Decreto istruzione, Max Bruschi: area unica sostegno, si torna allo spirito 104/1992. “Su riapertura Gae decisione spetta al Ministro, che si è posta problema nei giusti termini”. Bene scuola-lavoro, peccato esclusione degli Isia

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di Eleonora Fortunato – Presentati, bocciati, riformulati, ripresentati. È difficile stare dietro a tutti gli emendamenti al Decreto Legge Istruzione nelle ore della sua conversione in legge, fotografare quello che accade e cercare di tirare le fila. Per un commento a caldo, non privo di qualche giudizio e di qualche previsione, ci siamo rivolti a Max Bruschi, ex-consigliere del ministro Gelmini e ispettore del Miur.

di Eleonora Fortunato – Presentati, bocciati, riformulati, ripresentati. È difficile stare dietro a tutti gli emendamenti al Decreto Legge Istruzione nelle ore della sua conversione in legge, fotografare quello che accade e cercare di tirare le fila. Per un commento a caldo, non privo di qualche giudizio e di qualche previsione, ci siamo rivolti a Max Bruschi, ex-consigliere del ministro Gelmini e ispettore del Miur.

ALTERNANZA SCUOLA-LAVORO – “L’articolo 14 dà propulsione a questo capitolo della formazione cogliendo la sua importanza strategica, proprio come speravo. ‘Imparare praticando’ aiuta a dare un senso a ciò che si studia: è questa la strada per il rilancio della formazione tecnico-professionale nel nostro paese. Bisogna partire dalle esperienze positive del territorio”. E Bruschi, per fare un esempio, ci racconta del liceo artistico “Candiani” di Busto Arsizio, che di recente ha curato gli arredi di un prestigioso hotel. Da rivalutare, invece, l’esclusione dell’Alta formazione artistica e musicale (Afam), che non comprende solo i conservatori, ma anche gli ex-Isia, gli istituti superiori per le industrie artistiche che hanno sede a Faenza, Firenze, Roma ed Urbino e che rappresentano “sedi privilegiate di incontro tra tessuto produttivo e altissima formazione artistica, con un placement del 90 per cento”. 

AREA UNICA SOSTEGNO – L’emendamento 15.2 presentato dall’onorevole Centemero (PDL) (grazie a cui d’ora in avanti, sia pure con termini al momento dilazionati) i docenti di sostegno verranno reclutati a partire da un’area unica che riunisce quella scientifica, umanistica, tecnico-professionale artistica e psicomotoria) ha, secondo il nostro interlocutore, “il grande pregio di tornare allo spirito delle leggi 279/1982 e 104/1992: non bisogna infatti dimenticare che il docente di sostegno non è assegnato al singolo ragazzo, ma alla classe”. Una modifica in piena sintonia, quindi, con la linea di potenziamento dell’inclusione di questo ministero. Rientra nello stesso ambito un passaggio ulteriore sul reclutamento dei docenti di sostegno: in mancanza di personale specializzato, la precedenza sarà data a coloro che abbiano maturato crediti ad hoc (es. master, crediti all’interno di corsi di laurea o abilitanti e così via). L’obiezione, ovvia, è: come graduare e valutare i vari titoli? Di fronte a una varietà che si suppone ampia di possibilità formative, in base a quale criterio scegliere un docente piuttosto che un altro? È veramente così automatico che pesino di più i 60 crediti di un master universitario online rispetto a quelli di Scienze della Formazione Primaria o del TFA? Anche la risposta può sembrare scontata, ma non lo è poi così tanto in mancanza di un sistema di accreditamento e certificazione realmente funzionante. “Non posso giudicare l’operato del Parlamento – continua Bruschi – capisco lo spirito della norma, in assenza di docenti specializzati è comprensibile pensare di rivolgersi a chi ha, in qualche modo, maturato esperienze specifiche. Ci troviamo però certo di fronte a una norma-tampone. Se andrà a regime così com’è, non vorrei essere nei panni della DG al personale, che si troverà a dover eseguire una difficile opera di graduazione”. Il discorso si amplia fino a sottolineare la funzione dirimente che, anche in questo ambito quindi, dovrebbe avere l’Anvur, l’Agenzia nazionale per la valutazione del sistema universitario e della ricerca, che ha nei suoi compiti anche quello di valutare e verificare gli accreditamenti di strutture come le università telematiche.

STABILIZZAZIONE PERSONALE – Bruschi, proprio come nella ricostruzione di uno stemma codicum (e la similitudine, vista la situazione così stratificata e intricata degli emendamenti, calza a pennello), ci aiuta a identificare due grandi famiglie di modifiche al testo del decreto.
Per sanare la più che mai caotica situazione creatasi dopo la chiusura delle SSIS e l’inaugurazione dei due canali abilitanti del TFA ordinario e del PAS, in qualche modo in concorrenza tra loro, la prima famiglia (rappresentata dai cinquestelle, ma anche dagli onorevoli Di Lello, Gruppo Misto, Petrenga, PDL, e Rigoni, PD) vorrebbe la riapertura delle graduatorie a esaurimento. Dal punto di vista tecnico non sarebbe difficile: “Basterebbe – ci ha detto Bruschi – eliminare la norma Fioroni che di fatto ha trasformato le graduatorie permanenti in graduatorie a esaurimento, dal momento che questo non comporterebbe nessuna modifica al testo unico. La decisione spetterà al parlamento, su imput del Ministro: io posso solo affermare che si è posta il problema nei giusti termini e Maria Chiara Carrozza ha senz’altro capito che non si può intervenire a spot su una materia così delicata. Il Ministro ha detto più volte che il cuore del problema è il reclutamento e io mi auguro che non si faccia nuovamente l’errore di un blocco delle procedure di formazione e reclutamento come è avvenuto nel 2008. La differenza tra Scienze della Formazione Primaria, ove si è riformato il percorso senza discontinuità, e gli anni impiegati a modificare l’abilitazione per il secondo ciclo, ha creato buchi che si sono riverberati sul recente concorso e creato sacche di persone non abilitate non per volontà loro, ma perché il percorso non c’era”.
L’altro gruppo di emendamenti è quello che punta, invece, all’inaugurazione di un sistema alla francese, con abilitazioni annuali e concorsi regolari ogni due anni in grado di creare una continuità di opportunità e di scalzare la ‘sindrome dell’ultima spiaggia’.
Quale tra queste due strade imboccherà il Parlamento? Bruschi scherza e dice “Non sono un aruspice”, ma sottolinea che i tempi oramai sono veramente molto stretti e che molti punti dubbi su cui non c’è accordo potrebbero diluirsi in mozioni e in punti all’ordine del giorno.

FORMAZIONE DEI DOCENTI – In base agli emendamenti di questi giorni all’art. 16, la frequenza dei corsi di aggiornamento non sarà più legata ai risultati degli allievi nei test nazionali, come si leggeva nel testo originario, ma diventa obbligatoria per tutti. L’ex consigliere della Gelmini è di nuovo in sintonia col Ministro Carrozza, che in questo caso ha il merito di avere reintrodotto “la formazione obbligatoria in servizio”, e ci evidenzia il limite, l’insufficienza dei test Invalsi nel fornire una fotografia completa, esaustiva delle prestazioni didattiche del sistema. “Le prove Invalsi possono essere considerate un termometro: per verificare lo stato di salute della scuola c’è bisogno anche di altri strumenti diagnostici, come per esempio un’analisi degli esiti degli esami di Stato conclusivi del primo ciclo”.

DIRIGENZA – Dopo una pluralità di pressioni provenienti dall’agone politico ma anche da ambienti più tecnici, la novità di questo decreto è che affida l’arruolamento e la formazione dei futuri dirigenti scolastici alla Scuola nazionale di amministrazione, “una vera eccellenza del nostro Paese, fermo restando che la selezione riguarderà i docenti che abbiano alle spalle almeno cinque anni di servizio”. È assodato che i cinque anni non debbano essere conteggiati per forza tra quelli in ruolo? Bruschi si augura proprio di sì, ricordando che su questo punto c’è già di mezzo la sentenza di un giudice europeo. Ma che cosa farsene, per esempio, dei docenti incaricati e delle graduatorie degli ultimi concorsi? L’ispettore non stigmatizza il ricorso a una sanatoria (“sono persone cui è stato rinnovato un contratto per lustri”), arrivando anche a prevedere un doppio canale che nel medio periodo veda il nuovo sistema andare a regime accanto al vecchio.

Vedi anche

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