Contrattazione istituto e RSU. Nessuna modifica nella riforma, si apre fase di neo-negoziazione per trasparenza e parità trattamento

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Non si metta in dubbio l’esistente e cioè il ruolo della contrattazione e della RSU perché per effetto della Legge 107 non sono diminuite le prerogative.

Non si metta in dubbio l’esistente e cioè il ruolo della contrattazione e della RSU perché per effetto della Legge 107 non sono diminuite le prerogative.

Attualmente, le modalità di realizzazione della contrattazione di istituto non subiscono nessuna variazione, certo è che il comma 196 della legge non può eliminare di colpo quasi trent’anni di contrattazione e di privatizzazione del pubblico impiego, già duramente compromessi dalla riforma Brunetta che ha ridotto le aree della contrattazione innescando un processo di rilegificazione del rapporto di lavoro e limitando gli ambiti di azione della stessa.

Ricordiamo che il TUPI, D.Lgs. n.165 del 2001 non è stato novellato dalla legge in parola, rimanendo intatto l’art.25 dello stesso, dedicato interamente alla dirigenza scolastica e il cui comma 2, espressamente sottolinea, senza nessuna modifica, che il dirigente è titolare delle relazioni sindacali e indi tenuto a svolgerle nei modi consentiti dalla legge.

Pertanto restano pienamente legittimate le materie dell’articolo 6 del CCNL sino a quando non si interverrà ad abrogare le norme di natura pattizia. Il comma 3bis dell’art. 40 del D.Lgs. n. 165 è ancora vivo e vegeto e così stabilisce: “la contrattazione collettiva integrativa assicura adeguati livelli di efficienza e produttività dei servizi pubblici, incentivando l'impegno e la qualità della performance ai sensi dell'articolo 45, comma 3. A tale fine destina al trattamento economico accessorio collegato alla performance individuale una quota prevalente del trattamento accessorio complessivo comunque denominato. Essa si svolge sulle materie, con i vincoli e nei limiti stabiliti dai contratti collettivi nazionali, tra i soggetti e con le procedure negoziali che questi ultimi prevedono; essa può avere ambito territoriale e riguardare più amministrazioni. I contratti collettivi nazionali definiscono il termine delle sessioni negoziali in sede decentrata. Alla scadenza del termine le parti riassumono le rispettive prerogative e libertà di iniziativa e decisione.” Non meno vivo è l’art.42 dello stesso decreto “Diritti e prerogative sindacali nei luoghi di lavoro” che attribuisce un ruolo fondamentale alla RSU nella difesa e nella rappresentanza delle esigenze dei lavoratori, con funzione di garante per un equo trattamento del personale e della distribuzione delle risorse all’interno della scuola; ergo il cosiddetto trattamento accessorio ex art.45 del D.Lgs. 165. Si tratta di articoli (artt. 40, 42 e 45) ancora vigenti che non hanno nessuna relazione col comma 196 sopracitato (legge 107).

Anzi alla luce di ogni possibile fraintendimento è auspicabile che all’interno delle scuole la RSU sia attiva e proattiva come non mai perché questo è il momento fondamentale di affilare le armi, non per essere combattivi ed indisponenti in toto nei confronti della controparte, rappresentata dal dirigente scolastico, ma per concretizzare ancora i principi di trasparenza e di parità di trattamento del personale tutto, a dispetto della sopravvenuta meritocrazia.

E’ un momento cruciale che si potrebbe definire di neo-negoziazione che determinerà un nuovo corso in cui tutti dovranno imparare a gestire a proprie spese gli effetti attuativi della cosiddetta Buona scuola. E non conviene a nessuno tentare di esorcizzare e sterilizzare le eredità del passato ― diritti conquistati dai lavoratori ― che la riforma vuole narcotizzare sotto una parvenza di novella imbelle. Alle RSU il ruolo di mantenere alto il nome dei lavoratori.

Altra cosa è la contrattazione integrativa di istituto rispetto alla questione della valorizzazione del merito, i cui criteri saranno stabiliti dal comitato, nella piena collegialità. Sarà il Dirigente scolastico, nella triste solitudine di un uomo solo al comando e con tanto di responsabilità e contenziosi che si profilano all’orizzonte, ad assegnare successivamente il relativo bonus. Sembra così che il famigerato merito, per cui si riceverà un compenso accessorio, sia stralciato dalla contrattazione, ma per posizionarsi su un piano che invece di innalzare la funzione docente, non fa altro che delegittimarla, creando attorno pericolosi focolai di conflitti. Ma degli sviluppi e degli effetti di questa perdente buona demagogia ne sapremo più avanti. Intanto le sigle sindacali più rappresentative si stanno attivando perché sia un autunno caldo.

Ritornando poi alla RSU, oggi più che mai è necessario un suo coinvolgimento dinamico nei luoghi occulti della discrezionalità, pericolo ambulante delle scuole, per poter rendere ancora più chiaro di quanto non lo sia già che l’istituto della contrattazione continua, malgrado tutto, il suo corso.

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