Concorso a cattedra Storia della musica prova scritta tarata su ricercatori o assegnisti di ricerca universitari

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Coordinamento Docenti Educazione Musicale  abilitati TFA A031/A032 – Facciamo per un attimo uno sforzo d’immaginazione e fingiamo di conoscere tutti il signor Candido Concorso, un atleta, per l’esattezza un nuotatore, che si sta duramente allenando per un’importante gara, forse la più importante della sua carriera.

Coordinamento Docenti Educazione Musicale  abilitati TFA A031/A032 – Facciamo per un attimo uno sforzo d’immaginazione e fingiamo di conoscere tutti il signor Candido Concorso, un atleta, per l’esattezza un nuotatore, che si sta duramente allenando per un’importante gara, forse la più importante della sua carriera.

Giunge finalmente il giorno della grande sfida, i 400 metri stile libero, specialità nella quale il nostro atleta ha già ampiamente, in passato, dimostrato di possedere buone capacità, uscendo vittorioso da diverse e importanti gare. La sfida ha dunque inizio, e Candido, tra una bracciata e l’altra, si accorge sempre più nettamente di essere ostacolato da correnti che frenano e rallentano considerevolmente la sua corsa acquatica.

Alla fine della prova, sfiancato come mai, Candido si sente particolarmente preso in giro, umiliato, in qualche modo gabbato: sa di essere ben allenato, sa di poter dare il massimo, ma non se la gara risulta essere impari, iniqua, in qualche modo truccata. Dopo lo shock iniziale, dopo lo sconforto e lo sbigottimento, nel nostro Candido inizia a prendere piede una certa rabbia, tale da spingerlo a chiedere spiegazioni agli organizzatori della gara.

Ecco, con una semplice analogia sportiva, spiegato quanto è successo in luogo dello scritto di Storia della musica del concorso a cattedra docenti 2016.

Il MIUR o chi per lui, nella preparazione delle sei domande disciplinari a risposta aperta, non ha evidentemente focalizzato il tipo di pubblico per il quale il presente concorso è stato programmato: insegnanti abilitati e per lo più impegnati, lavorativamente parlando, nel sostegno scolastico, più raramente sulla propria disciplina, certo non dunque ricercatori o assegnisti di ricerca universitari.

Il bello però giunge proprio nel momento in cui a parlare dello scritto sono quegli stessi ricercatori che, loro malgrado, hanno avuto modo di parteciparvi: “Entro nella discussione per ribadire la difficoltà dello scritto, spropositata rispetto al tempo a disposizione. Ci tengo a precisare che sono un dottore di ricerca (…) Quel che forse è ancora più significativo è che insegno Storia della musica da 5 anni da precario nei conservatori e ho tenuto corsi per 3 anni in università italiane e americane. Le mie pubblicazioni, quasi tutte in inglese, sono fondamentalmente di analisi e storia delle teorie musicali nel Rinascimento e nel melodramma italiano dell'Ottocento. Per di più sono pianista di teatro e baritono (…) Ebbene, scrivo tutto ciò non per vantarmi, ma per ribadire che lo scritto è stato troppo difficile, ai limiti dell'iniquità (…) è stato anche peggio sapere di non aver tempo per scrivere gli 80000 caratteri a disposizione (…) È stato veramente umiliante non poter finire. I testi in inglese erano altrettanto complessi e le risposte multiple sottilmente imprecise, a volte. Ribadisco che ho studiato 3 anni in America e un anno ho anche insegnato. È stato l'esame più difficile della mia vita. Complimenti a chi l'ha ideato!”.

A queste osservazioni si aggiungono, all’indomani dello scritto in oggetto, quelle di un altro ricercatore: “Sono un dottore di ricerca (…) e vi assicuro che la prova di ieri è stata molto tosta anche per me. Anzi, vi dirò, ho partecipato a concorsi di dottorato e anche a concorsi di ricercatore universitario ma questo è stato in assoluto il concorso più duro, sia per contenuti che, soprattutto, per modalità. Dopo aver letto di seguito le tre domande ‘incriminate’ (ovviamente mi riferisco a Boezio, Frescobaldi e Leoncavallo) ero tentato, come molti di voi, di alzarmi e andare via, ho veramente con fatica riorganizzato le idee e cercato di abbozzare delle risposte (ho rinunciato a trascrivere il testo di Leoncavallo, sono arrivato fino ad un certo punto poi era davvero illeggibile e ti faceva perdere inutilmente un sacco di tempo). Per rispondere in modo puntuale ed esaustivo alle tre domande in questione, che contenevano all’interno ciascuna diverse ‘questioni’ (in quella di Frescobaldi, se non ricordo male, si chiedeva addirittura conto della ‘tecnologia di stampa’) oltre ad almeno il doppio del tempo (almeno 4-5 ore), non ci voleva ‘un’ dottore di ricerca, ma ben ‘tre’ diversi dottori di ricerca specialisti di musica medioevale, musica strumentale italiana del primo ‘600 e di rapporto tra ‘metro e canto nell’opera italiana’”.

A queste considerazioni, che già da sole basterebbero a chiudere qui il discorso, occorre aggiungerne diverse altre:

1) una delle domande implicava, come sopra preannunciato, la trascrizione di un testo, il prologo dell’opera Pagliacci di Leoncavallo, illeggibile perché minuscolo e sfocato, col risultato di una perdita di tempo incalcolabile per la sua sola trascrizione;

2) quasi tutte e sei le domande di tipo disciplinare, e dunque a risposta aperta (tra cui spiccano quella su Frescobaldi con l’intavolatura per organo e cembalo e quella sul prologo de’ Pagliacci di Leoncavallo), richiedevano, per come sono state poste e per il tipo di conoscenze pretese, un livello di competenze assolutamente specialistico, tipico di chi la ricerca la fa per mestiere (ma anche in questo caso, come abbiamo letto sopra, ci vorrebbero tre ricercatori in un unico copro), non di chi il giorno si barcamena facendo il docente di sostegno negli istituti scolastici secondari;

3) nessuna delle domande poste poteva essere affrontata nel tempo concesso, ma semmai in un tempo almeno tre volte più lungo;

4) che fine hanno fatto le domande di stampo metodologico, che fine hanno fatto le disabilità?

Il MIUR ci ha chiesto di studiare ogni sorta di approccio metodologico, pedagogico, didattico, le cosiddette avvertenze generali, per un totale di quasi 1.000 pagine sui testi Edises: uno studio costato mesi di sacrificio e per nulla contemplato nello scritto di Storia della musica, test totalmente incentrato su elementi di tipo nozionistico e di un livello specialistico ampiamente al di là della portata e delle possibilità dei candidati (anche qualora fossero dottori di ricerca, come sopra doviziosamente evidenziato).

Le osservazioni potrebbero essere tante altre, ma la domanda centrale è una: coloro ai quali è stata delegata la compilazione di siffatte domande erano veramente consapevoli del tipo di pubblico al quale le stesse erano rivolte? Detta diversamente: chi ha fatto le domande è consapevolmente o inconsapevolmente colpevole di insensato cinismo?

Mi piacerebbe poter porre lo stesso genere di domande, dello stesso livello di inaudita difficoltà intendo, allo stesso o a gli stessi che hanno realizzato quelle del nostro scritto, per poi godermi la scena: nessuno può infatti rispondere in 18 minuti a domande di quel tipo, e chi le ha scritte dovrebbe nutrire un sano senso di profonda vergogna.

Mi sarebbe piaciuto infine poter riportare le domande originali in questa lettera aperta, ma ahimè non è stato possibile reperirle: l’USR dice che è competenza del Cineca, il quale a sua volta scarica la palla sul tecnico informatico presente in aula durante la prova. Insomma, quell’antica e meravigliosa tecnica, più dura a morire in Italia che altrove, dello scarica barile: è colpa di tutti, è colpa di nessuno.

Il MIUR sappia però che chi ha affrontato quella prova saprà, se costretto, ricorrere alla giustizia per tutelarsi dalla totale iniquità e imparzialità di una prova fuori dalla normale prassi concorsuale.

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