. G9.304 al DDL n. 1577 presentato dai senatori Salvo Torrisi e Pippo Pagano. La nostra richiesta è adesso quella di inserire nei decreti legislativi di prossima emanazione una norma che preveda il pieno riconoscimento della funzione gestionale e amministrativa del dirigente scolastico e riconduca la dirigenza scolastica nei ruoli coordinati e distinti della dirigenza pubblica statale. Devo dire che il sottosegretario Faraone si è mostrato molto interessato e si è dichiarato disposto a tenerne conto in sede di formazione del decreto delegato sul nuovo Testo Unico. Ma l’occasione è stata utile per segnalare anche la necessità e l’urgenza di altri provvedimenti come la liquidazione delle spettanze arretrate e delle somme previste dalla legge 107, la riapertura del contratto di area, l’emanazione del Bando di concorso per il reclutamento dei ds, la modifica del sistema di valutazione dei ds nella parte in cui fa riferimento ai risultati degli alunni.

Il documento di cui lei parla l’ho consegnato personalmente al Sottosegretario e contiene la risoluzione che l’11 febbraio scorso l’ANDIS ha approvato per chiedere al Governo – cito testualmente: di dare sollecita attuazione all’impegno assunto in Senato con l’accoglimento dell’o.d.g. di cui parlavo prima e di prevedere nei decreti legislativi di prossima emanazione una norma che riconduca la dirigenza scolastica nei ruoli coordinati e distinti della dirigenza pubblica statale. Nelle more della ridefinizione del profilo dirigenziale così come sopra delineato, l’ ANDIS chiede che il prossimo Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro AREA V preveda da subito un adeguamento della retribuzione economica commisurato alle responsabilità dirigenziali significativamente accresciute a seguito dell’entrata in vigore della Legge n. 107/2015”.

Proprio la legge 107, come spesso ci ha ricordato proprio lei, se possibile peggiora il carico di lavoro dei presidi…

“Esatto, la riforma voluta dal premier Renzi aggiunge nuove responsabilità gestionali specialmente riguardo a indirizzi per la predisposizione del PTOF, chiamata dei docenti, orientamento e merito degli studenti, alternanza scuola lavoro, riduzione del numero di alunni per classe, valutazione del docente in periodo di prova, assegnazione del bonus ai docenti, senza che, torno a ripeterlo, sia corrisposto alcun riconoscimento economico, nel documento che abbiamo portato al Sottosegretario Faraone abbiamo parlato proprio di una asimmetria evidente nel trattamento della dirigenza scolastica rispetto a quella pubblica che si articola nei tre ruoli unici (per lo Stato, per le Regioni e per gli Enti locali)”.

Prima ha citato una risoluzione approvata dal Senato e accolta dal Governo che in qualche modo lo impegnerebbe in questa direzione. Di che cosa si tratta?

“Nella seduta del 4 agosto 2015 il Senato della Repubblica, in sede di approvazione del DDL n. 1577 (c.d. legge Madia) ha approvato l’ordine del giorno n. G9.304 che impegna il Governo a: “definire una disciplina chiara e omogenea che garantisca la coerenza dell’indirizzo politico del Governo provvedendo, con riferimento al profilo, alla condizione e all’inquadramento della dirigenza pubblica, a ricondurre ad una logica unitaria i due provvedimenti citati (legge 124/2015 e legge 107/2015) nel senso del pieno riconoscimento della funzione gestionale e amministrativa del D.S. e pertanto valutare la sua progressiva confluenza all’interno del ruolo unico dello Stato; valutare anche una classificazione dei ruoli dei dirigenti, nel senso di due sole distinte classi, uno relativo ai ruoli professionali (medici dirigenti tecnici…) e l’altro a ruoli gestionali (dirigenti amministrativi e scolastici), caratterizzati, questi ultimi, dalla responsabilità della gestione delle risorse umane e strumentali, oltreché da autonomi poteri connessi allo svolgimento delle varie funzioni affidate”. A nostro avviso è proprio da questo ordine del giorno che bisognerebbe ripartire per sciogliere il nodo dell’inquadramento della dirigenza scolastica all’interno del sistema dell’amministrazione pubblica con una norma che la inquadri, finalmente, nella dirigenza pubblica”.

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