Cosa fare quando il docente manifesta un disagio conclamato

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Può capitare che il comportamento di un docente sia inizialmente stravagante per poi divenire palesemente eccessivo, incomprensibile, infine fuori dalle righe. Cosa fare in questi casi? Quali iniziative intraprendere?

Può capitare che il comportamento di un docente sia inizialmente stravagante per poi divenire palesemente eccessivo, incomprensibile, infine fuori dalle righe. Cosa fare in questi casi? Quali iniziative intraprendere?

Chi contattare all’occorrenza? Tutte questioni che si pongono dinnanzi ai colleghi, come pure ai genitori della giovane utenza. Certamente bisogna affrontare una questione che presenta diverse sfaccettature, pur restando determinata da causa medica: il possibile disagio psicofisico del docente; il rischio che gli eventi precipitino in una conflittualità sterile tra le parti; una eventuale deriva sanzionatoria e legale dell’intera vicenda. Tre piani che non vanno però confusi tra loro. Poiché, come detto, si tratta di una vicenda di natura esclusivamente medica, l’unica soluzione percorribile è la richiesta di accertamento medico d’ufficio da parte del dirigente scolastico il quale, a sua volta, deve adottare la massima cautela per non esporsi a denunce di sorta (ad es. per presunto mobbing).

Ecco la mamma di uno studente, assai preoccupata, che scrive una lunga lettera in cui si evincono i tipici segni e sintomi di un grave disordine psicopatologico in una professoressa. Come aiutarla dopo aver accertato, isolato ed individuato i comportamenti sospetti? Resta centrale la figura del dirigente scolastico che non può sottrarsi alle proprie responsabilità di tutore della salute dei docenti e dell’incolumità dell’utenza.

Gentile dottore,

Nel corso di tutto l’anno si sono susseguiti episodi inaccettabili, nei quali la docente di Matematica alle superiori si è ripetutamente rivolta alla classe e ai singoli ragazzi, con espressioni inaccettabili ed offensive del tipo: “siete delle merdacce”; “sei lurido”; “ti vesti come un barbone”.

Nell’Istituto ho avuto modo di conoscere diversi insegnanti, il preside e il vicepreside: tutti confermano che la professoressa ha grossi problemi relazionali. Mi hanno detto che qualche anno fa ha avuto una depressione a seguito della quale prendeva psicofarmaci che l'hanno portata anche ad addormentarsi in classe. Da quello che mi hanno detto, ha deciso di punto in bianco di cambiare nome, dandosi come primo nome quello della ex-preside che la proteggeva e, come secondo, quello di un ex-ministro del MIUR. La motivazione che adduceva per tale iniziativa, era la sua ammirazione nei confronti di siffatte persone!

So che può sembrare assurdo, ma le assicuro che è così, e so inoltre che firmava i documenti scolastici con il nuovo nome, ancora prima che il cambio fosse stato ufficializzato all’anagrafe, procurando alla scuola conseguenti problemi.

Il vicepreside mi ha detto che per qualche mese, dopo il cambio di nome, sembrava essersi tranquillizzata, ma che poi tutto è tornato come prima e che i problemi non ci sono solo con i ragazzi, ma anche con gli stessi colleghi e che lui è forse l'unico con il quale l'insegnante ha un minimo di rapporto nella scuola.

Anche per noi genitori è difficile confrontarsi con lei: non è per niente empatica, bisogna stare attenti a come le si parla, altrimenti si irrigidisce e il tono della voce si alza diventando più acuto. Da parte mia, essendomi trovata a un colloquio in una situazione che stava per degenerare, ho deciso di non confrontarmi più da sola con lei. Anche altri genitori si sono sentiti aggrediti dalla professoressa: diversi si lamentano quando li si incontra ai colloqui o ai consigli di classe, ma poi pochi passano dalle lamentele verbali alle denunce scritte.

E la stessa cosa vale per gli studenti: quasi nessuno si oppone, poiché quelli che lo fanno finiscono per collezionare montagne di note. 

Tenendo presente poi che il comportamento problematico dell'insegnante comporta, nella maggior parte dei casi, ricadute sulla classe (di dinamiche di relazione e di didattica, l'80% degli alunni della nostra classe è insufficiente in matematica!). 

Lei sa che ormai i ragazzi sono ben attrezzati di strumenti elettronici, così io stessa ho potuto sentire una registrazione nella quale l'insegnante sbraitava senza controllo verso uno studente colpevole di averle chiesto di andare in bagno perché non si sentiva bene. In un'altra registrazione, a uno studente che era stato assente e le chiedeva se poteva rispiegare l'argomento appena trattato, si rifiutava categoricamente ritenendo chiusa la discussione.

Negli ultimi tempi la situazione si è decisamente aggravata, con particolare riferimento ai rapporti con alcuni studenti, a carico dei quali ci sono state segnalate continue vessazioni, ed episodi nei quali la docente avrebbe reagito in modo evidentemente sproporzionato e irragionevole.

Da ultimo, quello che si è verificato nella mattinata di martedì scorso, quando uno studente è stato bersagliato da urla e punito con una nota disciplinare per il semplice fatto di avere sfiorato la cattedra tornando al posto.

Non so se sono riuscita a disegnarle un quadro abbastanza chiaro della situazione, spero di averle fornito degli elementi utili a darmi qualche suggerimento su come agire.

La ringrazio ancora e la saluto cordialmente.

Considerazioni

Per ragioni di spazio la lettera della mamma dello studente è stata tagliata, pur mantenendo tutta la sua efficacia nel descrivere segni e sintomi del disagio della docente interessata. Tra le manifestazioni più eclatanti vi sono certamente:

  1. il cambio di nome per ammirazione delle proprie beniamine;
  2. l’aggressività verbale con insulti agli studenti anche per inezie (registrazione);
  3. l’accanimento contro i due studenti con maggior difficoltà di rendimento
  4. il verosimile delirio persecutorio da parte di alcuni studenti
  5. l’incapacità didattica tradotta nell’80% di studenti insufficienti
  6. i conflitti con i colleghi
  7. la difficoltà nei rapporti con i genitori
  8. la difficoltà nei rapporti con gli studenti ed il frequente ricorso a note disciplinari
  9. la storia di un pregresso episodio depressivo trattato con farmacoterapia importante (considerati gli effetti collaterali denunciati quali la sonnolenza).

Quanto sopra (la cui veridicità deve essere prima di tutto rigorosamente accertata dal dirigente scolastico) basta e avanza per comprendere che una docente in simili condizioni non può essere in grado di svolgere la propria attività didattica e professionale, avendo invece immediato bisogno di un aiuto specialistico

Il primo consiglio da dare a un genitore che rappresenta una simile situazione, consiste nel far sottoscrivere la lettera a più genitori per poi inviarla al dirigente scolastico che, a sua volta, dovrebbe attivarsi al fine di chiedere ai colleghi della professoressa una conferma del contesto. Accertata la veridicità della situazione, il dirigente deve immediatamente procedere alla richiesta di un accertamento medico d’ufficio. Questo è infatti l’unico passo che un Capo d’Istituto può e deve fare in simili situazioni: a tutela della salute del lavoratore e a protezione dell’incolumità dell’utenza. Sarà invero piuttosto complessa la stesura della relazione da inviare al Collegio Medico di Verifica (ai sensi dell’art. 15 del DPR 461/2001) che il dirigente è tenuto a fare.

Evidentemente non aveva intrapreso questa via il preside precedente, limitandosi a proteggere la professoressa e a contenerne le stravaganze. In simili disturbi, atteggiamenti “conservativi” non fanno che spostare il problema nel tempo aggravandolo. Prova ne sia che da un quadro psicopatologico depressivo la situazione clinica si è evoluta verso un più grave inquadramento psicotico del disordine mentale della professoressa.

Conclusione

Appare evidente che di fronte a episodi come questo (tutt’altro che infrequenti nella scuola), il ruolo più delicato viene svolto dal dirigente scolastico che spesso risulta impreparato di fronte all’utilizzo dell’accertamento medico d’ufficio. L’impreparazione dei presidi in materia è causata dalla totale assenza di formazione degli stessi da parte dell’Istituzione che evidentemente si ostina a non ritenere importanti le incombenze medico-legali dei Capi d’Istituto (prima fra tutte la tutela della salute dei lavoratori e dell’incolumità dell’utenza). Il dirigente scolastico, non essendo medico, né avvocato, può fare fronte ai suddetti compiti avvalendosi degli strumenti che gli fornisce il legislatore (su tutti l’accertamento medico d’ufficio), ma è compito dell’Istituzione fare almeno lo sforzo di illustrargliene le modalità di impiego.

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