Il concorsone malato e il disorientamento delle commissioni. Lettera

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Forse non varrebbe nemmeno la pena parlare ancora di questo strambo concorsone, su cui si è detto e scritto di tutto:

Forse non varrebbe nemmeno la pena parlare ancora di questo strambo concorsone, su cui si è detto e scritto di tutto:

da strumento di discriminazione rivolto solo ad una parte dei docenti precari, alle menzogne sull'obbligatorietà costituzionale del concorso per la  loro immissione in ruolo, al suo gravoso spreco di risorse pubbliche, ai mortificanti compensi alle commissioni,  all'imposizione improvvisa ed estemporanea della conoscenza di una lingua straniera da parte di docenti ormai lontani dalle reminiscenze scolastiche, all'impossibilità di uno studio adeguato per lo stretto lasso di tempo tra la pubblicazione del bando e lo svolgimento delle prove scritte, alla vastità e genericità dei programmi d'esame (peraltro senza alcuna distinzione tra la materia oggetto degli scritti e quella degli  orali), all' incomprensibile e subdola riduzione dei tempi di risposta ai quesiti rispetto a quelli concessi nei precedenti concorsi con metà delle domande e con le medesime difficoltà, alla indeterminatezza, imprecisione, astrattezza e vaghezza delle domande ( qualche perla: “ nella classe c'è un BES” , quale bes?, di che tipo?, con quali bisogni?, quali deficit? o quali disabilità?, BES è solo un acronimo/contenitore, non una persona con i suoi bisogni didattici da personalizzare/ individualizzare, appunto),  all'approssimazione e confusione dei termini metodologico/didattici usati all'ingrosso (UDA, UD, Lezione, programmazione didattica, progettazione didattica ecc.), alla scarsa efficienza del sistema computer based.

Il tutto ha e sta mettendo in crisi anche i migliori concorrenti disorientandoli, avvilendoli e soprattutto sminuendo la loro fiducia nella scuola. Sembra che il concorsone  sia stato pensato per mettere lo sgambetto ai partecipanti, per farli cadere, per umiliarli più di quanto non faccia la (s)considerazione sociale, per far finta di selezionare i migliori.

Personalmente, invece, penso che il concorsone vada  interpretato in senso genetico, ne va individuato la madre e il padre per capire la sua vera natura: la fretta di fare purché si faccia, in qualunque modo e il padreternismo imperante. La prima ha generato la cecità che ha oscurato il senno, ha rigettato i buoni consigli dei saggi, ha respinto le sane proposte degli esperti e i suggerimenti di buon senso dei docenti, si è ostinata perfino  a interpretare, mistificandole,  le stesse esigenze della scuola.

Il secondo ha prodotto l'arrogante pretesa che ciò che si fa è indiscutibilmente cosa buona e giusta a prescindere , decidere ex cathedra, andare avanti, dimostrare il delirio dell'onnipotenza a tutti i costi: l'esempio più luminoso  non a caso è  la riforma scolastica che fu definita “BUONA” ancor prima del suo concepimento, perché “buoni” erano e sono i suoi genitori ( tali parentes, tali filii).

Con questa sintetica esegesi,  che non vuole ridurre a poca cosa la gestione  pressappochistica di questo improvvisato sistema di selezione del merito,  mi auguro che le commissioni, in genere dotate di equilibrio di giudizio,  prendano coscienza della gravità della situazione, agiscano motu proprio ed evitino di trasferire la colpa dei genitori ai figli cirenei che da anni portano la croce  per l'incoscienza  e l'irresponsabilità altrui.

G.Ferraro

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